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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI – Intervista al Ministro Graziano Delrio

Del 4 Agosto 2016

Insieme abbiamo tante e grandi cose da fare

Intervista al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio

Delrio 

In che modo, secondo lei, la Riforma della Portualità e della Logistica cambierà il volto del Paese?

“Creando le migliori condizioni per valorizzare come sistema il grande patrimonio che rappresenta il settore marittimo italiano. Abbiamo messo in campo volutamente una riforma della portualità e, insieme, della logistica, perché le due componenti sono strettamente connesse. Secondo diverse analisi di settore la catena logistica in Italia è frammentata, e comporta una perdita di 50 miliardi annui in inefficienza. Il trasporto merci in primis soffre molto di questa condizione. La riforma non è solo quella della governance, ma la visione nazionale delle infrastrutture legate ai corridoi Ten-T, la “cura del ferro” con cui abbiamo potenziato gli investimenti di Rfi, gli investimenti per ultimo miglio e connessioni, le semplificazioni burocratiche e doganali, i fast corridor. Tutto avviene per la prima volta in modo organico, non a macchia di leopardo come in passato, avendo in mente un’idea del Paese e una mappa precisa per “Connettere l’Italia” come dicono le linee strategiche predisposte con la struttura tecnica di missione per l’indirizzo strategico coordinata dal professor Ennio Cascetta”.

 

Quale pensa sia realmente la chiave per aumentare la competitività internazionale del sistema marittimo italiano?

“Pensarsi, appunto, come sistema. Cosa che non è realmente accaduta finché non abbiamo iniziato il cammino del Piano Strategico nazionale della Portualità e della Logistica. Dico spesso che la geografia è destino. Sembra una banalità invece è una normalità non acquisita nella coscienza collettiva: l’Italia è come un grande porto d’Europa, immerso nel Mediterraneo con 8 mila chilometri di coste. Questa sua vocazione, percepita solo dalle città di mare deve diventare una forza perché sia davvero una piattaforma di sviluppo e connessioni tra Europa e i Paesi che possono guardare al Mediterraneo come a una via di scambi”.

 

In che direzione il Governo italiano ha intenzione di investire per incrementare i nostri traffici marittimi?

“Selezionando gli interventi in modo coerente, e non in ordine sparso, con offerte individuali. Per questo la riforma Madia sulla semplificazione, razionalizzazione e riorganizzazione della portualità colloca al Ministero una Conferenza nazionale delle Autorità di sistema portuale. Dobbiamo pensarci come un’unica forza propulsiva, rispetto alla competizione internazionale”.

 

“La vocazione dell’Italia non può essere solo quella di un grande deposito contenitori”, lo ha dichiarato in occasione della presentazione della Riforma. Qual è secondo lei la reale vocazione dell’Italia?

“Dal punto di vista marittimo organizzare una varietà di proposte che facciano perno sulle Autorità di sistema portuale, per rispondere alla varietà di richieste dei vari settori sui vari territori. Il trasporto passeggeri, per esempio, davanti al desiderio forte di Italia non può essere trascurato”.

 

Come pensa sia possibile per il Governo attuare l’azione di pianificazione avviata con la Riforma in un Paese abituato a una voluta frammentazione del potere territoriale? E’ questo l’avvio di una rivoluzione culturale?

“Da ex sindaco e autonomista convinto, ho sempre promosso e sostenuto, nella mia esperienza di governo, la cooperazione competitiva tra le amministrazioni. Non giocare l’uno contro l’altro, ma insieme, condividendo gli obiettivi e chiarendo bene i compiti. E’ un lavoro faticoso di democrazia e di capacità amministrativa, che richiede pazienza e onestà intellettuale, ma che dà importanti frutti per tutti. Ognuno ha un’eccellenza da promuovere, ognuno può cedere un pezzo della propria autonomia per raggiungere obiettivi più alti in modo cooperativo”.

 

Quali sono i prossimi passi e a che punto sono i piani di settore?

