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Federica Foglini, coordinatrice di Life DREAM: “19 esperti, 4 tappe, 4 obiettivi, 13 partner europei, 5 anni di lavoro”

Intervista alla coordinatrice del progetto guidato dal CNR che vuole osservare lo stato di salute delle barriere coralline profonde, ripristinarle, favorire un'economia circolare con i pescatori e valutare l'efficacia delle attività

Del 2 Aprile 2024

di Angela Iantosca

Un gruppo di 19 persone tra geologi, biologi ed esperti di ecologia. Una nave di 80 metri. E il CNR-ISMAR alla guida. Sono questi gli ingredienti di Life DREAM, il progetto finanziato dal programma Life+ della Commissione Europea, che vede un team transnazionale, in collaborazione con istituzioni provenienti da Italia, Grecia e Spagna, interpretare uno sforzo collaborativo per proteggere, ripristinare e migliorare la nostra comprensione delle barriere coralline profonde.

Il gruppo partito il 29 marzo da Crotone. A coordinarlo Federica Foglini del CNR (la quarta da sinistra)

Partito il 29 marzo dal porto di Crotone, finalità del progetto è contribuire agli obiettivi della Strategia sulla biodiversità 2030, in particolare alla piena attuazione della legislazione ambientale dell’UE e alla protezione e al ripristino degli ecosistemi delle barriere coralline e dei servizi che forniscono.

Prima tappa del progetto la campagna oceanografica ECOREST che ha come obiettivo il recupero e il ripristino dei coralli bianchi del canyon di Bari e delle ostriche al largo di Monopoli.

Per comprendere meglio abbiamo raggiunto telefonicamente la coordinatrice del progetto (già imbarcata), Federica Foglini, del Cnr, nel giorno della partenza.

“Non è la prima operazione alla quale partecipo e ciò che si trova di solito in fondo al mare sono reti, plastica, buste. Il nostro progetto mira ad aumentare la conoscenza sugli habitat di mare profondo, quali i coralli bianchi e ostriche (“deep reef”), a proteggere, a recuperare e a conservare l’ambiente marino per incentivarne la rigenerazione”.

Cosa sono i “deep reef”?

“I “deep reef” sono di estrema importanza in quanto sono delle oasi di biodiversità, forniscono rifugio e habitat per altre specie e sono dei sequestratori di carbonio con il quale costruisco il loro scheletro, contribuendo a mitigare l’acidificazione degli oceani. Questi habitat però sono alquanto vulnerabili e per questo motivo hanno bisogno di protezione e di essere ripristinati ad un buono stato ambientale”.

INTERVISTA FEDERICA FOGLINI LIFEDREAM

Quali sono le tappe di Life DREAM?

“La prima tappa è, appunto, Monopoli shelf e Bari Canyon (margine pugliese) nel Mar Adriatico meridionale, Dohrn Canyon (Golfo di Napoli) nel Mar Tirreno, Montagna sottomarina secca degli ulivi nel Mare di Alboran, Parco Marino Nazionale delle Sporadi settentrionali di Alonissos nella piattaforma continentale dell’Egeo”.

Da chi è formata la squadra?

“Siamo in 19 e siamo un gruppo di ricercatori del CNR e dell’Università di Bari. Io sono il capo missione e il team è formato da geologi, biologi e anche esperti di ecologia”.

Il progetto si fonda su 4 linee di azione. Quali sono?

“Nato da una idea che abbiamo avuto tre anni fa mentre esploravamo Canyon sottomarini profondi e registravamo la presenza di accumuli di plastica che soffocava questi habitat, avrà la durata di 5 anni, coinvolgendo 13 partner in tutta Europa: italiani, spagnoli e greci.

Le 4 linee di azione sono le seguenti:

1) aumentare la conoscenza sulla distribuzione e sullo stato di salute delle barriere coralline profonde nel Mar Mediterraneo; e proteggerli estendendo la rete Natura 2000 a 2 nuovi siti di acque profonde.

2) Applicare azioni di ripristino (attive o passive) sulle barriere coralline profonde che estenderanno la superficie degli habitat target e forniranno nuovo substrato per le specie che formano le barriere coralline.

3) Promuovere l’economia circolare coinvolgendo le comunità di pescatori locali nella riabilitazione degli habitat, attraverso la raccolta di rifiuti marini nelle aree e riciclando la plastica trasformandola in carburante di seconda generazione destinato ai pescatori, utilizzando un prototipo sviluppato in questo progetto.

