È stato pubblicato lo Studio Strategico “Eolico offshore galleggiante – opportunità nel percorso di decarbonizzazione e ricadute industriali per l’Italia” che ne evidenzia il grande potenziale per l’Italia e il suo ruolo fondamentale per la decarbonizzazione del Paese.
Lo studio della Floating Offshore Wind Community – costituita da FINCANTIERI e altri partner industriali – dimostra come l’Italia e il Mediterraneo siano luoghi ideali per la produzione di energia eolica tramite turbine galleggianti in acque profonde lontane dalla costa e quindi non eleggibili per l’eolico tradizionale. Rafforza inoltre il contributo decisivo che l’eolico offshore può apportare agli obiettivi di decarbonizzazione del Paese.
Dalla prefazione di Carlos, Martin Rivals, Amministratore Delegato di BlueFloat Energy: “Nel vivace scenario delle energie rinnovabili, il vento del cambiamento soffia sempre più forte e l’eolico offshore galleggiante può senz’altro contribuire in maniera sostanziale alla decarbonizzazione globale. Sono lieto di presentare i risultati della prima edizione della Floating Offshore Wind Community di The European House – Ambrosetti, che ha realizzato uno studio approfondito ed esaustivo da cui emergono con chiarezza le notevoli potenzialità che la tecnologia dell’eolico offshore galleggiante offrirebbe all’Italia in termini di sicurezza e transizione energetica e di sviluppo industriale e crescita economica.
Con uno dei più grandi portafogli di progetti galleggianti per un totale di oltre 25 gigawatt (GW) in 10 mercati di 3 continenti, BlueFloat Energy si è posizionata come protagonista dello sviluppo dell’eolico offshore galleggiante a livello mondiale. Il nostro team, che conta ad oggi oltre 130 esperti in ambito energetico, può vantare profonde competenze uniche in questo settore, se è vero che, nel corso delle nostre carriere professionali abbiamo contribuito alla progettazione di più di 20 progetti eolici galleggianti, compresi 3 dei 4 progetti attualmente in funzione.
L’Italia è un mercato strategico per noi e da oltre 3 anni stiamo sviluppando attivamente progetti in Puglia, Sardegna e Calabria con il nostro partner Renantis. Siamo convinti che l’industria eolica offshore, pur essendo ancora in fase embrionale in Italia diventerà presto un settore chiave per l’economia italiana, portando con sè benefici economici, sociali e ambientali a livello locale, regionale e nazionale. Le conclusioni dello studio di The European House – Ambrosetti confermano questa visione, evidenziando in maniera scientifica le enormi opportunità che si creeranno”.
Ma veniamo allo Studio.
Al tema del potenziale energetico dell’eolico offshore galleggiante in Italia è dedicato il secondo capitolo con il quale si intende “sfatare il falso mito secondo cui il Mare Mediterraneo non è adatto ad ospitare parchi di eolico offshore galleggiante, che possono essere dannosi per la costa, le attività ad essa collegata e l’ecosistema marino”. Per farlo, vengono analizzate le principali tipologie di turbine eoliche ad oggi presenti sul mercato, andando ad approfondire le caratteristiche peculiari di quelle galleggianti. “Queste ultime, infatti, grazie alla loro struttura contraddistinta da una piattaforma galleggiante, non solo garantiscono bassi impatti sull’ambiente marino, ma possono anche essere posizionate lontano dalla costa, non inficiando l’orizzonte visivo”.
Inoltre nel capitolo viene analizzato il potenziale di sviluppo dell’eolico offshore galleggiante, “sfatando il falso mito secondo il quale in Italia non c’è un elevato potenziale di sviluppo di questa tecnologia. Inoltre, viene mostrato come le aree del Paese con maggiore potenzialità di sviluppo dell’eolico offshore galleggiante possono fare leva proprio su questa tecnologia per colmare il gap di rinnovabili al 2030”.
