Home > Ambiente > I 50 anni di WWF Italia: storia e conquiste

I 50 anni di WWF Italia: storia e conquiste

Del 7 Luglio 2016

1966: i primi passi del WWF in Italia

Il WWF Italia è nato formalmente il 5 luglio del 1966. In quegli anni, come già ha ricordato Fulco Pratesi, il principale tra i fondatori e vera anima dell’Associazione, oggi Presidente onorario “Non esisteva, allora, neppure un articolo di legge col quale poter istituire un’area protetta per gli uccelli […] la caccia era aperta fino al 30 aprile, si potevano uccidere, legalmente, lupi e gufi reali, aquile e lontre, fringuelli e pispole. Nel Parco nazionale d’Abruzzo, privo di direttore, si stavano costruendo centinaia di villette e residence e, dalla costa tirrenica, si andava consumando la tragedia del Parco nazionale del Circeo, investito da un alluvione di cemento. Si erano estinti nel 1965 i grifoni in Sicilia, il daino, l’aquila di mare e il falco pescatore in Sardegna, nella grotta del Bue Marino, uno degli ultimi rifugi della foca monaca in Sardegna, era stato installato un dancing, sulla Costa Smeralda, ruspe e betoniere impazzavano. Nel 1966 vi fu l’alluvione di Firenze e Venezia e, nello stesso tempo, si andavano prosciugando 18.000 ettari delle Valli di Comacchio e altri migliaia in tutto il Delta Padano. Chi uccideva un lupo lucrava 20.000 lire.”[1]

Il WWF Internazionale era stato fondato in Svizzera nel 1961. Agli inizi del 1966 in una colazione a Roma presso la FAO, Fulco Pratesi incontrò il primo segretario generale del WWF Internazionale, Fritz Vollmar che gli chiese di impegnarsi per la costituzione del WWF in Italia. Pratesi stava già lavorando per creare una struttura agile e operativa che si occupasse molto concretamente di salvare ambienti e specie minacciate. Mise quindi rapidamente insieme un gruppo significativo di appassionati naturalisti, giornalisti, direttori ed esperti di giardini zoologici che diedero vita all’Associazione Italiana per il WWF, nominando presidente il marchese Mario Incisa della Rocchetta.

Il WWF Italia partì così, con una piccola sede presso lo studio di architetto di Pratesi a Roma, con il primo Segretario generale, Arturo Osio, una quotazione per i soci fondatori di 20.000 lire a testa e l’avvio del reclutamento dei soci che, alla fine del 1966, erano 758, ciascuno dei quali pagava una quota annuale di 1.000 lire.

Immediatamente il WWF per dare il segno tangibile di una conservazione attiva e concreta della natura, si lanciò nell’affitto di un bellissimo lago costiero nella macchia mediterranea della Maremma toscana, il lago di Burano vicino all’Argentario che divenne, di fatto, la prima Oasi dell’Associazione (operazione conclusa nel 1968). L’impresa impegnò finanziariamente il WWF, si trattava di un canone annuo di 4 milioni di lire più lo stipendio di una guardia. Una vera e propria impresa faraonica per un’organizzazione appena nata il cui bilancio totale non raggiungeva il milione di lire. Negli anni successivi l’Oasi del lago di Burano restò il simbolo della conservazione diretta della natura nel nostro paese e il WWF in questo campo ha avuto un ruolo di primo piano in difesa delle aree naturali .

 

Le grandi conquiste del WWF nei suoi primi 50 anni

Il sistema delle Oasi

In questi primi cinquant’anni di vita il WWF in Italia ha strutturato un sistema di Oasi protette che comprende 115 aree in tutta Italia (riserve naturali statali, regionali, oasi di protezione). Si tratta di circa 35.000 ettari di territorio protetto di cui circa 5.000 di proprietà dell’Associazione. 78 di queste aree si trovano all’interno della Rete Natura 2000, 7 sono riserve naturali statali, 12 sono fanno parte della rete della Convenzione internazionale di Ramsar sulle zone umide.

