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Presidente della Fondazione ITS Torre Annunziata – Felice Siciliano

Del 21 Febbraio 2014

Quanti ragazzi frequentano l’ITS, suddivisi per corso, e da quali regioni italiane provengono?

Abbiamo ricevuto circa 250 domande di iscrizione per le due edizioni del Corso di Diploma “Tecnico Superiore per la mobilità delle persone e delle merci in ambito marittimo-Settore impianti elettrici ed elettronici navali”. Al momento abbiamo 54 allievi suddivisi nei due corsi:24 si diplomeranno a breve, aspettiamo che rientrino gli ultimi tirocinanti dall’America, dall’Australia e dalla Cina e 20 allievi sono in aula e stanno frequentando la parte teorica della II edizione del Corso. Sono tutti giovani della Campania.

Quante e quali aziende private collaborano con la Fondazione?

Sono più di 30, e sono localizzate in varie regioni, Campania, Lazio, Liguria, Sicilia. E sono sia aziende socie della Fondazione che aziende che hanno collaborato nella progettazione didattica, nella docenza e soprattutto negli stage in officina e a bordo nave. Lavora con noi il Gruppo Lauro, che conta aziende armatoriali, di meccanica, di riparazione, di servizi e che ha impegnato nei programmi della Fondazione Siremar, Multiservice group, Volaviamare, Pointel, Marintecnica, Alicost, Alilauro e numerose altre. Abbiamo poi una eccellenza locale dell’oceanografia industriale, la Oceanix; ci sono gli armatori Augusta due, D’Amico, Perseveranza di Navigazione, Fertilia, Grandi Navi Veloci. E ancora Nuova Meccanica Navale, ABB, Cantieri Megaride, Cantieri di Stabia, Sopromar, Consilium, Marine Power. C’è il Consorzio degli armatori per la ricerca, Consar, che associa circa 15 aziende, ed altre ancora.

Riscontrate un’adeguata attenzione da parte delle istituzioni? E quanto conta il contesto territoriale in cui operate per il raggiungimento dei vostri obiettivi?

C’è una forte attenzione delle Istituzioni territoriali verso il cluster dell’Economia del Mare; con riferimento alla formazione delle competenze nel comparto, cito soltanto le ultime novità: la Regione Campania ha approvato a novembre 2013 l’istituzione di 3 Poli Tecnico Professionali per l’Economia del Mare; la Camera di Commercio di Napoli inserisce da alcuni anni, nella sua Relazione previsionale e programmatica, le iniziative progettuali e formative per l’Economia del Mare. D’altro canto non possiamo dimenticare che l’ITS sconta la difficoltà di operare in un territorio in cui la disoccupazione giovanile è la più alta d’Italia . Secondo un’analisi della CGIA di Mestre, al 2° trimestre 2011, la disoccupazione giovanile “reale” presente in Campania è al 51,1%. E la situazione nel 2012 e 2013 non è certamente migliorata. Tuttavia abbiamo la forza di tanti giovani che hanno capacità, determinazione e talento per poter riuscire. L’importante è individuare una strada che dia prospettive. Ed è quello che la Fondazione Trasporti marittimi della Campania ha fatto. Abbiamo individuato un profilo che serve alle imprese del settore, abbiamo verificato che non esisteva una formazione tecnica superiore finalizzata a dare le competenze necessarie e ci siamo impegnati. Non una politica di “annunci” dunque, ma di azioni concrete. E le Istituzioni con cui abbiamo interloquito illustrando la sfida intrapresa hanno colto il senso di questa opportunità e ci sono state vicino; sia le istituzioni che sono proprie dell’economie del mare (la Direzione marittima regionale, le Capitanerie di Porto, il Comando generale delle capitanerie,…) sia istituzioni come la Camera di Commercio di Napoli che ha sostenuto la formazione del profilo che la Fondazione ha proposto. Un profilo, vale la pena di sottolinearlo, al momento unico in Italia. L’obiettivo della Fondazione, con i suoi Organi da poco rinnovati, è quello di coinvolgere sempre di più le istituzioni su queste azioni concrete. Oltre, naturalmente, alle imprese, che sono i reali beneficiari delle competenze dei nostri giovani.

Avete gli elementi per tracciare un primo bilancio occupazionale sui ragazzi che hanno frequentato i vostri corsi?

Gli allievi sono ancora in formazione. Tuttavia è decisamente un ottimo segnale che, sia nel primo che nel secondo tirocinio previsti per ciascun Corso, le aziende abbiano chiesto una proroga, a loro spese, del periodo di permanenza in officina o a bordo nave. E’ importante tener presente che la figura professionale in formazione è stata declinata sulla base di una puntuale indagine di mercato. Le imprese hanno lamentato la carenza di percorsi di formazione tecnica superiore che portino alla formazione di un esperto elettrico-elettronico specializzato in ambito navale. Perciò siamo molto fiduciosi nel poter collocare bene una figura molto appetita dal mercato delle compagnie armatoriali, anche se non nascondo le tante difficoltà di poter fare in modo che ragazzi, che si presentano sul mercato del lavoro con quelle competenze che rispondono ad un bisogno preciso, possano soddisfare anche i requisiti di tutte quelle norme previste per l’arruolamento della gente di mare. Stiamo lavorando, ma molto bisognerà ancora fare, di concerto con la Regione Campania, i Ministeri di riferimento MIUR e MIT, per individuare fattori facilitanti per l’immissione nel mercato del lavoro di queste figure e limitare gli impedimenti burocratici.

