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La “My Fair Lady” Serena Autieri torna al Sistina con una Eliza forte e padrona del proprio destino

Dal 3 novembre al Sistina il musical che vede protagonista l'attrice napoletana: cn lei abbiamo parlato del suo rapporto con il mare, della figlia Giulia (con lei nello spettacolo), di yoga, meditazione e di Frozen 3...

Del 31 Ottobre 2023

di Angela Iantosca

Si annuncia come l’evento di questo autunno il musical “My Fair Lady”, perché stiamo parlando del musical più visto al mondo, per gli Oscar presi dal film, per le donne eccezionali che nei decenni hanno interpretato la protagonista, per l’adattamento in italiano fatto da Vincenzo Incenzo, per le coreografia del meraviglioso ensemble affidate a Gianni Santucci, per la direzione delle musiche affidata al Maestro Campagnoli e i 103 costumi (tutti originali) realizzati da Silvia Frattolillo. E poi per la regia di A. L. Weissbard, uno dei migliori light designer al mondo e non solo.

E anche per il tema, la sua trasposizione fedele, ma moderna, in cui ogni parola è stata studiata, analizzata per farne uscire la vera potenza intrinseca, da cui emerge una figura di donna forte, determinata che sa cosa vuole e che fa di tutto per andare a prendersela.

Ma al contempo perché è una favola per famiglie che fa sognare, divertire e che porta in scena tenacia, mesi (anni) di lavoro, determinazione, esperienza, fatica fisica, capacità attoriali, vocali e non solo di un cast eccezionale, sin dalla sua protagonista che illuminerà il palco del Sistina dal 3 novembre, data della prima romana. Per poi proseguire a Bolzano e a Napoli. Una piccola tournée prima del tour 2024-2025.

Un lavoro corale che emerge ancor prima che il gruppo vada in scena, dalla gioia e dalle emozioni condivise nel corso della conferenza stampa che si è svolta il 31 ottobre a Roma. E poi da quella tensione celata dai sorrisi che è urgenza di essere su quelle assi, di trasmettere energia, voglia di vivere, entusiasmo e passione al pubblico.

“Tempo fa cercavamo un titolo esistente ed è venuta fuori My Fair Lady – spiega il produttore Enrico Griselli -. Quando ho rivisto la storia, ho capito che era giusta per le famiglie, perché è importante aggregarle e poi non c’era il bacio finale (Griselli è il marito di Serena Autieri – ndr)!”.

“Sono americano di nascita e sono cresciuto nel mondo del musical – spiega il regista –. Sono venuto in Italia la prima volta nel 1996 e mi sono immerso nel mondo dell’opera, per fortuna, perché questo spettacolo ha radici nell’opera. È una sorta di ibrido molto interessante. È anche un pezzo storico… Era importante apportare ciò che mancava: il potere della donna. Io ho cercato di andare in profondità nella lettura di Eliza, una donna che sa ciò che vuole, è intelligente, confidente, si trova solo nella classe sociale sbagliata e cresce. Volevo dare questa opportunità al pubblico e non rappresentare uomini che modellano le donne, ma una donna che vuole crescere e lo fa da sola. E questo viene fuori anche grazie ad un grande cast”. E ad un’ottima direzione delle musiche affidata a Enzo Campagnoli: “Io vengo dal classico, sono diplomato in oboe. Venendo dal classico, ho avuto la fortuna di poter apprezzare le musiche di My Fair Lady, perché ci troviamo di fronte ad una vera e propria opera. E ci tengo a dire che i cori sono sempre dal vivo!”.

Tra i volti del musical anche la nota Fioretta Mari, arrivata in conferenza zoppicante a causa di un infortunio che, tuttavia – ci tiene a specificare il regista -, non inciderà sulla sua performance: “Sono stata la maestra di Serena e se c’è una attrice che merita ciò che ha è Serena Autieri. Veniva da me bambina, 22 anni fa, a lezione. Tutti i giorni partiva da Napoli, studiava con me e tornava indietro. L’ha fatto per molto tempo. È una persona dolce, non è diva per niente e ve lo dice una che insegna in America con Al Pacino dove una delle materie è proprio imparare l’umiltá. Io sono emozionata, perché torno a teatro, perché qui oggi sono con i grandi uomini e donne e con Piparo, il più grande”. 

