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PESCA E ACQUACOLTURA – Intervista al Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Maurizio Martina

Del 4 Agosto 2016

Pesca e acquacoltura: un valore da preservare 

Intervista al Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Maurizio Martina

MARTINA

Cosa può fare e sta facendo il Governo per ottimizzare l’utilizzo delle risorse comunitarie destinate alla pesca e all’acquacoltura?

È importante favorire l’occupazione e il reddito dei nostri pescatori. Con i 537 milioni di euro della nuova programmazione, a cui si aggiungono gli oltre 440 milioni di euro di quota nazionale, vogliamo dare futuro all’intera filiera ittica. Bisogna innanzitutto evitare gli sprechi e favorire operazioni di semplificazione attraverso la stipula di convenzioni lavorando in collaborazione con i consorzi e le associazioni di categoria.

 

Cosa succederà con la nuova programmazione FEAMP?

Dobbiamo utilizzare i fondi che abbiamo a disposizione per sostenere un settore strategico come quello della pesca e dell’acquacoltura che dà lavoro a 30mila persone. Le priorità del Feamp sono la promozione della pesca e dell’acquacoltura sostenibili sotto il profilo ambientale, efficienti in termini di risorse, innovative e competitive, ma anche l’aumento dell’occupazione e lo sviluppo della commercializzazione e trasformazione.

 

Semplificazione amministrativa e sburocratizzazione nella pesca: cosa è stato fatto e cosa si può ancora fare?

Il Testo Unificato per la Pesca, ora in discussione in Commissione agricoltura della Camera, prevede una delega al Governo proprio in tema di semplificazione. Con questo provvedimento vogliamo iniziare un’operazione di digitalizzazione dell’intero settore, a cominciare dalla licenza elettronica e l’accesso online ai registri. Il vero sviluppo del comparto passa necessariamente anche da qui.

 

Che ruolo hanno la ricerca e l’innovazione in un settore così legato alla tradizione antica italiana?

La ricerca, l’innovazione e la formazione sono le chiavi per rispondere in maniera concreta alle sfide del settore. Abbiamo messo a punto un piano strategico per l’innovazione e la ricerca per raccogliere la sfida di un cambio di passo per sostenere un modello che guardi al futuro. L’obiettivo è garantire il rafforzamento del coordinamento fra gli enti di ricerca per favorire un adeguato supporto scientifico alle scelte gestionali; la messa a punto di strumenti operativi di gestione e l’integrazione delle diverse politiche della ricerca nazionali e regionali che riguardano il mare.

 

Può la formazione rappresentare un elemento di competitività per il prodotto ittico italiano?

La formazione di risorse umane preparate e qualificate all’interno della filiera ittica è un tema fondamentale per la crescita settore, previsto anche tra le misure finanziabili attraverso il Feamp. È attraverso la formazione che possiamo accrescere le competenze tecnico professionali necessarie per uno sviluppo strutturale e sostenibile dell’intero comparto.

 

Come si può innalzare il livello di controllo e la relativa certificazione di qualità e riconoscibilità del pesce italiano?

Garantire la qualità e la salubrità del nostro pescato significa non soltanto preservare la salute dei consumatori, ma anche il lavoro degli operatori italiani che operano nel rispetto delle normative. Importanti novità su questo fronte sono contenute nel Collegato Agricolo approvato nelle scorse settimane e riguardano l’introduzione di sanzioni per il contrasto al bracconaggio ittico nelle acque interne oltre al rafforzamento di quelle in materia di pesca e acquacoltura riguardanti la taglia minima.

 

E’ possibile, secondo lei, costruire un unico disegno strategico di sviluppo che metta insieme pesca, acquacoltura e ambiente?

Non solo è possibile, ma è necessario. Lo sviluppo del settore ittico passa attraverso una politica strategica che guardi al medio e al lungo periodo. Bisogna lavorare insieme per ottimizzare le procedure produttive senza dimenticare le attività tradizionali come la gestione produttiva delle lagune costiere che contribuiscono alla conservazione della biodiversità e di produzioni ittiche tipiche. Tutte le attività di pesca e le produzioni ad esse collegate costituiscono un valore dal punto di vista non solo alimentare, ma anche ecologico e socio-culturale che va assolutamente preservato.