Nella parte finale del capitolo, viene poi studiato il “posizionamento dell’Italia nella competizione globale che riguarda lo sviluppo dell’eolico offshore. In particolare, viene “sfatato il falso mito per cui la migliore strategia per il nostro Paese è quella di aspettare che altri Paesi sviluppino la tecnologia offshore galleggiante, prima di iniziare un proprio ciclo di sviluppo”.
Si pone inoltre l’attenzione sugli obiettivi di energie rinnovabili italiani contenuti nella Bozza del PNIEC 2023, che punta ancora con decisione sulle tecnologie onshore, a discapito di quelle offshore. Il ritardo che l’Italia sta accumulando rispetto ad altri Paesi con riferimento all’eolico offshore deriva infatti da un obiettivo poco ambizioso al 2030 (e da un obiettivo di medio e lungo periodo totalmente assente), per cui la filiera e l’industria nazionali non sono incentivate ad organizzarsi e fare ingenti investimenti nel settore.
Ma cominciamo dalle caratteristiche morfologiche del mar Mediterraneo, rispetto alle quali si esprime nella prefazione anche Carlos Martin Rivals: “Il bacino del Mediterraneo si appresta a diventare un’area di sviluppo molto significativa per l’eolico offshore, grazie alle sue caratteristiche morfologiche in grado di ospitare la tecnologia galleggiante. Anche per questo motivo, in tempi brevi, potrebbe assumere il ruolo di polo strategico per la diffusione su larga scala dell’eolico offshore galleggiante consentendo, così, di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e accrescere la sicurezza energetica. Il rapporto fa luce proprio sul ruolo del Mediterraneo in questi contesti. I Paesi confinanti con l’Italia hanno annunciato sviluppi ambiziosi in questo campo. La Francia sta attualmente avviando la gara d’appalto per i primi due progetti galleggianti nel Mediterraneo e ha fissato l’obiettivo nazionale di 40 GW di capacità eolica offshore entro il 2050, di cui la metà potrebbe provenire dall’eolico galleggiante. Spagna e Grecia approveranno presto una legislazione specifica per promuovere l’eolico offshore, con obiettivi al 2030 rispettivamente di 3GW e 2GW di capacità installata. Anche Portogallo, Malta e Croazia hanno annunciato obiettivi ambiziosi”.
Secondo quanto si legge nello studio, “considerando le caratteristiche morfologiche del Mediterraneo e la profondità delle sue acque, nonché le caratteristiche distintive dell’eolico offshore galleggiante, questa tecnologia rappresenta la soluzione più adatta per scalare la capacità installata delle fonti di energia rinnovabile con il minor impatto sull’ambiente – ed è quasi invisibile all’orizzonte”.
TIPOLOGIE DI TURBINE PRESENTI SUL MERCATO
Prima di affrontare questi temi nello specifico, lo Studio pone l’accento sulle tipologie di turbine attualmente presenti sul mercato.
Esistono infatti due macrocategorie di turbine eoliche offshore:
• Le turbine a fondo fisso, situate in acque marine con minore profondità e quindi più vicine alla costa, sono fissate tramite fondamenta al fondale marino. Si suddividono a loro volta in più tipologie a seconda della loro fondazione.
• Le turbine galleggianti sono dotate di una piattaforma galleggiante che rende possibile collocare questa tecnologia in acque profonde, lontane dalla costa, dove il vento soffia con maggiore intensità. Trattandosi di una tecnologia prototipale e non ancora standardizzata, sono stati sviluppati numerosi design di piattaforma galleggiante.. La classificazione avviene in base alla tipologia di piattaforma galleggiante:
— Barge, costituita da uno scafo in acciaio o in calcestruzzo, può essere ancorata al fondale marino con linee di ormeggio, generalmente a catenaria o assimilabili;
— Semi-submersible, costituita da uno scafo in acciaio, più trasparente possibile rispetto alle onde del mare, ancorato al fondale marino con linee di ormeggio generalmente a catenaria o assimilabili;
Spar,costituita da una colonna lunga e profonda quasi completamente immersa e ancorata al fondale;
— Tensionlegplatform (TLP),ancorata al fondale marino tramite cavi verticali tesi, che ne assicurano la stabilità.