Il sistema delle Oasi costituisce una rete rappresentativa dei principali ecosistemi italiani: 40 chilometri di spiagge e coste, una cinquantina di ambienti di zone umide e alcune delle ultime foreste plainiziali italiane.

 

I progetti di conservazione

Il WWF con i suoi progetti di conservazione è riuscito a fare il quadro dello stato di salute di diverse specie minacciate e di ambienti di significativo valore naturalistico (come i siti Natura 2000) e a indicarne proposte concrete di conservazione che sono poi state tutte perseguite a livello istituzionale adoperandosi anche con campagne media per la sensibilizzazione e il coinvolgimento del grande pubblico. Lupo, orso, camoscio, cervo sardo e lontra sono solo alcuni esempi di specie che sono state oggetto di progetti del WWF nell’arco di questi decenni e che anche grazie all’impegno della nostra associazione hanno visto in questi anni migliorare il loro status di conservazione:

  • Lupo: 1970, 100 esemplari – 2013, 1.500 esemplari
  • Orso delle Alpi:1990, 3-5 esemplari – 2013 > 40 esemplari
  • Camoscio appenninico: 1990, 600 esemplari, 2013, circa 2.000 esemplari
  • Orso marsicano: 40-60 esemplari
  • Cervo sardo: 1980 >300 esemplari 2013 >2.000 esemplari

L’esempio del lupo. Nel 1971 la situazione del lupo in Italia era gravissima: si stimava la presenza di non più di 100 individui, oggetti di continua persecuzione. In un periodo nel quale nessuno si occupava della grande fauna, né di ricerca scientifica sull’ecologia dei grandi mammiferi, il WWF lanciò la grande campagna “S. Francesco e il Lupo” per attirare l’attenzione di tutti gli italiani sulla situazione del lupo e sulla necessità di tutelarlo, finanziando una ricerca sul campo. Nel 1973 il WWF ottenne il primo decreto ministeriale per la protezione del lupo, protezione che divenne definitiva a partire dal 1976. Oggi il lupo ha espanso il suo areale nel nostro paese e si stima in almeno 1.500 individui la sua popolazione.

 

L’impegno nell’educazione ambientale

Sin dai primi anni il WWF si è fortemente impegnato nell’educazione, divulgazione, sensibilizzazione alla conservazione della natura e alla sua conoscenza, in primis, creando i Panda Club presso le classi delle scuole primarie e creando alcune pionieristiche iniziative in questo campo. Ha avviato migliaia di campi di lavoro e di avventura per tantissimi adolescenti e giovani che hanno contribuito fortemente alla loro formazione per comprendere meglio il valore della natura, della ricchezza della vita sul nostro pianeta e per vivere in modo meno insostenibile dell’attuale, riducendo la nostra impronta ecologica.

Nel 1994 ha realizzato il 1° Congresso dei Bambini a Bologna per l’educazione ambientale mirata alla riconquista degli spazi urbani per la natura ed il vivere conviviale e partecipato. Sin dagli anni Ottanta il WWF si è adoperato per la più ampia diffusione della migliore e più avanzata cultura della sostenibilità, traducendo in attività educative e di sensibilizzazione, i grandi rapporti internazionali realizzati. Inoltre il WWF è protagonista dell’avvio di alcuni Centri di Educazione Ambientale in diverse parti d’Italia, in alcuni casi direttamente collegati alle zone in cui sono presenti delle Oasi.

 

Le conquiste nel campo istituzionale

Sin dalla sua fondazione il WWF ha svolto un’ efficace azione di advocacy per promuovere una legislazione ambientale capace concretamente di salvaguardare la natura, la biodiversità e le risorse naturali. Qui di seguito si fornisce un quadro (non esaustivo) dei principali risultati normativi e istituzionali conseguiti grazie all’azione del WWF. Ecco alcune delle più significative.

Il WWF ottenne il blocco delle cosiddette “bonifiche” cui ancora agli inizi degli anni Settanta del secolo scorso venivano sottoposte le zone umide del nostro paese (paludi, acquitrini ecc.), ambienti di grandissimo valore naturalistico, molte delle quali sono diventate anche Oasi del WWF.

