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Maria Teresa Amici – Riforme e connessioni per l’Economia del Mare

Del 4 Agosto 2016

Riforme e connessioni per l’Economia del Mare

Intervista a Maria Teresa Amici, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per le Riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento

 Maria Teresa Amici

 Qual è l’impegno del Governo per l’Economia del Mare?

L’Economia del Mare è un settore che attraversa competenze e interessi trasversali, tutti però convergenti su un punto: la risorsa mare è preziosa per il nostro Paese. Ecco perché il Governo ha espresso la chiara determinazione a intervenire su quello che può diventare il vero asset strategico di sviluppo dell’Italia. Sul mare stanno lavorando diversi Ministeri. Il Ministero Infrastrutture e Trasporti, che con la Riforma della Portualità e della Logistica sta segnando un cambio di passo fondamentale nella cultura marittima del Paese, il Ministero delle Politiche agricole che ha attivato azioni concrete di sostegno alla filiera ittica, il Ministero dell’Ambiente con la Campagna di tutela ambientale, la nuova norma per escavi e dragaggi e il lavoro sinergico a favore delle aree marine protette, il MIUR che ha avviato il percorso per la costituzione del Cluster Tecnologico Nazionale dell’Economia del Mare e supporta i percorsi formativi legati all’istruzione nautica e superiore. E ancora il Mibact con le attività di promozione del turismo balneare e nautico e la valorizzazione del patrimonio culturale, storico e archeologico delle nostre coste. Ma Economia del Mare è anche Sviluppo economico e integrazione con le politiche europee, è Lavoro, è Difesa e sicurezza con il coinvolgimento delle autorità militari competenti, è semplificazione della macchina amministrativa, politica Interna ed Estera, Affari regionali e Salute.

Insomma una grande squadra lavora, per la prima volta in Italia in maniera sinergica e integrata, con la consapevolezza che l’Economia del Mare non è una parola astratta ma un insieme concreto e propositivo di interessi.

 

Quale potrebbe essere il contributo italiano all’interno delle politiche europee della Blue Growth?

La determinazione con cui il Governo italiano ha deciso di muoversi per valorizzare la risorsa mare, mira prima di tutto a costruire una proposta più forte nell’ambito delle politiche europee.

Strutturando una rete più coesa di competenze e azioni, possiamo ottenere maggiori finanziamenti ad hoc sull’Economia del Mare.

La Crescita Blu è ormai una realtà in Europa, che riconosce ai mari di essere motore propulsivo per l’economia, con enormi potenzialità per l’innovazione e una crescita sostenibile, intelligente e inclusiva.

E l’Italia può e deve esserne il Paese leader. Non solo perché ha quasi 8.000 km di costa ma anche e soprattutto perché esprime standard elevatissimi in termini produttivi, industriali, turistici, culturali e tecnologici. Ora la Blue Growth è anche nel nuovo Piano Nazionale della Ricerca. Molte Regioni l’hanno inserita nelle loro Smart Specialization Strategy. Sta nascendo il Cluster Tecnologico Nazionale dell’Economia del Mare. L’Economia del Mare è entrata nel linguaggio quotidiano dell’opinione pubblica. Qualcosa si sta muovendo e la Riforma della Portualità portata avanti dal Ministro Delrio è la prova che l’Italia può spendersi se esprime una logica di sistema nazionale, con idee e regole chiare. Noi siamo una grande piattaforma nel Mediterraneo e possiamo dimostrare che questo antico mare non significa solo migrazione, ma anche risorse reali per il nostro Paese.

 

E’ appena iniziato un percorso di riforme e iniziative legislative importanti per il mare, tra cui la Riforma Delrio che ha già citato: quali sono gli obiettivi?

L’asset strategico del Governo italiano è uno solo e coinvolge anche l’Economia del Mare: semplificazione, coordinamento degli investimenti, efficientamento del sistema economico e allentamento dei vincoli burocratici. E’ quanto stiamo portando avanti anche con la riforma della Pubblica Amministrazione, che mira a dare risposte certe e veloci sugli investimenti a imprese e cittadini.

La sinergia sta nell’avere una idea chiara e condivisa sullo sviluppo della politica economica del mare, che non può e non deve vedere i Ministeri ragionare per compartimenti stagni. E’ questo il salto di qualità che stiamo tentando di fare.

 

Come può crescere un’attenzione per l’Economia del Mare nel Sistema Paese?

L’Italia ha 15 regioni su 20 bagnate dal mare, ma anche quelle interne come ad esempio la Lombardia hanno importanti interessi industriali in ambito marittimo. Ciascuna area territoriale esprime una sua peculiarità in termini di offerta imprenditoriale, economica, naturale e culturale. E’ importante che ciascuna Regione possa valorizzare il proprio specifico potenziale e metterlo a fattor comune per un unico progetto nazionale di sviluppo. E’ questo il vero modo per rendere l’Economia del Mare centrale per il Sistema Paese.

 

Questo numero è dedicato al Lazio. Che ruolo può assumere secondo lei questa Regione nel panorama nazionale e internazionale?

E’ evidente che la Regione guidata da Nicola Zingaretti ha tutte le condizioni perché si sviluppi un’azione di sostegno a favore del litorale e delle attività economiche collegate. Turismo, nautica, portualità e logistica, convergenza istituzionale sono gli ingredienti che mixati potrebbero riportare il Lazio ad assumere un ruolo centrale nel panorama nazionale ed euromediterraneo. Così come sta avvenendo con le Isole di Ventotene e Santo Stefano, tornate ad essere simbolo di un nuovo percorso costitutivo dell’Europa.