I PRIMI TENTATIVI DI INSTALLAZIONE: PUGLIA 2007
I primi tentativi di installazione di turbine eoliche offshore galleggianti risalgono al 2007, con un primo prototipo di TLP in Italia (Puglia) dell’ordine di 80 KW. Due anni dopo, nel 2009, in Norvegia è stata installata la prima turbina galleggiante in grado di produrre energia nella scala dei MW. Questa fase iniziale di demo si è prolungata fino al 2021, anno in cui Vestas ha sviluppato il progetto Kincardine in Scozia. Si tratta di un parco eolico offshore galleggiante che conta 5 turbine da 9,5 MW, che apre una nuova fase, che si potrebbe definire pre-commerciale, che si stima durerà fino al 2025.
A partire dal 2026 ci si aspetta che abbia inizio la vera e propria fase commerciale, in cui le installazioni di eolico offshore galleggiante supereranno 1 GW all’anno – una pietra miliare che l’eolico offshore a fondo fisso ha raggiunto nel 2010. Infine, la piena commercializzazione dell’eolico offshore galleggiante è prevista compiersi entro la fine di questo decennio.
Maggiore sfruttamento del vento e minore impatto visivo
Grazie alle sue caratteristiche distintive, l’eolico offshore galleggiante ha il potenziale di sbloccare l’accesso ad aree marine con profondità significative. Inoltre, collocandosi a maggiore distanza dalla costa, i parchi offshore galleggianti riescono ad intercettare zone in cui il vento soffia con maggiore forza e continuità.
Un altro vantaggio della maggiore distanza dalla costa ha a che vedere con l’impatto visivo. Infatti, le turbine eoliche offshore galleggianti risultano quasi invisibili all’orizzonte per l’occhio umano. Ad esempio, se si prende come riferimento il caso di un impianto da 15 MW, la sua dimensione all’orizzonte risulterebbe pari a 1,5 cm se è collocato a 12 km dalla costa; 6,4 mm se è collocato a 28 km dalla costa; 4,3 mm se è collocato a 43 km dalla costa.
Grazie a questo punto di forza, la tecnologia eolica offshore galleggiante è meno suscettibile di provocare i movimenti cd. NIMBY (Not In My BackYard) rispetto all’analoga a fondo fisso, che, per cause infrastrutturali, viene collocata più vicino alla costa, dove è maggiormente visibile e quindi ostacolata dalle comunità locali.
I VANTAGGI PER L’AMBIENTE
Le caratteristiche peculiari dell’eolico offshore galleggiante presentano notevoli vantaggi anche da un punto di vista ambientale. Infatti, non presentando una superficie interrata, la turbina galleggiante è meno impattante sul fondale e sull’ecosistema marino rispetto a quella a fondo fisso. Per questo motivo, le turbine galleggianti hanno minori conseguenze sugli habitat, la flora e la fauna marina, rilasciano un minor quantitativo di sedimenti durante la fase di installazione, e creano minor disturbo acustico sottomarino e meno onde di pressione, che potrebbero infastidire gli animali marini. È stato inoltre dimostrato dai ricercatori che le turbine offshore galleggianti possono agire come strutture artificiali simili alle barriere coralline: fornendo una superficie di protezione, e creando una zona di sicurezza che esclude le imbarcazioni e la pesca, possono costituire un rifugio per le popolazioni ittiche.
Lo studio del Politecnico di Milano
Con riferimento all’impatto ambientale, secondo un recente studio del Politecnico di Milano sulla valutazione del ciclo di vita di un parco eolico offshore galleggiante in Italia, risulta che l’energia elettrica generata dall’eolico offshore galleggiante ha performance ambientali significativamente migliori rispetto al mix energetico medio della rete elettrica nazionale. Dallo studio emerge come 1 GWh generato dall’eolico offshore galleggiante ha un potenziale impatto ambientale medio di 67 p.p. inferiore rispetto a quello causato dall’energia elettrica prelevata dalla rete elettrica italiana nel 2013.
