Il Ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, in una intervista al Secolo XIX, traccia le linee guida della proposta che servirà a superare la legge di riforma portuale 84/94.
La riforma dei porti italiani dovrà passare attraverso la riduzione delle 24 Autorità Portuali, con alcuni «core ports» nati dall’aggregazione tra porti, maggiore autonomia finanziaria, una forte “sburocratizzazione” e una sempre maggiore integrazione con il trasporto ferroviario.
“Ci sarà un Piano nazionale della portualità e della logistica – spiega Lupi – che non sarà un generico contenitore di indirizzi, ma rappresenterà un parametro vincolante per tutti. In ogni porto ci sarà una struttura più snella dell’attuale guidata da un direttore, un funzionario pubblico molto qualificato ma che non esprime una ‘politica’ del singolo scalo. Basandoci sui core ports europei, stiamo disegnando delle aggregazioni di porti dotati di poteri di coordinamento e di decisione, anche maggiori di quelli di cui godono oggi i presidenti delle Autorità portuali. E anche di una maggiore autonomia finanziaria. Questo ci consentirà di lasciarci alle spalle l’assurdità delle 24 Autorità portuali, ciascuna con i suoi spazi di potere da difendere a ogni costo, con le sue ambizioni, con i suoi intrecci con tutti i poteri locali”. La sfida, per il Ministro dei Trasporti, è quella della competizione mondiale e non la difesa di aspirazioni territoriali. Tra gli effetti della riforma anche nuove procedure per la realizzazione delle grandi opere e una sempre maggiore integrazione tra banchine e ferrovia. “Come è possibile – si chiede il Ministro – che i nostri porti non siano collegati con gli interporti, con gli aeroporti, che si discuta ancora, mentre lo stiamo realizzando, dell’utilità del Terzo Valico tra Genova e Milano quando quel corridoio è quello che ci collega con Rotterdam, il cui porto movimenta da solo tanti container quanto tutti i porti italiani?”
Fonte: Secolo XIX