Ritiene che i mestieri del mare diano sufficienti prospettive occupazionali?

L’Economia del Mare rappresenta un paradigma produttivo efficace, la cui forza concreta, come testimoniato dal Secondo rapporto sul settore prodotto dalle Camere di Commercio Italiane nel 2013 “non risiede solo nel ruolo che svolge all’interno del sistema produttivo in termini strutturali, ma anche nella sua capacità di imprimere un impulso alla crescita economica del Paese, mostrando apprezzabili virtù di resilienza alle difficoltà congiunturali”. La specializzazione della Campania, e di Napoli in particolare, nel cluster dell’economia del mare è un dato noto e accertato: in Campania il valore aggiunto del comparto supera i 3000 milioni di euro nel 2011, con circa 7500 occupati. Si concentra in regione il 12% (oltre 25.000 in valore assoluto) delle imprese dell’economia del mare a livello nazionale, di cui circa 21.000 nei comuni costieri. A Napoli troviamo il 70% delle imprese campane dell’economia del mare, che producono circa 2500 milioni di euro di valore aggiunto e contano oltre 5600 occupati. Il Rapporto 2013 prodotto dal Cesvitec, uno dei soci fondatori dell’ITS Trasporti marittimi, sull’innovazione delle imprese dell’Economia del Mare in Campania dimostra che tre imprese su quattro sono alla ricerca di competenze e formazione. Dunque la risposta riguardo alle prospettive occupazionali per i mestieri del mare è sicuramente positiva. Per il nostro territorio parliamo di un settore di riferimento e per una possibile ripresa di sviluppo economico di un settore privilegiato. Per cui i mestieri collegati all’economia del mare, purché si parta da una analisi del fabbisogno di competenze delle imprese, restano una delle chance concrete.

Come valuta l’esperienza di questa nuova tipologia formativa?

Nel quadro della varie iniziative già messe in campo dal sistema pubblico/privato per sostenere e dare impulso all’Economia del Mare emerge la necessità di promuovere il lavoro marittimo fra le giovani generazioni, a favore anche dell’imprenditorialità ed in generale la necessità di dare adeguato spazio alla formazione delle competenze necessarie a partire dall’Istruzione Tecnica e Professionale, al fine di offrire a questo comparto, essenziale per l’economia regionale e per le sue potenzialità di innovazione, operatori, tecnici intermedi e tecnici superiori dotati di un’adeguata preparazione. La nuova impostazione degli ordinamenti dell’Istruzione Tecnica e Professionale, con le flessibilità curriculari previste, l’istituzione in Campania dell’ITS Mobilità Sostenibile Trasporti Marittimi e la prevista programmazione dell’offerta formativa regionale attraverso i Poli Tecnico Professionali, tra cui sono 3 quelli dell’Economia del Mare, costituisce un’importante occasione affinché il sistema formativo campano si organizzi per tempo dal punto di vista laboratoriale, dell’innovazione didattica, dell’orientamento, della formazione dei tutor aziendali dell’alternanza, nonché dell’aggiornamento del corpo docente. Il collegamento che c’è all’interno della Fondazione tra i mondi delle imprese, della ricerca, della scuola, dell’università, della formazione, delle istituzioni, è un collegamento virtuoso: E’ il risultato più evidente è che al centro dell’azione non c’è un progetto formativo, ma i nostri giovani, i loro talenti e le competenze da affinare affinché possano presentarsi al meglio all’incontro con il lavoro. La scuola accompagna i ragazzi, la formazione sviluppa le competenze, l’università specializza la formazione e l’impresa che delinea l’effettiva esigenza di abilità, conoscenze e comportamenti e ne verifica lo sviluppo nei nostri ragazzi. Questa è la ricetta in cui crediamo. L’ITS è inoltre capofila di uno dei 3 Poli Tecnico Professionali della Regione Campania sull’Economia del Mare, e sta portando avanti un Accordo di Rete pubblico-privato. Attraverso questa logica “di sistema”, il cluster dell’Economia del Mare campano sarà supportato da una consistente filiera formativa ad esso indirizzata e con esso collegata, dalla scuola secondaria di secondo grado alla formazione professionale, all’università, per poter affrontare il contesto competitivo con la forza di consolidate competenze.

Quali pensa siano i vantaggi e quali gli svantaggi della formazione professionale italiana legata all’Economia del Mare?

Il comparto dell’economia del mare ha subito a livello globale negli ultimi anni significative trasformazioni a livello strategico, tecnico e tecnologico, pertanto, per stare al passo con le nuove esigenze è vantaggioso, oltre che indispensabile, l’utilizzo dello strumento della formazione professionale per rispondere ai bisogni delle imprese e, ove possibile, anticiparli attraverso le definizione di competenze critiche emergenti , e la relativa formazione mirata alla loro acquisizione, necessarie per preparare chi deve entrare nel mercato del lavoro ad affrontare le nuove sfide che tale mercato propone. Si fa sempre più pressante, inoltre, la necessità di qualifiche e certificazioni, anche obbligatorie, valide a livello internazionale (sia per il singolo sia per l’impresa) che richiedono puntuale formazione seguita dalle idonee verifiche dell’apprendimento che attestino il raggiungimento degli standard formativi e professionali adeguati ai sensi dell’ EQF. Riguardo al tema certificazioni e qualifiche il discorso è analogo per la formazione continua, in quanto le certificazioni vanno periodicamente rinnovate e dunque il tema life long learning risulta particolarmente appropriato per il comparto in questione.

Roberta Busatto