4) E infine valutare l’efficacia delle attività di ripristino e della produzione di dati scientifici per migliorare la comunicazione con i decisori e migliorare la gestione e la governance delle risorse naturali”.

LIFE DREAM FEDERICA FOGLINI

Come è la vostra giornata tipo?

“La nostra giornata dura 24 ore! Stamattina (venerdì 29 marzo – ndr), per esempio, abbiamo cominciato la campagna con un’operazione di carotaggio alle 8 del mattino e adesso stiamo per mettere in mare il ROV un veicolo autonomo, una sorta di robottino che scende sul fondale, ci invia le immagini di ciò che vede e poi, grazie ai braccetti di cui è dotato, fa il recupero della plastica individuata, la mette in un cestello e la riportata in superficie. A quel punto noi la mettiamo dentro dei sacchi e la portiamo al riciclo. Facciamo anche esplorazione e seguiamo le operazioni giorno e notte”.

Quanta plastica pensate di raccogliere?

“Speriamo che la quantità di plastica non sia eccessiva, credo qualche chilo. Ci aspettiamo di trovare reti, che tenteremo di tagliare, e buste. Ma diciamo che non possiamo fare previsioni, per ora. Abbiamo già fatto esplorazioni in passato, ma l’ambiente è dinamico ed è difficile prevedere la quantità di plastica che troveremo. Oltretutto conosciamo pochissimo del mare profondo, anche perché l’esplorazione è molto costosa. Comunque la certezza è che in tutte le zone in cui ho fatto immersione negli ultimi anni ho sempre trovato rifiuti. Nel Canyon di fronte a Napoli, per esempio, c’è un fondale che non è quasi più riconoscibile e una situazione simile è evidente anche nel Canale di Sicilia”.

Tra i residui, quali sono più complessi da smaltire?

“Sicuramente la plastica è uno dei prodotti più resistenti e quella più difficile da distruggere nell’arco di una vita umana. Ma ricordiamo che la plastica non è un demonio, ma si può utilizzarla e riutilizzarla in modo corretto”.

Cosa avverrà dopo la raccolta?

“La componente plastica dei rifiuti rimossi dal fondale marino sarà riciclata utilizzando un prototipo che la trasformerà in carburante di seconda generazione ad utilizzo dei pescatori locali che saranno direttamente coinvolti in campagne di fishing for litter. Questo esperimento di economia circolare dovrebbe innescare un meccanismo di auto sostentamento anche dopo la fine del progetto con la riduzione della plastica presente sui fondali marini, riduzione del consumo di carburante di prima generazione e conseguente diminuzione dell’emissione di CO2”.

A proposito della trasformazione della plastica in carburante e del coinvolgimento dei pescatori, come state procedendo?

“La plastica raccolta sarà riciclata attraverso un prototipo che la trasforma in carburante di seconda generazione messo a disposizione dei pescatori che ci aiutano. Si vuole innescare un circuito virtuoso per cui il pescatore, contribuendo alla pulizia del mare, ottiene in cambio questo carburante, riducendo così l’aumento di CO2″.

Quanti pescatori sono coinvolti?

“In totale, a livello europeo sono stati coinvolti circa 175 pescatori. In Italia stiamo lavorando con Federpesca, mentre in Spagna con cooperative di pescatori e in Grecia con un partner che collabora con i pescatori locali. In questo momento dobbiamo ancora cominciare le campagne con i pescatori, ma Federpesca ha avviato già i lavori. Il poter chiudere il cerchio con un riciclo che prima non c’era, perché non si sapeva che fine facesse la plastica, è un elemento riconosciuto dai pescatori stessi. Noi saremo sul territorio insieme a Federpesca”.

Prevedete, attraverso l’osservazione dei dati e le forti campagne di sensibilizzazione, una graduale inversione di tendenza?

“Forse è un po’ presto per stabilirlo. Ciò che possiamo fare è proseguire nella sensibilizzazione, ricordando che i rifiuti chiaramente si fanno a terra, quindi il grande lavoro si deve fare lì e, in tal senso, ci sono grandi progettualità e attività previste anche nelle scuole”.

Tra i partner del progetto LIFE DREAM, che parteciperanno attivamente alla campagna ECOREST, ci sono ricercatori del CNR-ISMAR e dell’Università di Bari, mentre la documentazione e la divulgazione delle attività condotte a bordo, saranno seguite dal partner di progetto NetEC e dalla società Sp4ce42.

LifeDream intervista FOGLINI

Foto Ufficio Stampa Life DREAM