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Il Porto di La Spezia lancia una sfida ai mercati internazionali

Del 11 Marzo 2016

La Spezia lancia a livello internazionale una sfida dell’innovazione: per la prima volta le banchine di un porto “si allungano” diventano tutt’uno con le aree retro-portuali. E si apre l’opportunità di produzione e lavoro oltre che di crescita dei traffici. Tutto questo è stato al centro di un convegno che si è svolto questa mattina presso Porto Lotti.

La comunità portuale di La Spezia lancia sui mercati internazionali una nuova sfida di sviluppo: banchine lunghe che consentano di spostare gran parte delle operazioni portuali dal bordo mare all’interno del territorio, riservando gli spazi (ad alto valore aggiunto e alto costo) in cui avviene l’imbarco e lo sbarco dei container solo a queste operazioni e spostando tutto il resto (movimentazione, dogana, controlli), ma anche riempimento e svuotamento dei container in un’area raccordata con treno e camion, a pochi chilometri di distanza.

Gli operatori di La Spezia riuniti nella community di La Spezia Port Service propongono di rinnovare e ripetere il miracolo dello scalo ligure (record-port di produttività in Europa) sfruttando in modo razionale le aree di Santo Stefano Magra e facendone la chiave di volta per una formula logistica per l’Italia del tutto innovativa.

Ciò con un obiettivo preciso: nell’epoca delle navi portacontainer giganti e quindi del rischio di “invasioni” a picchi del territorio portuale e no, a seconda dei ritmi di arrivo di questi colossi del mare, trasformare almeno in parte il container da unità di sfruttamento del territorio, in fattore generatore di economia, produzione e occupazione.

Anche la sola sosta di una percentuale minima di container destinati a operazioni di riempimento e svuotamento o di servizio per realtà industriali in area retroportuale è in grado – secondo quanto emerso dal convegno “il valore porto” svoltosi questa mattina a La Spezia su iniziativa della community portuale – di attivare un effetto moltiplicatore con benefici alle comunità portuali e logistiche che oggi “subiscono” solo il transito dei containers.

Di porto lungo o di porto secco (dry port) si è parlato a lungo anni addietro. Adesso da La Spezia decolla una vera e propria “nuova via logistica”, possibile nello scalo ligure per la esigua distanza che separa le banchine dalle aree del retroporto di Santo Stefano Magra, ma anche per la disponibilità degli operatori portuali non solo a lavorare h24 ma anche a porre le basi per una nuova organizzazione logistica.

L’esempio da seguire, in parte, sembra essere una volta di piú quello dei porti del nord Europa, che, su enormi aree logistiche parte integrante del porto stesso, hanno costruito veri e propri sistemi economici dominanti (è il caso di Rotterdam). Secondo quanto evidenziato dai relatori a La Spezia, questa nuova sfida del porto ligure, che vanta storicamente una primogenitura nella gestione privata, nell’efficienza e nella produttività, passa attraverso la capacità di attirare non solo navi, ma anche mercato di riferimento delle merci.

“In questo momento i porti e non solo italiani – ha affermato Bruno Pisano, in rappresentanza della community portuale di La Spezia – stanno subendo le conseguenze di una vera e propria rivoluzione industriale, frutto di una corsa esasperata alle concentrazioni, sia sul fronte delle grandi compagnie che dominano il mercato, sia dei carichi e quindi dei container trasportati in quantità sempre maggiori e convogliati su pochi hub portuali in grado di smistare questi carichi verso le destinazioni finali. Per i porti e per La Spezia in particolare è giunto il momento di non subire passivamente i processi ma di tornare ad esserne protagonisti trasformando questi cambiamenti in opportunità”.

L’area di Santo Stefano Magra puó quindi rappresentare la chiave di volta anche per il sistema Italia per porre le fondamenta a un nuovo business logistico e industriale di cui benefici l’intero paese.

Il convegno odierno segna anche un punto di svolta nei rapporti fra terminalisti portuali, Autorità portuale e operatori. Questi ultimi, agenti marittimi, spedizionieri e spedizionieri doganali, difronte al rischio di una emarginazione, hanno rilanciato proponendosi come elemento indispensabile di congiunzione fra il mercato delle merci e quello del trasporto container, ma specialmente come “paladini” di un modo nuovo e non passivo di interpretare la logistica che può diventare per l’Italia una delle principali chiavi di lettura dello sviluppo e dell’occupazione.

A Santo Stefano gli Operatori della Spezia hanno investito in modo rilevante. Oggi sono già operativi:

– circa 100.000 mq di magazzini coperti

– circa 600.000 mq di aree operative attrezzate

– circa 300.000 mq di aree intermodali

– per un totale di oltre 1.000.000 di mq di aree di piazzale

– magazzini refrigerati e possibilità di allacci alle colonnine reefer

– terminal specializzati nella logistica integrata e distribuzione su tutto il territorio nazionale

– terminal dotati di mezzi e permessi per la gestione di carichi eccezionali

 

Per approfondire leggi: il discorso di Bruno Pisano

Discorso Bruno Pisano