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Quanto rosa c’è nel blu: al Blue Forum di Gaeta donne di mare e per il mare

Anna Giulia Randi, Patrizia Pretto, Donatella Marino: una politica, una micro biologa, una imprenditrice a confronto

Del 19 Aprile 2024

Qualche giorno fa, al Blue Forum di Gaeta, a Villa Irlanda, si è svolto un interessante workshop dedicato al mondo femminile e il mare, da titolo “Donne di mare – Quanto rosa c’è nel blu”.

Dopo l’introduzione di Giovanni Acampora, padrone di casa, e le parole di Francesca Capolino, presidente Gruppo terziario Donna Confcommercio Lazio Sud e Anna Lapini, presidente Terziario Donna Nazionale, che ha voluto sottolineare come risulti “dai dati dell’undicesimo rapporto di OsserMare che il 22 per cento delle imprese blu sono a conduzione femminile per un valore di 11 miliardi di euro”, spazio a tre storie di donne: quella di Annagiulia Randi, Patrizia Pretto e Donatella Marino.

Tutte e tre, una politica, una micro biologa ambientale e una imprenditrice, nel corso dei loro interessanti interventi hanno chiesto più Welfare e sostegno, sottolineando l’importante contributo dato dalle donne a livello politico, ambientale e aziendale.

Un asilo nel porto di Ravenna, è stata la richiesta della Randi. Attenzione e welfare verso le periferie su cui investire, quella della Pretto. Maggiore sostegno quella della Marino.

Annagiulia Randi

“Da giovane ho lavorato in una Agenzia Marittima. Ero un’apprendista e la prima cosa che mi domandarono fu: “Ma sei sicura che vuoi andare a bordo delle navi? Sai che le donne portano sfortuna?”. Una affermazione che mi ha dato ancora più uno stimolo. Non esistono mestieri da uomini o donne, ciò che conta è l’impegno. Ho lavorato dunque nel porto e dal 2021 sono Assessore al Porto a Ravenna. Per me non è stato difficile togliere i panni dell’operatrice del porto e passare nelle istituzioni. Quando mi trovo con gli operatori portuali, loro sanno di avere davanti un tecnico, una di loro. C’è anche da dire che nel 2021 sono stata la prima donna nominata Assessore al porto del comune di Ravenna. Le cose, quindi, stanno cambiando”.

Nelle altre realtà portuali come è la situazione?

“Non credo di essere una eccezione. Ho tante colleghe che ricoprono questa carica, ad Augusta per esempio ce n’è un’altra. Anche se nel panorama nazionale è scarsa la presenza di donne nel mondo del mare. Ravenna devo dire che è avanti, anche se c’è molto da fare. Ma indubbiamente sono stati fatti passi in avanti importanti. Basti pensare che è aumentata del 50 per cento la presenza delle donne nell’ambito della Blue Economy”.

Che cosa è “Women 4 Blue”?

“Un progetto con il quale vogliamo condividere buone pratiche, informare le giovani studentesse sull’opportunità di carriere blu, anche sensibilizzando gli operatori: avere una donna in azienda è un valore aggiunto!”.

Come è la situazione in Europa?

“Mi confronto con città del Nord Europa. Il dato comune, purtroppo, è un dato infelice negativo. Anche l’Unione europea deve fare ancora molto. Non è un soggetto così virtuoso. In Europa però possono fare affidamento su un welfare sociale che non si può paragonare a quello italiano. Per esempio in Finlandia esistono asili aperti h24. In Danimarca una collega ogni tre mesi ha un accredito sul conto corrente in quanto mamma di due figli. E non è una questione di genere, ma di genitori”.

Che atto concreto chiederebbe?

“Il mio obiettivo è creare un asilo portuale!”.

Patrizia Pretto, scienziata micro biologa ambientale.

Cominciamo da MicroMar, progetto creato alla fine del 2020 grazie alla collaborazione tra il Politecnico di Torino, il Joint Research Centre e la biologa ambientale Patrizia Pretto.

MicroMar si propone di Monitorare microplastiche e microfibre nel bacino del Mediterraneo sfruttando un approccio “Citizen Science”, che punta a coinvolgere i cittadini e le associazioni no-profit nella raccolta dei campioni da analizzare. Il progetto è nato in maniera volontaria, dalla consapevolezza che tutti e tutte possiamo dare una mano per la salvaguardia del nostro mare.

“Micromar si occupa di monitorare le microplastiche presenti nel Mediterraneo. Il problema della plastica è che si trova ovunque, anche ad alta quota. Nella birra, nell’acqua, al Polo Nord e Polo Sud perché nevica plastica. Anche in quasi tutte le placente. Abbiamo particelle di plastica nel sangue. Ci sono anche nel cuore, tra una fibra e l’altra. MicroMar nasce un po’ per questo, dall’esigenza di condividere questo peso raccontandolo agli altri. MicroMar è un progetto partito dal basso che mette insieme scienziati e gente che non si occupa di ricerca nella vita normale. Anche velisti, pescatori, piccole associazioni radicate sul territorio. Il progetto è partito 4 anni fa. Abbiamo raccolto campioni in Italia, Cipro e Turchia. E stiamo coinvolgendo anche i ragazzi delle scuole superiori, facendo loro dei training. Lo stiamo facendo anche con i ragazzi del Fermi di Gaeta e del Liceo Scientifico Majorana di Latina.”

Donatella Marino, titolare di “Alici di Menaica” (Castellabate, Salerno).

“Nasco in una famiglia matriarcale. Avevo 4 anni quando mia nonna mi ha insegnato a pulire il pesce. Mio marito è figlio di pescatori e pescava con questa tecnica antica, la menaica. Una tecnica di pesca ereditata dai Greci. Tecnica sparita con la pesca industriale perché faticosa e poco redditizia. È stata conservata sulla costa del Cilento e in qualche porto in Sicilia”.

Che cosa è la menaica?

“La menaica è una rete di sbarramento, impiegata per la cattura delle alici: una maglia molto sottile, ancora misurata in palmi napoletani, che lascia sfuggire i pesci più piccoli selezionando quelli più adatti al consumo. Una tecnica usata soltanto da aprile a luglio, al tramonto del sole. Alla fine degli anni Novanta ho messo su l’azienda, che è tutta al femminile e dove mia figlia è la mia capa, perché è lei che si occupa di tutta la parte contabile”.

Foto di Veruschka Baudo