A ricoprire il ruolo di Higgins, l’attore Ivan Castiglione.

“Il mio è un ruolo immenso che quando ti capitano sei felice e poi quando ci lavori hai paura… E’ anche la mia prima volta al Sistina: quando si entra qui è un cazzotto nello stomaco. A proposito de mio personaggio, è un uomo che è diventato misogino, quasi un nerd vittima della sua incapacità di vivere i sentimenti, con attorno donne molto incombenti. Un uomo bravissimo a insegnare l’apparenza, ma non le relazioni umane. Questo spettacolo insegna anche come stare insieme: ci fa interrogare sul come ci si deve amare”.

Ad attirare gli sguardi e le domande dei più Serena Autieri, eterea nel suo completo pantalone nero e camicia bianca con nastrino nero, i capelli sciolti e un filo di trucco. Un sorriso sempre pronto ad illuminare il suo viso e gli occhi continuamente bagnati da lacrime discrete, prodotte da quell’emozione che nasce da ciò sta vivendo, da un sogno che finalmente si realizza. dalla gratitudine per tanta bellezza.

“Io sono commossa. Amo questo spettacolo. Lo desideravo da tempo. Trovare dei ruoli femminili a 360 gradi è difficile. Si è sempre scritto tanto per gli uomini. Fare un musical così intrigante con musiche sfidanti, nel quale vocalmente passo dal pop alla voce lirica, è davvero impegnativo: sto studiando tantissimo. Ma sono eccitata sul fatto di lavorare sulla mia vocalità uscendo dalle zone di confort. L’anno scorso sono andata a vederlo a Londra più volte e finalmente sono in quei panni. Mi emoziona essere finalmente al Sistina. Ma ho una grande paura. Ho un ruolo difficile. Ma spero di trasferirvi tutta la gioia. Vorrei farla arrivare a tutti i bambini che devono vedere questo spettacolo che lancia messaggi bellissimi. Alla fine, si esce migliori, con la gioia nel cuore. E voglio ringraziare i miei compagni perché ognuno di loro sta dando un pezzo del proprio cuore. In questo spettacolo c’è tanta umanità. È uno spettacolo che richiede tanto cuore, impegno, tanto, tutto. E ognuno sta regalando tanto. Vincenzo Incenzo ha fatto un lavoro pazzesco: le canzoni, anche tradotte, sono meravigliose. Voglio dire grazie al regista: adoro la sua visione. La cura del dettaglio è prezioso”. 

Hai mai pensato, durante le prove, ma chi me l’ha fatto fare?

“Tutti i giorni! A parte gli scherzi, l’ho pensato dopo la prima settimana di prove… ma ora sto cominciando a divertirmi”.

Hai parlato di ammodernamento dello spettacolo, anche nel linguaggio?

“Per scegliere quale tipo di inflessione dare ad Eliza, abbiamo fatto un grande lavoro di squadra. Io sono napoletana, vivo a Roma, volevamo scegliere un dialetto che fosse appenninico, che non avesse una connotazione come il napoletano. Abbiamo deciso per un linguaggio transappenninico, un filo marchigiano. Vincenzo Incenzo ha una conoscenza impressionante della lingua italiana e ci siamo affidati a lui”.

Quale è il messaggio di Eliza? 

“Eliza lancia un messaggio fortissimo: rimboccandosi le maniche, con lo studio e la determinazione si ottiene ciò che si vuole. Lei vuole trasformare il suo destino e non è vittima. È un messaggio importante e moderno quello che dà: è una donna che prende in pugno la propria vita, sceglie il professore, lei decide di diventare una signora per bene. E poi rivendica il diritto di amare, nonostante la diversità che c’è tra loro. È un grande messaggio d’amore. E alla fine Eliza riesce a trasformare anche lui, anche le persone intorno a lei”. 

È un momento molto positivo delle donne con una immagine non stereotipata. Anche voi volevate che accadesse questo?

“Assolutamente. La voglia era quella di far venire fuori un personaggio consapevole. Eliza è una donna che sa quello che vuole. Che vuole trasformare la sua vita con il lavoro, lo studio, l’impegno, la fatica, rimboccandosi le maniche. Un bel ruolo di riscatto sociale. Una donna dei giorni nostri”.

