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Irene Kowaliska: un’artista polacca in Costiera Amalfitana

Intervista a Marco Alfano, storico dell'arte, che ha curato la realizzazione del calendario annuale della famiglia De Luca che per il 2024 propone l'artista polacca, ebrea che negli Anni Trenta si trasferì a Vietri sul Mare

Del 9 Maggio 2024

di Angela Iantosca

Figure di donne. Donne che sembrano Madonne e bambini e uomini con nomi del Sud, di quell’Italia che l’ha accolta senza pregiudizi e che l’ha amata in un periodo in cui ovunque si aveva paura di amare qualcuno che avesse a che fare con la parola ebreo.

Sono loro i protagonisti dell’arte di Irene Kowaliska, un’artista straordinaria approdata in Costiera Amalfitana, a Vietri nel 1931 e che oggi torna a vivere in un calendario realizzato dalla famiglia De Luca (azienda leader nella produzione e lavorazione di carta, con più di 100 anni di storia, con sede a Salerno) a cura dello storico dell’arte e professore Marco Alfano, e donato in omaggio ai clienti italiani e stranieri e agli appassionati.

“E’ l’undicesimo anno nel quale mi occupo di questo progetto che ha come obiettivo quello di valorizzare gli artisti del territorio o di chi, come in questo caso, questo territorio lo ha conosciuto, amato e arricchito. La famiglia De Luca, infatti, da molti anni vuole dare luce ad artisti importanti soprattutto se poco considerati a livello locale, illuminando creatività, genio di chi non ha goduto, ingiustamente, delle luci della ribalta”.

Come è avvenuta la scelta di Irene Kowaliska?

“La famiglia De Luca da quattro generazioni colleziona opere d’arte. Io mi occupo della catalogazione da alcuni anni. Un giorno abbiamo trovato una cartella di bozzetti mai editati che abbiamo deciso di pubblicare sul calendario annuale. Parliamo di opere che risalgono agli Anni Trenta”.

Chi è Irene Kowaliska?

“Una grandissima artista. Una ceramista, una pittrice attiva in Italia negli anni Trenta che arriva nel nostro Paese perché ebrea, anche se si era convertita al cristianesimo, polacca, e residente in Germania in un periodo difficile come poteva essere quello. Viene a Vietri sul Mare dopo essere stata a Berlino – dove aveva molti amici ed estimatori – e vive il trasferimento come un vero e proprio viaggio di formazione. In Costiera ha contatti con artisti tedeschi che già vivevano in questo luogo. Le basta pochissimo tempo per diventare esperta di ceramiche, dando loro un linguaggio nuovo, contemporaneo. Grazie anche a ciò che respira in questo luogo: quell’umanità perduta, quel contatto con se stessi e con le persone diventato difficile altrove.

Ci parlano proprio di questo le sue opere: di persone, uomini e donne semplici che lei chiama per nome e i cui nomi sono dipinti per sempre sulle sue ceramiche. Nomi che indicano l’attenzione per la componente umana e antropologica. È questo ciò che la affascina, nonostante o proprio a causa della guerra, delle Leggi razziali, del bombardamento della sua casa di produzione di ceramica”.

Cosa accade dopo il bombardamento del 1943 nel quale perde tutto?

“Non si scoraggia. Prende tutto e si stabilisce a Positano dove comincia una nuova avventura, insieme all’uomo che ha sempre amato e che aveva atteso, perché sposato e lontano: il poeta Armin T. Wegner. Con lui ha un figlio e estende ulteriormente la sua arte dando vita alla Moda Positano. I suoi disegni vanno ad arricchire i tessuti, si trasferisce a Roma e collabora anche con le sorelle Fontana oltre che alla realizzazione di abiti per il cinema. Muore nel 1991 a Roma, dove vive tuttora il figlio, Mischa, il quale negli ultimi anni si sta dedicando molto alla ricostruzione della figura e delle opere del padre”.

Dove si trovano le opere che vediamo riprodotte su questo splendido calendario?

“Quasi tutto quello che vediamo è nei Musei provinciali di Salerno, anche se una parte si trova a Faenza”.

Come accolse Vietri una donna straniera?

“Molto bene. Era una donna gentilissima e attenta, un’artista unica, oltre che straordinariamente bella e tutti la amavano”.

Il sottotitolo del calendario è “Il Sogno del Nuovo”. Parole che si trovano su alcune delle sue ceramiche. Cosa intendeva la Kowaliska con questa espressione?

“Irene aveva un’idea di modernità che rimane profondamente umanistica, che non perde mai l’aspetto umano. l’aspetto artigianale, nel senso di usare le mani. Mente, spirito e mani sono un tutt’uno nella sua produzione. E in questo si coglie la sua intuizione della perdita di qualcosa che ci sarebbe stata nel futuro. Il sogno di un nuovo è un nuovo in cui l’aspetto umano non perda mai la visione sul mondo”.