Come risponde l’Italia alla crisi climatica in atto? Accelerando sulle fonti fossili. A parlar chiaro è la mappa “L’Italia fossile” realizzata e aggiornata da Legambiente che ha mappato 170 infrastrutture e istanze a fonti fossili tra approvate dal 2020 ad oggi e in valutazione presso il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica tra centrali a gas fossile, metanodotti, depositi, autorizzazioni per nuove trivellazioni e rigassificatori. Delle 170 opere prese in esame, 130 sono progetti relativi a infrastrutture – di questi 50 sono stati presentati dall’inizio del 2022 e 19 quelli approvati dal 26 settembre 2022 – e 40 le istanze per ricerca, coltivazione e stoccaggio.
Un quadro preoccupante per cui l’associazione ambientalista chiede al Governo italiano, di fronte alla crisi climatica in atto, un deciso cambio di rotta con l’approvazione del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici e una transizione ecologica fatta velocemente bene che punti su rinnovabili, efficienza energetica, sviluppo di reti e accumuli, realizzazione di impianti industriali innovativi e sostenibili. Per questo Legambiente con i suoi circoli sarà oggi nelle principali piazze della Penisola– da Milano a Bari, da Roma a Torino, passando per Varese, Pesaro, Trieste, Gorizia e Cagliari, solo per citarne alcune – per far sentire la propria voce e unirsi a quella dei tanti giovani che protestano per il clima in nome della #ResistenzaClimatica; e sarà in piazza anche domani sabato 7 ottobre a Roma alla manifestazione nazionale “La Via Maestra, insieme alla Costituzione”, insieme alla CGIL e ad altre cento organizzazioni aderenti, per ricordare quanto sia fondamentale accelerare la transizione ecologica ed energetica per un clima di pace. Per Legambiente la via maestra da seguire è quella della decarbonizzazione da realizzare velocemente e bene per combattere l’acuirsi della crisi climatica, rendere più indipendente l’Italia dalle fonti fossili, innovare il sistema produttivo, aumentare la qualità della vita delle persone, l’occupazione e contribuire alla riduzione delle tensioni e dei conflitti geopolitici del mondo.
“La crisi climatica – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – sta accelerando il passo, mentre tardano ad arrivare gli interventi. Sono passati cinque governi ed ancora non è stato approvato il piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, per non parlare ad esempio dei tanti stalli e delle lungaggini burocratiche che frenano ad oggi la realizzazione degli impianti a fonti rinnovabili. Nel frattempo, il Governo, in continuità con quello precedente, sta dando un’accelerata alla realizzazione dei rigassificatori a Piombino e Ravenna con procedure autorizzative semplificate ridotte a sei mesi, quando un impianto eolico impiega mediamente sei anni. Al governo chiediamo un deciso cambio di rotta e un’assunzione di responsabilità che si concretizzino attraverso politiche climatiche più ambiziose facendo a meno di aumentare i divari del Paese con l’autonomia differenziata, e con una legge di bilancio che invece di prevedere fondi per il Ponte sullo Stretto di Messina elimini i sussidi ambientalmente dannosi, stimabili in 41,8 miliardi di euro. Risorse che potrebbero essere utilizzate per spingere le innovazioni in ambito produttivo e aiutare le famiglie più in difficoltà. Da sei mesi con la nostra campagna itinerante “I cantieri della transizione ecologica” stiamo raccontando quei progetti, cantieri e buone pratiche che uniscono innovazione e sostenibilità e che ben raccontano la direzione che il Paese può e deve intraprendere per accelerare la transizione ecologica. Ostacolare e rallentare l’innovazione significa condannare il nostro Paese a utilizzare sempre di più le tecnologie straniere”.
I numeri aggiornati della mappa: Legati al settore termoelettrico sono circa 49 i progetti su centrali a gas con interventi per circa 10,6 GW di nuova potenza a gas fossile. Tra questi la Centrale termoelettrica di Monfalcone per la quale è prevista la riconversione a gas con una centrale da 860 MW anche grazie al sussidio economico del Capacity Market che A2A si è aggiudicata per il 2024. Tra le centrali censite ben 28 si sono aggiudicate almeno un’asta del Capacity Market dal 2022 al 2024. A fronte di alcune centrali con più di un progetto di revamping presentato al Ministero, sono 34 i progetti che sono in attesa di autorizzazione e 19 quelli che hanno già ottenuto le autorizzazioni VIA o AIA dal 2020 ad oggi. A queste si aggiunge la nuova Centrale Termoelettrica di Presenzano (CE) da 850 MW entrata in funzione a febbraio 2023.
“Da questi numeri – dichiaraKatiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente – è evidente come, in un contesto in cui svincolarsi definitivamente dal gas è una precisa priorità oltre ad essere la scelta più adeguata a rispondere a tutte le criticità che stiamo affrontando l’Italia rischia di rafforzare, al contrario, la sua dipendenza dal gas. Infrastrutture e accordi internazionali con il preciso tentativo di trasformare l’Italia nell’hub del gas per l’Europa, invece di pensare al nostro Paese come hub delle rinnovabili, portando innovazione e benefici non solo al sistema energetico e alla sua sicurezza, ma anche ai territori e ai cittadini”.
Il punto sui rigassificatori: Ad oggi, secondo le ricerche condotte da Legambiente sono stati individuati13 progetti tra nuovi rigassificatori, potenziamenti e ammodernamenti di quelli esistenti presentati al Mite per procedure VIA e AIA. Di questi 13, ben 10 quelli di nuova realizzazione (tra cui rientra anche quello di Piombino) e 3 sono già attivi. I nuovi rigassificatori e gli aumenti di potenza di quelli esistenti porterebbero l’Italia ad aumentare la propria capacità di rigassificazione di circa 37 miliardi di metri cubi l’anno che si aggiungerebbero agli attuati 16.
Depositi GNL: Sono 5 i depositi di GNL, i quali congiuntamente ai rigassificatori aumenterebbero la capacità di stoccaggio di GNL di circa 800 mila metri cubi di gas. Di questi cinque, due sono già stati approvati. Infrastrutture che si sommano ad ulteriori 5 impianti di stoccaggio su terra sui quali sono stati presentati progetti per l’allacciamento di nuovi pozzi e ammodernamenti.
Metanodotti: nel merito dei metanodotti, ad oggi, sono in programma la realizzazione di circa 2.400 km di nuove condotte, di cui 1.000 km in sostituzione di tubazioni in dismissione e circa 1400 km in aggiunta alla rete già esistente. Anche in questo caso, le infrastrutture fanno riferimento a progetti che sono in attesa di VIA o che hanno ricevuto l’autorizzazione negli ultimi tre anni e che dunque potrebbero essere già realizzate o in via di realizzazione.
Idrocarburi: ad oggi sono state presentate 36 istanze per ottenere permessi di ricerca e coltivazione di idrocarburi e 4 istanze per lo stoccaggio, che qualora fossero approvate vedrebbero ulteriori 76.454 kmq di territorio italiano dedicati alla produzione e stoccaggio di fonti fossili, ovvero una superficie simile all’estensione dell’Austria. In parallelo, ulteriori 16 richieste per autorizzare perforazioni di nuovi giacimenti, o la realizzazione di nuove infrastrutture per avviare la produzione delle quali 6 già autorizzate e 10 in attesa di autorizzazione. Significativo il fatto che da gennaio 2023 ne siano state approvate 4 su 6 e presentate le richieste per ulteriori 4 su 10.