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A Gioia Tauro le armi chimiche siriane

Del 16 Gennaio 2014

E’ stato scelto il porto italiano di Gioia Tauro per il passaggio del carico tra la navi danesi e norvegesi a quella statunitense Cape Ray, incaricata di distruggere i 1500 container con l’arsenale sequestrato al regime di Assad. Annunciata dal capo dell’Opac (l’Organizzazione per la proibizione delle Armi Chimiche), Ahmet Uzumcu, la conferma dell’operazione è stata data dal Ministro dei Trasporti Maurizio Lupi alle Commissioni riunite Affari esteri e Difesa di Camera e Senato.

Il transito del primo carico, a bordo di una nave danese, di sostanze chimiche letali dovrebbe avvenire tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio, e non richiedere più di 48 ore.

“Si tratta della più importante operazione di disarmo degli ultimi 10 anni, più importante di quella che sta avvenendo in Libia”, ha detto il Ministro degli Esteri Emma Bonino.

Molto dura la reazione del governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti: “Vogliono portare un territorio alla guerra civile. Il governo sappia che la Calabria non accettera’ che questa operazione possa mettere a repentaglio la sicurezza dei cittadini e dell’ambiente”.

“Non mi avevano informato. Mettono a repentaglio la mia vita. Se succede qualcosa la popolazione mi viene a prendere con un forcone”, ha affermato Renato Bellofiore sindaco di Gioia Tauro.

Preoccupato  anche Domenico Madaffari, sindaco di San Ferdinando, il comune in cui ricade il 75% del porto: “Stiamo valutando di emettere un’ordinanza per chiudere il porto”, ha detto.

Più tranquillo il segretario nazionale del Sul, il sindacato dei portuali di Gioia Tauro, Antonino Pronestì: “Se ci saranno certezze sulle condizioni di sicurezza sul lavoro si può anche fare”. “Non diciamo di no a prescindere – ha continuato ancora Pronestì – ma vogliamo avere certezze sulla sicurezza per i lavoratori”.

I dettagli del piano sono stati illustrati oggi dal diplomatico turco, insieme ai ministri degli Esteri, Emma Bonino, e dei Trasporti, Maurizio Lupi. Più in generale, Uzumcu ha anche già ammesso che la rimozione e la distruzione delle armi chimiche procede a rilento: la maggior parte delle sostanze chimiche pericolose dell’arsenale siriano non sarà concluso prima della fine di giugno perché sul terreno infuriano i combattimenti e questo rallenta il processo di consegna.

Originariamente era previsto che la distruzione delle sostanze chimiche ‘primarie’ – sostanze come l’iprite, il sarin e il gas nervino VX – fosse completato entro fine marzo, ma la guerra civile innanzitutto, oltrechè il cattivo tempo e la burocrazia hanno rallentato i tempi. Uzumcu ha spiegato che sono in corso negoziati per arrivare a “tregue temporanee”, ma ha anche ammesso che finora sono arrivate nel porto di Latakia, ultima tappa in territorio siriano, solo 16 delle 560 tonnellate di sostanze chimiche primarie previste.