“Stiamo lavorando da un anno al Mit, con tanti strumenti diversi, su tutti i campi, senza perdere l’obiettivo e con la pazienza necessaria affinché tutti i passaggi amministrativi si compiano. Si consideri che tutti gli ambiti di governo sono al centro di riforme di efficientamento e per la buona amministrazione. Il piano per la Banda Larga, per esempio, non è estraneo al buon funzionamento della catena logistica e alla sua digitalizzazione, per la quale ci sono 63 milioni nel Pon Infrastrutture e Reti. Così come tutte le riforme della Pubblica amministrazione, il piano strategico nazionale per il turismo cui stiamo lavorando con il Mibact, i Pon della nuova stagione di programmazione con la strategia per la specializzazione intelligente: tutto concorre a muovere il Paese. I dati 2015 dello Svimez dimostrano che la giusta strada è stata intrapresa. Sarà molto importante, per il Mezzogiorno, la focalizzazione delle Ali, le Aree Logistiche Integrate, tra porti, aeroporti, interporti e infrastrutture. Si stanno firmando i Protocolli di Intesa con tutte le Regioni del Sud beneficiarie del Pon, mentre si sta avviando la selezione concertata degli interventi prioritari”.

 

Oggi l’Italia è al 55esimo posto nel mondo per infrastrutturazione portuale: dove sta veramente il problema?

“Nel fatto che in Italia, dati 2014, per realizzare un’opera da 100 milioni di euro servono 14 anni, di cui un terzo di tempi morti e il 60% circa di parte amministrativa. Sono gli esiti dello studio che avevamo realizzato a Palazzo Chigi quando coordinavo i fondi di Coesione. Il Nuovo Codice dei contratti pubblici e delle Concessioni, quando sarà a regime, potrà intervenire anche su questo, soprattutto sulla riduzione delle varianti in corso d’opera e con il progetto definitivo che viene messo a gara”.

 

Lei è il protagonista della recente conferenza stampa di presentazione di Mare Sicuro, operazione che tra l’altro raccontiamo in questo numero del giornale, che l’ha vista insieme ai Ministri dell’Ambiente Galletti e dell’Agricoltura Martina. Il comparto marittimo chiede da tempo un unico Ministero di riferimento o comunque un coordinamento con competenze centralizzate. E’ il primo passo in questa direzione?

“Direi piuttosto che è un esempio di quanto le ho detto prima, ed è la direzione in cui si sta muovendo questo governo, il meno litigioso degli ultimi decenni. Tutti i dicasteri stanno concorrendo verso obiettivi condivisi in modo cooperativo. Le competenze del settore marittimo sono trasversali a vari settori, così come quelle di molti altri settori, pensi anche solo all’edilizia scolastica, per fare un esempio, o alle infrastrutture per turismo. La cosa principale è la condivisione delle stesse strategie”.

 

Può l’Economia del Mare in Italia crescere e in che modo?

“L’Economia del Mare è un pezzo fondamentale dell’economia del Paese e può produrre ricchezza e opportunità. Certamente può crescere, in primo luogo con proposte e progetti robusti e maturi. E’ una cosa che cercheremo di fare insieme. Ricevo spesso investitori internazionali interessati al nostro Paese, ma su questi tavoli vanno discussi progetti molto seri, credibili, che superino brillantemente esami approfonditi e oggettivi. Non parlo solo del settore marittimo, ma di tutti i settori italiani. Questo messaggio è già passato e si cominciano a vedere i primi frutti”.

 

Pochi giorni fa è stato approvato dal Consiglio dei ministri il decreto sulla portualità. Quali sono i prossimi passi?

“Senz’altro la nomina dei presidenti e la configurazione delle 15 Autorità di sistema portuale che coordineranno 57 porti. Questa riorganizzazione è un potenziamento e una valorizzazione dell’attività marittima, non una riduzione. Sono convinto che tutti gli operatori e il settore ne siano consapevoli. Sarà una fase di cambiamento che va nella direzione che abbiamo descritto, in cui la collaborazione di tutti è necessaria perché, come detto, il beneficio sarà di livello nazionale e insieme abbiamo tante e grandi cose da fare”.