Rendere più dinamica e sempre più orientata verso i servizi reali alle imprese l’attività dell’Osservatorio della Pesca del Mediterraneo e ciò grazie ad una riorganizzazione con la costituzione di cinque commissioni tecniche con relativi coordinatori:
–“Innovazione e Trasferimento tecnologico” (Alessandro Busacca);
-“Internazionalizzazione e cooperazione” (Nicola Romana ed Ines Aronadio);
-“Finanza, Mercati ed Accesso al Credito” (Vincenzo Fazio);
– ”Ambiente, Sostenibilità e Biodiversità” (Fabio Fiorentino e Franco Andaloro);
-“Blu Growth e Sicurezza Alimentare” (Calogero Di Bella).
Così è stata presentata la nuova organizzazione dell’Osservatorio della Pesca del Mediterraneo nel corso della riunione plenaria che si è svolta oggi in un’affollata Sala Gialla dell’Ars, a Palazzo dei Normanni. L’incontro è stato finalizzato a rafforzare la cooperazione tra ricerca scientifica, Istituzioni, mondo bancario e le imprese leader della filiera ittica siciliana e mediterranea. Si è così discusso del nuovo assetto strutturale e del rinnovo del Patto Distrettuale e della strategia della Pesca Siciliana nel Mediterraneo.
Ad inizio seduta è stato osservato un minuto di raccoglimento per la prematura scomparsa, alcune settimane fa, del sindacalista Gaetano Pensabenemembro dello stesso Osservatorio.
Ad illustrare la nuova organizzazione dell’Osservatorio è stato il suo responsabile, l’ing. Giuseppe Pernice: “L’Osservatorio da supporto alla Regione Siciliana, ed particolare all’Assessorato Agricoltura e Pesca, per l’elaborazione delle politiche del mare, per fornire conoscenze al fine di utilizzare al meglio le risorse del nuovo Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (Feamp) e ciò –ha sottolineato Pernice- a partire dai bisogni della filiera ittica nel suo insieme. L’Osservatorio è un momento di grande confronto sui temi della sostenibilità dettati dalla Blu Economy elaborata in questi anni dal Distretto Produttivo della Pesca-Cosvap”.
Dario Cartabellotta, Direttore Generale del Dipartimento Pesca della Regione Siciliana: “la biodiversità nel settore ittico arricchisce il mercato del consumo del pesce. L’importanza dell’industria di trasformazione del pesce in Sicilia è rappresentata dal suo fatturato che si aggira sui 400 milioni di euro annui, esso rappresenta il 10% del settore agroalimentare siciliano, il 40% del fatturato dell’intero comparto vitivinicolo siciliano”.
Il dott. Giampaolo Buonfiglio, Presidente del Consiglio Consultivo per il Mediterraneo Medac-Ue: “vi è un problema di modello di gestione delle risorse ittiche nel Mediterraneo, questo deve andare al di là della pratica delle demolizioni. Dal 2017 bisogna iniziare a gestire con nuove misure, non solo tecniche ma anche qualitative, la pesca mediterranea nella sua specificità; vi sono altri comparti che hanno un importante impatto sullo stato di salute del Mediterraneo, la pesca non è l’unico imputato”.
Il prof. Salvatore Seminara, Commissario straordinario dell’IZS Sicilia: “fortunatamente vi è l’Osservatorio della Pesca del Mediterranea che difende la pesca mediterranea, in questo ambito l’attività del nostro istituto è incessante al fine di garantire la sicurezza alimentare dei consumatori”.
Il prof. Vincenzo Fazio ha ribadito la necessità fondamentale di migliorare i rapporti fra banche ed imprese della filiera ittica. Le aziende devono essere messe in condizioni di solvibilità. Bisogna sostenere progetti di crescita. I progetti vanno valutati attraverso il merito di credito. In definitiva bisogna lavorare per garantire sostenibilità economica del tessuto produttivo della pesca siciliana”
E’ intervenuto Fouad Mestiri, Direttore Generale del Dipartimento Pesca della Repubblica di Tunisia, il quale ha espresso la necessità di rafforzare la cooperazione fra la Tunisia e la Sicilia nel campo della pesca secondo quattro assi: protezione ecosistemi marini, programmi di ammodernamento del settore e dei servizi, competitività prodotti ittici, potenziamento del sistema dell’acquacoltura.
La dott.ssa Patrizia Tomagè della Direzione Pesca del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali: “con grande interesse ho ascoltato gli interventi. Gli sforzi vanno profusi nell’aumentare la competitività deglistakeholders della pesca, il confronto, la cooperazione e l’innovazione”.
Il presidente del Distretto della Pesca Giovanni Tumbiolo, moderatore dei lavori, ha sottolineato: “Il Distretto grazie all’Osservatorio ha messo al centro il metodo della Blue Economy, intuita, creata nel 2007, essa rappresenta la nuova rotta della pesca siciliana. In questa logica si riunisce l’Osservatorio della Pesca che per forza di cose incorpora il Blue Growth, infatti nel suo nuovo logo il Distretto presenta la dicitura “Crescita Blu”; è una grande opportunità per la Sicilia. Il Distretto della Pesca e della Crescita Blu, l’Osservatorio della Pesca ed il Centro di Competenza sono al servizio completo della Regione Siciliana e delle istituzioni sovraregionali per migliorare il sistema della pesca siciliano e mediterraneo attraverso il metodo della Blue Economy, e dare più forza alle nostre imprese ed Enti e quelli delle filiere ittiche dei Paesi Rivieraschi attraverso processi, difficili ma possibili, di collaborazione scientifica e produttiva”.
A concludere i lavori è stato l’Assessore all’Agricoltura, allo Sviluppo Rurale e alla Pesca Mediterranea della Regione Siciliana on. Antonello Cracolici: “vi è una Sicilia di qualità, di eccellenza. Bisognerebbe sviluppare maggiormente la visione comunitaria, la “cultura del noi”. Siamo alla vigilia della partenza del Feamp, dobbiamo fare leva sui limiti del passato, in primis i ritardi, per utilizzare al meglio le risorse. Bisogna accorciare la ‘filiera del tempo’, della burocrazia. Importante definire la demarcazione fra le competenze nazionali e quelle regionali, non fare tutti tutto, ma individuare chi fa cosa. Altra grande questione da affrontare è l’accesso al credito per le imprese della pesca. La pesca siciliana in questi anni ha perso terreno, eppure la Sicilia detiene il 35% del valore della pesca nazionale. Dobbiamo avere la forza di creare una dimensione mediterranea ma questo è solo possibile se i diversi attori sapranno far sistema”.