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Benedetta Iovane, la donna che ha cambiato il modo di comunicare la nautica

Intervista alla Yacht Digital Creator & Manager, protagonista sui social con il progetto “The Luxury Yacht Lady”

Del 12 Dicembre 2023

Parlare con Benedetta Iovane è un po’ già come navigare.

Nelle sue parole e nei suoi occhi il mare lo senti, lo vedi e lo vivi.

Benedetta è la sintesi perfetta tra passione, lavoro e DNA.

Che il mare faccia parte della sua vita da sempre è evidente nelle cose che racconta, nel modo in cui lo fa, negli obiettivi che si pone quotidianamente.

La sua attività è varia ma ha un focus chiaro: la nautica. La sua attrazione per la navigazione che ha fin dalla sua giovane età, è diventata un lavoro che è fatto di comunicazione, relazione, conoscenza.

Ha gli occhi, luminosi, che brillano di mare, Benedetta, e la sua mente viaggia con il movimento delle onde, costante, ma mai uguale.

“Mi emoziona pensare” – mi dice all’inizio della nostra intervista – “che il mare, al di là di tutto quello che accade nella storia del mondo, è lì per noi sempre”.

Quel mare che ha iniziato ad attraversare da bambina a 9 anni con la vela, che ha solcato sull’Amerigo Vespucci a 18 anni (il suo “sigillo con il mare”), che ha scelto come culmine del suo percorso di studi in Ingegneria Civile con una tesi su “L’influenza della geometria del muro paraonde sul fenomeno della tracimazione ondosa”, che l’ha accompagnata al RINA come certificatrice delle costruzioni navali e che la accoglie con il suo monotipo da 6 metri B.Lex con cui compete a livello internazionale.

Quel mare che oggi è il cuore dei suoi due mestieri: la Yacht Manager freelance e la brillante e seguitissima Yacht Digital Creator sui social media, con il nome di “The Luxury Yacht Lady”.

Sembra che le onde che da sempre l’hanno attratta nel tempo le abbiano insegnato la profondità e anche una certa curiosità per la vita.

“La nautica mi rappresenta” – sottolinea Benedetta – “perché è il mio mondo e riesco a raccontarlo così perché mi sento parte di esso. Diversifico molto le mie attività, però tutto ruota intorno al fatto che mi sento estremamente connessa con il mare: è da quando sono piccola che lo vivo, che mi piace. Alla fine, anche se ho provato ad allontanarmi, sono sempre tornata e questo vuol dire che la mia attrazione è più forte di tutto. Nonostante un mio professore mi disse che in quanto donna sarei stata più adatta a stare in ufficio, io mi sento una navigatrice, a me piace esplorare nuovi mondi. Amo vivere le esperienze di vita che il mare mi ha sempre regalato, dalle regate ai viaggi, qualsiasi cosa abbia a che fare con esso per me è uno stimolo enorme, che mi fa sentire viva e mi dà energia”.

Vivi il tuo lavoro un po’ come un’esplorazione…

“La barca è l’elemento fisico che mi connette con il mare e con la natura. È l’esplorazione la parte più bella, la curiosità di avere sempre la vista verso un orizzonte diverso.

Il mio lavoro mi consente di conoscere nuovi mondi, di qualità, perché comunque la nautica, non solo di lusso, è un connubio tra arte e scienza. C’è bellezza e tecnologia, design e innovazione, ci sono tanti concetti che vanno insieme. C’è quindi anche una divulgazione in qualche modo scientifica, non c’è solo il bello. La nautica è prima di tutto risoluzione dei problemi, cercando di ottimizzare tutti i fattori che ci sono”.

La barca è un oggetto altamente tecnologico che mette insieme il fare con il sentire e che è il frutto del lavoro di tanti uomini e donne…

“In effetti, mi piacerebbe portare di più alla luce quello che c’è dietro all’oggetto barca, con tutte le persone invisibili che portano un valore enorme al prodotto finale, alcuni dei quali sono vere e proprio creazioni. È proprio l’insieme delle persone, il team. Non è semplicissimo perché ci sono tante fasi che andrebbero raccontate. In Italia si parla pochissimo di nautica, nonostante sia un comparto che porta tantissimo al nostro Paese. Il mio primo desiderio è stato proprio quello di far conoscere le eccellenze italiane del settore nel mondo, in particolare quelle legate alla fascia dai 30 ai 60 metri per la quale siamo leader a livello globale”.

Come descriveresti la nautica italiana?

“Sono due gli ingredienti fondamentali: tradizione e innovazione. Secondo me in Italia incarniamo tantissimo queste due parole insieme, perché abbiamo la storia, ma cerchiamo comunque sempre di arricchire il nostro DNA con l’innovazione”.

E invece la vela, secondo te, è sufficientemente integrata nella cultura italiana?

“Sono assolutamente convinta che si possa fare di più perché l’Italia è circondata da più di 7000 km di coste, ma il mare non arriva nelle scuole.

In questo momento siamo ben rappresentati da Luna Rossa in Coppa America. Ma anche se abbiamo una antica tradizione della marineria italiana, potremmo essere ancora più forti.

Spesso il mare è visto come una cosa distante da noi. La vela è poco seguita perché non è divertente vedere una regata come una partita di calcio, è divertente farle le regate. La vela va vissuta”.

Cosa è stata ed è per te la vela?

“Per me personalmente è stata una scuola di vita. Mi ricordo che da piccola, quando avevo qualche problema a terra che mi metteva in crisi, tornavo al mare e mi dicevo “ci sono riuscita in mare da sola, perché non dovrei essere capace di gestire a terra certe difficoltà?”. Il mare è stato quell’elemento che mi ha dato sicurezza, quella forza interiore per superare gli ostacoli.

Sembra che sia per pochi, però in realtà ci sono mille modi di viverlo. Al di là dei mega yacht che sono meravigliosi, il vero contatto con il mare lo hai ancora di più sulle barche più piccole. È quello il vero benessere, è la riscoperta del legame più semplice con la natura. È questo quello che poi alla fine mi appartiene”.

Quanto ti ha aiutato il tuo background nell’attività di comunicazione della nautica?

“La cosa che mi ha sempre tanto affascinato è capire i fenomeni, il meccanismo delle cose e devo dire che i miei studi mi consentono effettivamente di comprendere meglio alcuni aspetti.

Avere un background, una serie di esperienze e una formazione tecnica, adesso rappresenta il presupposto per utilizzare qualunque strumento digital ed è quello che fa la differenza, perché sostiene la qualità, che è il fulcro di tutto. I social oggi possono creare delle distorsioni di auto-percezione, questo finto perfezionismo che cercano spesso i giovani di fatto non c’è, ognuno deve essere se stesso e per me sono prima di tutto questo: uno strumento per esprimersi liberamente non omologandosi”.

Quali obiettivi ti poni con il tuo progetto di comunicazione digitale?

“È indubbia la potenza della comunicazione digitale che arriva subito. È immediata e interattiva, nel senso che attraverso i Social Media hai la possibilità di scambiare opinioni.

A me piace l’idea di conoscere e imparare più facilmente attraverso l’interazione, ed è per questo che utilizzo i quiz, i sondaggi, perché comunque il mio scopo è anche quello, non solo di comunicare e informare, ma anche di far apprendere qualcosa a chi mi segue. Mi diverte molto anche evidenziare l’abbinamento tra la barca e il cantiere o riconoscere il designer. È una cosa che ho sempre fatto da piccola con le opere d’arte e che mi diverte riportare sulla nautica. Questo gioco aiuta anche a creare brand awareness, perché associando le caratteristiche di una barca a quel cantiere in qualche modo ne fortifichi l’immagine.

Prima ancora di promuovere qualcosa preferisco lavorare sulla credibilità. La qualità è sempre al centro della mia comunicazione. È per questo che ho scelto il nome “The Luxury Yacht Lady”, per fissarmi un target, però poi non è tanto il lusso in sé per sé, è la qualità a selezionare le barche e i cantieri di cui parlare”.

Come lavori con gli operatori della nautica?

“A me piace supportare il cantiere nella creazione della propria identità di brand, attraverso varie strategie, con i social ma non solo. Mi piace anche molto comunicare le innovazioni nel design, perché c’è sempre questa comunicazione biunivoca tra il designer che influenza il cantiere e il cantiere che indirizza il designer. O approfondire alcune tematiche relative al comfort a bordo, non solo in termini di spazio e di comodità, ma anche di soluzioni tecniche che contribuiscono a vivere l’esperienza in maniera più piacevole. Il mio pubblico generalmente vuole sapere cosa c’è dietro un’immagine e questo è quello che mi piace fare con i cantieri ma non solo con loro ad esempio ultimamente sto lavorando insieme ad un’importante fiera nautica con l’obiettivo di renderla più esclusiva, ma di più non posso dire”.

Quali canali utilizzi?

“A seconda del mio social, ho un pubblico diverso.

Su Linkedin ci sono esperti prettamente di settore. Su Instagram il pubblico è molto vario ed è forse la piattaforma che mi diverte di più perché ci sono gli armatori, gli amatori, gli equipaggi e ci sono anche gli appassionati e i sognatori. Su Tik Tok, per i più giovani ma neanche troppo, devi parlare con i video, è una comunicazione ancora più immediata. Su Youtube ho la possibilità di spiegare come vedo i vari aspetti delle barche, dei cantieri e quindi forse è la piattaforma dove mi si vede di più, dove parlo e intervisto designer o manager o semplicemente spiego la barca dove sono stata. Non faccio prove a mare perché ritengo che non siano esplicative, perché in navigazione ci sono troppe variabili ed è difficile essere credibili in quel modo. Infine c’è il mio sito al cui interno c’è un blog nel quale elaboro degli argomenti tecnici”.

Cosa ci metti invece di tuo nel lavoro di Yacht Manager?

“Il mio obiettivo lì è facile, perché in qualche modo cerco di far vivere all’armatore solo la parte bella, di semplificargli il più possibile la vita, perché mi rendo conto che la gestione di una imbarcazione è una fase estremamente complessa che può dare tanti mal di testa. E siccome effettivamente è un investimento di risorse importante, occorre fare in modo che vivano la permanenza a bordo nel miglior modo possibile, con minori problemi possibili, a partire dalla gestione degli equipaggi, che purtroppo non è sempre così semplice perché in barca si amplificano tutte le emozioni e le percezioni.

Se si riescono a creare sinergie tra le persone del team, allora si riesce a far star bene anche l’armatore e i suoi ospiti. Il comandante è una figura importante che non sempre ha una dote di leadership o di team working. Ci sono poi i temi della sicurezza. E tutta la parte tecnica: che non significa esclusivamente stare dietro a cosa si rompe ma fare un piano di manutenzione ordinaria e straordinaria, tenerlo aggiornato e seguire i lavori insieme all’equipaggio.

Spesso gli armatori arrivano da me in seguito ad un’avaria e poi in seguito alla risoluzione del problema nasce un rapporto di fiducia. Spesso gli armatori sottovalutano l’importanza di avere uno yacht manager perché sono spaventati dal costo della consulenza ma posso affermare che mediamente è ben maggiore il risparmio che l’armatore ottiene da una gestione ottimizzata. Le barche che gestisco sono tra i 20 e i 50 metri anche se mi è capitato di gestire un 80 metri e un refit di un 9 metri”.

Ogni armatore ha una sua peculiarità a cui dare risposte…

“Nel mio lavoro imparo tanto perché ci sono sempre cose nuove.

Collaborando con dei broker, sono parte attiva anche nel consigliare l’armatore a trovare la soluzione giusta per lui, bisogna scegliere ciò che piace tenendo però anche conto delle sue esigenze. Ho la possibilità di interloquire con diversi broker aiutando l’armatore a scegliere tra una rosa di soluzioni e non limitarsi ad un solo broker. Non ho interesse a vendere una sola barca il mio obiettivo è trovare lo yacht migliore per lei o lui. Che sia un discorso di compravendita o di charter, è un aspetto su cui lavoro e che mi piacerebbe sviluppare di più. Lo faccio già, anche attraverso i social media, con i quali si sviluppa una rete che si interconnette costantemente. Le conoscenze sono trasversali e possono tornare utili da una parte all’altra. Il primo obiettivo che ho raggiunto attraverso i social, quello più grande e più utile, è stato di ampliare il networking. Non solo cantieri o designer ma tecnici, supplier nautici e anche artisti. Su questi ultimi vorrei aprire una partentesi: grazie alle mie relazioni con architetti e designer navali riesco a promuovere le loro opere per essere messe a bordo di yacht e superyacht, in questo caso però ho deciso di lavorare gratis perché per me è importante aiutare gli artisti a valorizzare e vendere le loro opere. I social rappresentano uno strumento potente per ampliare il proprio target di riferimento. Attraverso la mia piattaforma riesco ad amplificare un pubblico di qualità, perché si tratta di una nicchia molto interessata a quel tipo di argomento”.

Per navigare con Benedetta:

https://www.instagram.com/b.lex_benedettaiovane/

https://www.linkedin.com/in/benedetta-iovane-b889a895/

https://www.youtube.com/@theluxuryyachtlady