di Angela Iantosca
Il 13 luglio riceverà a Praia a Mare, nel corso del Filmare Festival il premio “Le Scienze per il Mare” “per l’impegno Accademico a formare nuove figure professionali capaci di affrontare le sfide della blue economy e dello sfruttamento sostenibile delle risorse marine attraverso l’innovazione tecnologica, e per la passione verso le tematiche dell’Ambiente e del Mare, sempre con lo sguardo attento allo sviluppo regionale”.
Lui è il Professor Mario Maiolo, referente del Corso di Laurea in Tecnologia del Mare e della Navigazione – Dipartimento Ingegneria Ambientale dell’Università degli Studi della Calabria. Un corso nato un anno fa grazie proprio alla determinazione di Maiolo, ingegnere per la difesa del suolo e la pianificazione territoriale – indirizzo idraulico.
Per farci raccontare del corso, del suo andamento e delle emozioni in vista del Filmare Festival lo abbiamo raggiunto telefonicamente.
Cominciamo dal corso triennale di laurea: come è strutturato e che risposta avete avuto come iscritti?
“Il corso di laurea prevede tre indirizzi: il primo la Navigazione, molto adatto agli studenti che provengono dagli Istituti Nautici; il secondo riguarda l’ambiente marino e prevede un approfondimento degli aspetti legati al benessere del mare e all’inquinamento; il terzo è incentrato sulla gestione dei porti”.
Teoria, ma anche pratica.
“Assolutamente! E’ fondamentale professionalizzare gli studenti anche attraverso i tirocini che vengono fatti nell’arco dei tre anni: 4 mesi nel corso dei tre anni. Una cosa che consente ai ragazzi che si iscrivono al primo indirizzo di acquisire il periodo di imbarco necessario per progredire nelle carriere di mare, agli altri per stabilire rapporti con il mondo delle imprese”.
Quanti sono stati gli iscritti al primo anno?
“Abbiamo avuto 60 iscritti, con 16 studenti internazionali. Da questo punto di vista la Calabria è molto spinta nell’internazionalizzazione: abbiamo studenti da 160 Paesi. Tuttavia per ora il corso è interamente erogato in lingua italiana: al termine del primo ciclo ci organizzeremo per erogarlo anche in lingua inglese. Inoltre, l’anno prossimo prevediamo la creazione di una laurea specialistica in ingegneria: quindi, la triennale è una L27 nell’ambito delle scienze del mare, la specialistica sarà nell’area di ingegneria. Chi fa la triennale può optare, comunque, anche per altre specialistiche”.
La peculiarità di questa laurea quale è?
“La peculiarità di questa triennale, al termine della quale il laureato sarà un tecnologo, è che si tratta di una laurea che serve ad avere una visione più ampia di approccio al mare: c’è l’economia del mare, c’è la biodiversità e un’apertura alle nuove tecnologie”.
La pratica viene realizzata solo con realtà calabresi o anche extraterritoriali?
“Abbiamo convenzioni sia con soggetti pubblici che con i privati, sia locali, regionali che extraregionali: per esempio collaboriamo con Porto di Gioia Tauro e abbiamo convenzioni con agenzia che operano anche nel porto di Reggio Calabria, oltre che convenzioni con l’Arpa. Alcuni studenti recentemente hanno partecipato all’esercitazione di Mare Aperto con la Marina Militare: un’esperienza intensa per dei giovani al primo anno!”.
Come si appresta a vivere l’evento del 13 luglio?
“È un premio che ritiro io, ma che va al corso di laurea. Devo dire che Filmare Festival è una iniziativa molto positiva che accende i riflettori sul mare anche per quanto riguarda l’aspetto scientifico e formativo. cosa fondamentale perché l’economia del mare rappresenta il 10 per cento dell’economia nazionale. In Calabria, tuttavia, questa percentuale è molto più bassa. Cosa che è dovuta, spesso, alla non professionalizzazione. Con il nostro corso di laurea vogliamo invertire la tendenza! Il Dipartimento di ingegneria dell’ambiente avendo nel suo DNA le tematiche dell’ambiente e del mare è molto coinvolto. Sono felice, perché è la prima volta che promuovo un corso di laurea, cosa non semplice.
Dopo un anno e mezzo di lavoro siamo riusciti ad attivarlo! Quindi il premio lo accolgo con questo spirito: il riconoscimento per l’avvio di un corso che sia foriero di possibilità di crescita. Anche se nei prossimi anni si abbatterà la scure della denatalità e i numeri si abbasseranno. infatti, nonostante la nostra Università sia in questo senso in controtendenza, è un tema che dovremo affrontare…”.
Lei nel 1987, come dicevo prima, si è laureato in Ingegneria per la Difesa del Suolo: una scelta visionaria.
“In realtà, da grande appassionato di mare, avrei voluto iscrivermi ad ingegneria Navale, ma l’aspetto ambientale ha prevalso: vengo da una famiglia in cui sono tutti impiegati nella gestione dell’ambiente, nelle questioni forestali. Comunque l’Università della Calabria ha avuto come primo direttore Beniamino Andreatta che ebbe una grande intuizione: negli anni Settanta introdusse i Dipartimenti, cosa che nelle altre università italiane arrivò con la Legge Gelmini. Vincenzo Marone fondò questo Dipartimento della difesa del suolo: era la parte più avanzata dell’ingegneria che si poneva come ingegneria civile in relazione con il suolo. Quindi un indirizzo nel quale si parlava di inquinamento, erosione delle coste… Negli anni abbiamo creato poi il Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, che è il più giovane dell’Università. Al nostro interno abbiamo colleghi che vanno dal diritto dell’ambiente alla biologia, alle tecnologie chimiche industriali, ai cambiamenti climatici, si tratta dunque di un indirizzo multidisciplinare nel quale tutti sono impegnati sulle questioni ambientali. Abbiamo fondato questo dipartimento per lavorare assieme: io, nello specifico, mi occupo di erosione, porti, difese costiere”.
Un tema molto importante da affrontare in Calabria e non solo.
“In effetti in alcune zone lo sviluppo insensato è una ferita nell’ambiente: se penso alle difese costiere… Perché bisogna dire che in Calabria non c’è sviluppo industriale tale da condizionare la qualità del mare in senso negativo: sono le difese di cemento gli unici esempi di inquinamento. E per quanto riguarda questi noi ci occupiamo della riqualificazione di tratti di costa trasformando quelle difese di cemento disposte alla rinfusa e recuperando la spiaggia”.