Dal patto per rilanciarla al riconoscimento internazionale, la Dieta mediterranea è un esempio unico del legame tra salute, sostenibilità, valore dell’agricoltura e della pesca. «La Dieta mediterranea è la migliore al mondo, un patrimonio che va difeso e promosso». È quanto commenta il ministro Francesco Lollobrigida alla notizia che per il settimo anno di fila la rivista americana U.s. News&World Report ha riconosciuto il valore del sistema alimentare italiano. «La rivista ha incoronato la Dieta Mediterranea come la migliore in assoluto, in particolare per la famiglia, per il diabete, per le ossa e per il cuore», sottolinea il ministro.
Il valore della Dieta mediterranea era stato evidenziato anche da Legacoop Agroalimentare che a luglio scorso, in occasione delle giornate del vertice ONU sui sistemi agroalimentari, aveva organizzato l’evento La dieta mediterranea tra sport, salute e Cooperazione insieme a Legacoop, Future Food Institute, Comune di Pollica – Segretariato Permanente Comunità Emblematiche Unesco della Dieta Mediterranea. E in quella occasione era stato lanciato il patto dell’agroalimentare, pubblico/privato, per valorizzare la dieta mediterranea visto che solo il 13% degli italiani la segue. Un patto che mette insieme settore primario, cooperative, grande distribuzione, ristorazione e mondo della ricerca.
«La Dieta Mediterranea è uno stile di vita, è l’emblema dello stare bene italiano. È il valore della produzione agricola e della pesca che si interfaccia con la nostra cultura, la nostra storia», commenta Cristian Maretti, presidente di Legacoop Agroalimentare. «Una dieta che ha anche un’importante valenza di sostenibilità ambientale con le colture storiche vocate per il territorio dove vengono coltivate che hanno un impatto minore».
Produzioni agricole e cibi che tuttavia devono confrontarsi con i cambiamenti in atto. «Si deve tenere conto delle evoluzioni in un percorso che passa anche attraverso le tecniche genomiche per migliorare la resilienza ai cambiamenti climatici. Insomma una Dieta Mediterranea dinamica che abbia però alla base i principi culturali che la contraddistinguono da sempre tra cui l’aspetto conviviale del consumo del cibo». Per questo è importante «ribadire la necessità di collaborare e ragionare in termini cooperativistici tra settore primario, grande distribuzione, ristorazione (con la cucina italiana per la quale è stato chiesto il riconoscimento Unesco), e ricerca. Mangiare bene, di qualità e in maniera corretta vuol dire vivere meglio e quindi risparmiare sul sistema sanitario senza cadere nella scorciatoia della “medicalizzazione del cibo”».