IL WWF ha contribuito inoltre alle redazione della prime normative e atti di Governo per la tutela di molte specie: ottenendo la tutela del lupo già nel 1973 e di numerose altre specie selvatiche, grazie alla nuova legge sulla caccia nel 1977. Dette il suo contributo alla redazione di un decreto che proibiva la cattura dei delfini, nel 1979 e di altri provvedimenti a tutela dei cetacei, delle tartarughe marine e dello storione nel 1981. Il WWF fece inoltre pressione per ottenere il divieto di pesca sportiva con le reti e il divieto di pesca subacquea con l’autorespiratore.

Nel 1986 il WWF fu in prima fila per ottenere la legge istituiva del Ministero dell’Ambiente (legge n. 349/1986) e nel 1987 il WWF partecipò attivamente alla prima campagna referendaria per l’abbandono del nucleare in Italia. Nel 1991 il WWF dette il suo contributo fondamentale alla elaborazione della legge quadro nazionale sui parchi e le aree protette (la legge 394/1991). Nel 1992 il WWF contribuì attivamente anche alla stesura della legge sulla protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio, legge quadro sulla caccia (legge n. 157/1992)

Nel 1998-1999 il WWF contribuì fattivamente alla stipula dell’Accordo tra Italia, Francia e Principato di Monaco (avvenuta il 25 novembre 1999 a Roma) per l’istituzione della più grande area internazionale di protezione dei Cetacei del Mediterraneo, il Santuario Pelagos.

Dal 2003, a partire dalla presentazione del progetto del ponte sullo Stretto di Messina, il WWF ha coordinato le azioni tecniche e istituzionali di contestazione delle procedure speciali di Valutazione di Impatto Ambientale e sugli iter semplificati derivanti dalla legge Obiettivo (legge 443/2001), ottenendo, tra l’altro, modifiche sostanziali del Dlgs attuativo n. 190/2002, che riconoscessero le competenze delle Regioni, nel rispetto del nuovo Titolo V della Costituzione.

Nel 2006 il WWF presentò un Reclamo alla Commissione Europea sulle violazioni delle norme comunitarie contenute nel cosiddetto Codice dell’Ambiente (Dlgs n. 152/2006) ottenendo, negli anni successivi, modifiche sostanziali in tema di legittimazione processuale delle associazioni ambientaliste, danno ambientale, rifiuti e valutazioni ambientali (VIA e VAS). Nel 2010, Anno Internazionale della Biodiversità, il WWF contribuì in maniera determinante alla redazione della Strategia Nazionale sulla Biodiversità e alla realizzazione della Prima Conferenza nazionale sulla Biodiversità, su incarico del Ministero dell’Ambiente. Nel 2011 il WWF ha dato il suo apporto, con una propria campagna, alla vittoria schiacciante del “SI” ai referendum sull’acqua pubblica e il nucleare.

Nel 2013 il WWF ha redatto una proposta di legge organica recante “Norme per il contenimento e la riduzione del consumo di suolo”, fatta propria e presentata dai gruppi parlamentari di SEL di Camera e Senato. Nel 2014 il WWF ha redatto un disegno di legge sulla protezione penale della fauna selvatica che viene presentato a Palazzo Madama sottoscritto da 12 senatori. Tra il 2014 e il 2015 ha contribuito al successo della campagna promossa da un’ampia coalizione di associazioni ambientaliste per l’introduzione, attesa da almeno 20 anni, nel Codice penale dei delitti ambientali (legge n. 68/2015). Nel 2015 il WWF ha contribuito all’elaborazione della normativa (legge n.221/2015 dal titolo “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali”) che ha istituito il Comitato per il Capitale Naturale, che inserirà la valutazione del capitale naturale italiano nel processo di programmazione economica nazionale.

[1] Pratesi F., 1991, Gli inizi del WWF visti da un protagonista, in “In difesa della natura. I venticinque anni del WWF in Italia”, Temi di vita italiana, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria.