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Le 4 aree pilota per la crescita blu secondo il WWF Italia

Del 5 Agosto 2016

Le 4 aree pilota per la crescita blu

La zona tra il Mar Ligure ed il parco nazionale dell’Arcipelago toscano – Zona di grande bellezza paesaggistica, dove – data la particolare conformazione del fondo marino, i venti dominanti e l’elevato apporto di nutrienti da terra e l’elevata temperatura – c’è una forte quantità di organismi planctonici e una forte concentrazione di cetacei. Questa zona è molto importante anche per specie ittiche quali il tonno e il pesce spada. I maggiori fattori di pressione sono l’inquinamento marino, il traffico marittimo e la pesca illegale con reti derivanti o con palangari.

Il Canale di Sicilia – La parte centrale del Canale di Sicilia è molto ricca di specie e viene considerata un hotspot di biodiversità a livello regionale, con le sue acque profonde, le importanti montagne sottomarine e lo scambio d’acqua tra il bacino orientale e occidentale del Mediterraneo che favoriscono il proliferare di cumuli di coralli bianchi e costituiscono una zona di deposizione delle uova (spawning) per specie commercialmente importanti come il tonno, il pesce spada e le acciughe e di nursery per lo squalo bianco (specie in via di estinzione). I maggiori fattori di pressione sono la pesca intensiva, l’inquinamento delle acque non depurate e il traffico marittimo.

Il Mare Adriatico settentrionale – L’Adriatico settentrionale ha una profondità media molto bassa (35 m) ed è fortemente influenzato dall’apporto del Delta del Po, con fondali mobili di sabbia, praterie di Posidonia e affioramenti rocciosi con caratteristiche uniche (Trezze o Tegnue). L’area è importante per molte specie: ospita una delle popolazioni più numerose del Mediterraneo di tursiopi ed è una delle zone di alimentazione più importanti della tartaruga Caretta caretta, oltre che zona di riproduzione per la verdesca e per lo squalo grigio e l’acciuga. I maggiori fattori di pressione sono la pesca, le trivellazioni offshore di idrocarburi, i traffici marittimi.

L’area del Canale di Otranto nel mare Adriatico meridionale – E’ un’area caratterizzata da pendii ripidi, elevata salinità e una profondità massima compresa tra i 200 e i 1500 metri, dove avviene lo scambio di acqua tra l’Adriatico e il resto del Mediterraneo. In quest’area ci sono habitat importanti per lo zifio e una presenza significativa di megafauna tra cui il diavolo di mare, la stenella striata, la foca monaca, la tartaruga Caretta caretta e, tra le popolazioni bentoniche, comunità di coralli d’acqua fredda e spugne. Tonni, pesci spada e squali sono comuni in questa zona. I maggiori fattori di pressione sono la pesca a strascico, il traffico marittimo e le attività di esplorazione offshore di idrocarburi, mentre nel futuro è prevista la costruzione del nuovo gasdotto Trans Adriatic Pipeline – TAP.

Nella zona tra il Mar Ligure ed il parco nazionale dell’Arcipelago toscano è stato istituito nel 1999 da Italia, Francia e Principato di Monaco il Santuario dei Cetacei “Pelagos” – una zona marina di ben 87.500 kmq che per l‘Italia ricomprende un triangolo che va dalla costa maremmana della Toscana (il confine sud è l’Ombrone), al Mar Ligure e alla Sardegna settentrionale -. Il Santuario è classificato come ASPIM (Area Specialmente Protetta di Importanza Mediterranea), ai sensi della Convenzione di Barcellona per la protezione del Mediterraneo dall’inquinamento, ed è ricompreso nella Zona di Protezione Ecologica (sino al limite di 300 miglia marine dalla costa) istituita dall’Italia nel 2011.

 

* Approfondimento collegato al Dossier Italia: l’ultima spiaggia – Lo screening dei mari e delle coste della Penisola”