ITALIA: PAESE IDEALE PER L’OFFSHORE GALLEGGIANTE
L’Italia, infatti, è il Paese ideale per l’eolico offshore galleggiante, essendo il terzo mercato potenziale di questa tecnologia al mondo, secondo le stime del Global Wind Energy Council.
Anche il Politecnico di Torino evidenzia l’alto potenziale italiano dell’eolico offshore galleggiante, stimandolo a 207,3 GW, che corrisponde a più del 60% del potenziale complessivo di energia rinnovabile nel Paese.
In questo contesto le aree del Paese con maggiore potenzialità di sviluppo dell’eolico offshore galleggiante possono quindi fare leva su questa tecnologia per colmare il gap di rinnovabili al 2030.
Ti sblocco il potenziale
Con un potenziale delle fonti di energia rinnovabile in Italia pari a 342,8 GW, in particolare, il 62% proviene dalle risorse offshore, la cui quasi totalità è rappresentata dall’eolico galleggiante.
Lo sviluppo dell’eolico galleggiante, nello specifico, consente di sbloccare il potenziale delle aree marine con acque profonde, dove il vento è più intenso e gli impatti ambientali sono inferiori.
In aggiunta, l’eolico galleggiante consente un rapido scale-up, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 e al 2050.
Opportunità di sviluppo locale
Allo stesso tempo, crea opportunità di sviluppo locale (piattaforme galleggianti, cantieristica, infrastrutture portuali, produzione di idrogeno) con benefici per interi settori industriali.
Per promuovere questa tecnologia, tuttavia, determinanti saranno la sinergia tra i vari attori della filiera e la disposizione di un quadro normativo stabile a lungo termine in grado di abilitare i nuovi investimenti e accelerare gli iter autorizzativi dei nuovi impianti.
Sardegna, Sicilia e Puglia sono le aree del Paese con maggiore potenzialità di sviluppo dell’eolico offshore galleggiante e possono fare leva su questa tecnologia per colmare il gap di rinnovabili (rispetto agli obiettivi definiti nella Bozza di Decreto delle Aree Idonee), rispettivamente del 128%, 115% e 50%
La Bozza del Decreto Aree Idonee, trasmessa alla Conferenza Unificata a luglio 2023, ripartisce tra le Regioni e le Province autonome una potenza aggiuntiva da fonti rinnovabili pari a +80 GW al 2030 (rispetto ai livelli del 2022), necessaria per raggiungere gli obiettivi fissati dal PNIEC e rispondere agli obiettivi derivanti dall’attuazione del pacchetto “Fit for 55”, anche alla luce del pacchetto “Repower UE”.
La Bozza del Decreto Aree Idonee stabilisce, inoltre, principi e criteri omogenei per l’individuazione delle superfici e del- le aree idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili. Per il raggiungimento di questi obiettivi si tiene conto: 1) della potenza nominale degli impianti a fonti rinnovabili di nuova costruzione; 2) della potenza nominale aggiuntiva derivante da interventi di repowering/revamping; 3) del 40% della potenza nominale degli impianti a fonti rinnovabili offshore di nuova costruzione.
Sardegna e Sicilia le Regioni con il maggior gap di rinnovabili da colmare
Ai trend attuali, però, emerge come Sardegna e Sicilia siano le Regioni con il maggior gap di rinnovabili da colmare, rispettivamente del 128% e del 115%. Senza una forte accelerazione nella capacità FER installata, queste Regioni non sono saranno in grado di raggiungere i target prefissati. In questo contesto, l’eolico offshore rappresenta una forte leva per il raggiungimento degli obiettivi al 2030. Tra le aree del Paese con il maggiore potenziale di sviluppo di questa tecnologia, infatti, si evidenziano la Sardegna, la Sicilia e la Puglia.