Ti ritrovi in questa immagine?

“Mi ritrovo nella prima fase di Eliza, ricordo Serena con la valigia che andava avanti e indietro da Napoli e veniva a Roma. Un po’ perché io sapevo che volevo andare avanti. Volevo diventare un architetto, ma mi piaceva troppo recitare e cantare e quindi ho investito in quel senso. Poi dicevo vediamo quello che succede… Ma vedevo e andavo. Siamo padroni della nostra vita e del nostro destino. Quindi, se volete trasformare la vostra vita, non aspettate che qualcuno la trasformi”.

Da un punto di vista vocale c’è qualcosa delle sonorità di Frozen in My Fair Lady?

“My Fair Lady ricorda il mondo Disney in certi momenti e quindi anche quella vocalità sognante: non a caso è stata interpretata negli anni da Audrey Hepbourn, Julie Andrews, Delia Scala. Tre mostri sacri. Li ho riguardati tempo fa e poi ho lasciato perdere per non andare in crisi. Ora devo fare la mia Eliza. Sicuramente c’è una vocalità molto disneyana in alcuni momenti e poi va in operetta. Passa dal pop sognante al mondo lirico”.

Frozen tornerà?

“Frozen… non ho una notizia ufficiale, ma credo di sì!”.

In tempi di immagini raccapriccianti e di tecnologia soffocante, quanto è importante mettere in scena una favola?

Io sono anche mamma e sto molto attenta in questo senso. Cerco sempre di trasferire a nostra figlia ciò che c’è fuori da quei cellulari e dalla rete. A Giulia sin da piccolissima l’abbiamo resa partecipe del mondo del teatro, dell’arte. E lei lo trasferisce agli amici. È una catena virtuosa che si innesca. Credo che anche questo sia il compito dei genitori… Tra l’altro Giulia è nel cast del musical. Ha fatto tutto lei e devo dire che è molto brava”.

Cinema, tv, teatro: quale è la dimensione artistica della Autieri?

Il teatro è il posto in cui un attore si forma, è la sua palestra. Quando fai il musical anche l’attore di prosa si diverte come un pazzo. Poter cantare, ballare, recitare è qualcosa di entusiasmante. Faticoso, indubbiamente, perché sei un vero e proprio atleta del palco, ma è qualcosa che ti fa stare proprio bene. Quando sono in teatro e faccio musical sono felice. E cerco di trasferirlo al pubblico. Il teatro mi permette di abbracciare il pubblico di persona. Quindi direi che tra tutto al primo posto c’è il teatro”.

Che programmi hai per il dopo musical?

“Finiamo il 12 dicembre con il musical. Poi ho dei concerti. Il 22 dicembre siamo in vacanza. E poiché non ci siamo fermati neanche questa estate, solo il 14 e 15 agosto, andremo in montagna dove trascorreremo il Natale”.

Da napoletana quale è il tuo rapporto con il mare?

“Amo il mare essendo nata a Napoli, anche se i colori con il sole non mi aiutano. Comunque è un posto in cui mi ricarico. Mi piace il silenzio, andare nei posti più sperduti. Non amo i luoghi affollati o i luoghi iconici delle vacanza, anche iconici, ma amo i luoghi selvaggi. Da grande ho scoperto la montagna, quel silenzio, quei colori che vedi, il verde, osservare le stelle e il ciclo naturale delle cose. Anche gli animali, gli uccelli. Quando sei presa da 1800 informazioni ogni giorno, come tutti, mare e montagna – ma anche collina – sono i luoghi in cui rigenerarsi. Al primo posto, oggi, alla mia età, venendo da una città di mare, direi la montagna”.

Yoga, meditazione fanno parte della tua vita?

“Io pratico yoga e meditazione. Altra disciplina il gyrotonic e il gyrokinesis, il primo con le macchine, il secondo anche su un piccolo sgabello. Quest’ultimo lo faccio immersa nella natura, o anche in spiaggia o in barca. Faccio esercizi di respirazione, un modo per rigenerarmi e sbloccare il diaframma che è ciò che ci toglie gli stress”.