In queste 3 Regioni, si concentra il 63% del potenziale tecnico dell’eolico galleggiante dell’Italia.
Nello specifico, con un potenziale di 65 GW in termini di capacità e di 205,2 TWh/anno in termini di produzione, la Sicilia è la prima regione italiana per potenziale di sviluppo dell’eolico offshore galleggiante. Segue la Puglia, con un potenziale di 37 GW per 101,2 TWh/anno di produzione, e la Sardegna, che registra un potenziale di 28 GW per 81,5 TWh/anno di produzione.
Risorsa vento
Inoltre, con un fattore di capacità, legato a una maggiore disponibilità della risorsa, superiore al 30%, Sardegna Sicilia e Puglia sono anche le Regioni in grado di sfruttare maggiormente la risorsa vento in Italia, il che consente di abbattere l’LCOE rispetto ad altre zone del Paese, rendendo la tecnologia più economicamente sostenibile.
Alla luce della rilevanza dell’eolico galleggiante per il conseguimento dei target di decarbonizzazione, è però necessario un ruolo attivo delle Regioni nella promozione degli impianti a livello locale. In tal senso, l’attuale soglia di contabilizzazione dell’eolico offshore per il raggiungimento degli obiettivi al 2030 tracciati dalla Bozza del Decreto Aree Idonee, pari al 40%, rischia di rappresentare un ostacolo al coinvolgimento proattivo delle Regioni nello sviluppo degli impianti offshore.
Italia in ritardo
Rispetto a questi Paesi, l’Italia si trova già in una posizione di ritardo, non avendo ancora definito una strategia chiara a livello nazionale e non avendo ancora iniziato ad organizzare la propria catena di fornitura.
Per questo motivo, si potrebbe pensare di lasciare agli altri Paesi la fase di industrializzazione dell’eolico offshore galleggiante, con l’Italia destinata ad aspettare un secondo momento per avviare il proprio ciclo di sviluppo, agendo quindi da follower, beneficiando delle riduzioni di costo e dei vantaggi di scala ottenuti da altri Paesi.
Tuttavia, qualunque sia il Paese che per primo cambierà il passo e darà una forte accelerazione al proprio sviluppo industriale, esso beneficerà del cd. vantaggio del first-mover, potendo godere di una leadership tecnologica e potendo costruire barriere all’ingresso del mercato, acquisendo risorse chiave e conoscenza, e stabilendo determinati standard nell’industria.
A livello italiano la bozza del PNIEC 2023 punta significativamente sulle tecnologie onshore, lasciando un ruolo residuale all’offshore.
A livello italiano, il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) è il documento che stabilisce gli obiettivi nazionali al 2030 su efficienza energetica, fonti rinnovabili e riduzione delle emissioni di CO2, come anche quelli in tema di sicurezza energetica, interconnessioni, mercato unico dell’energia e competitività, sviluppo e mobilità sostenibile.
Nel 2023 il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha elaborato una Bozza del PNIEC 2023, da cui emerge che solo il 2% dei target italiani di fonti rinnovabili al 2030 sia affidato a impianti offshore – il 98% delle tecnologie a cui il Piano fa riferimento sono onshore (fotovoltaico ed eolico onshore). Effettuando un confronto esemplificativo, nella sua bozza di Piano la Germania destina l’8% dei target di rinnovabili al 2030 agli impianti offshore (30 GW di eolico offshore versus a 330 GW di onshore, tra impianti di eolico onshore e fotovoltaico).
Questo manifesta chiaramente come la tecnologia eolica offshore sia ancora considerata residuale in Italia (almeno per il 2030), nonostante il Paese abbia un ampio potenziale in termini di spazio marino.
Il Nord Europa massimizza il potenziale. Italia meno ambiziosa
Infatti, se si effettua un confronto tra i principali Paesi dell’Unione Europea in termini di rapporto tra obiettivi di eolico offshore al 2030 rispetto alla lunghezza della costa, emerge che i Paesi del Nord Europa massimizzano il proprio potenziale – il Belgio aspira a produrre 79 MW per ogni km di costa, i Paesi Bassi 58,2 MW/km e la Germania 8,3 MW/ km. Al contrario, come risulta evidente da figura 15, l’Italia è molto meno ambiziosa, con soli 0,2 MW/km, posizionandosi ad esempio dopo l’Irlanda (1,1 MW/km), la Spagna e la Francia (0,6 MW/km).
Qualcosa inizia a muoversi a livello politico
Nonostante l’evidente ritardo già accumulato dell’Italia rispetto ai Paesi dell’UE ed extra-UE nella definizione di strategie industriali che promuovano l’eolico offshore, qualcosa nel nostro Paese sta iniziando a muoversi a livello politico.
Infatti, a ottobre 2023 il Comitato del PNRR-PNIEC ha dato per la prima volta un’opinione favorevole all’adozione di un progetto di eolico offshore galleggiante.
Installazione di un parco nello Stretto di Messina
Si fa riferimento al primo progetto italiano di eolico offshore galleggiante, che era stato presentato 4 anni prima, a novembre 2019, e che prevede l’installazione di un parco con capacità pari a 250 MW nello Stretto di Sicilia. Si tratta di uno step molto importante, che dà un segnale promettente agli stakeholder interessati allo sviluppo di questo settore in Italia e che evidenzia, allo stesso tempo, una significativa riduzione dei tempi amministrativi rispetto ai 14 anni richiesti dall’unico impianto eolico offshore attualmente presente in Italia.
Opportunità industriali e benefici economico-sociali derivanti dallo sviluppo di una filiera nazionale dell’eolico offshore galleggiante
La definizione di obiettivi ambiziosi da parte del Governo permette di incoraggiare gli investimenti nel settore, stimolando l’industria ad organizzarsi e sfruttare una catena del valore industriale per cui l’Italia vanta una posizione dominante in Europa.
Il nostro Paese possiede infatti un’affermata leadership in 3 settori chiave per la produzione di eolico offshore galleggiante – la produzione metallurgica, la meccanica avanzata e la navalmeccanica, e le infrastrutture portuali – Per comprendere l’importanza di questi comparti a livello nazionale, basti considerare che essi attivano un valore di 255 miliardi di Euro per 1,3 milioni di dipendenti nel Paese.
Con riferimento alla produzione metallurgica, l’acciaio sarà un materiale essenziale per la costruzione delle piattaforme galleggianti, su cui sono integrate le torri e le turbine eoliche, nonché delle sottostazioni elettriche galleggianti. L’Italia, seconda in Europa per produzione di acciaio, può ambire a diventare uno dei principali fornitori europei di questa componente.
Riguardo la meccanica avanzata e la navalmeccanica, il nostro Paese risulta leader in Europa, classificandosi primo per valore della produzione di navi e imbarcazioni. Una partita questa in cui un ruolo significativo lo giocherà la digitalizzazione del settore, con particolare riferimento all’abbattimento dei costi operativi e di manutenzione dei parchi eolici offshore.
Per quanto concerne il sistema di infrastrutture portuali, grazie alla sua posizione centrale nel Mare Mediterraneo, l’Italia può ambire a diventare un hub strategico per la produzione e l’installazione delle turbine eoliche offshore galleggianti, a condizione che vengano effettuati investimenti di rinnovamento e adattamento dei porti a disposizione.
Occupazione in crescita
Infine, in merito al valore economico ed occupazionale che si può generare in Italia dallo sviluppo dell’eolico offshore galleggiante, c’è da dire che, a differenza di quanto accade in altre tecnologie per la generazione elettrica (come, ad esempio, il fotovoltaico), non avvantaggia le filiere tecnologiche estere, ma crea un indotto industriale locale.