Sotto il profilo della pesca, l’Italia occupa in quantità solo la sesta posizione continentale in termini di produzione di pesce, con 363mila tonnellate (il 6,2% del totale) ed è scesa di svariati punti percentuali dal 2008 (-5,7%). Su di essa ha impattato soprattutto la netta contrazione delle catture (-15%), mentre di segno opposto è il trend dell’acquacoltura (+9,1%), che oggi sfiora il 45% del prodotto,con quasi 163mila tonnellate, a fronte delle circa 200mila di pescato. Questi stock di produzione ittica sono peraltro realizzati per la gran parte da una flotta in lento ma progressivo ridimensionamento.
A fronte del calo sostanziale della flotta peschereccia e di quello contestuale della produzione, il mercato ittico italiano ricorre sempre più ampiamente ad approvvigionamenti dall’estero per far fronte alla domanda crescente delle imprese alimentari e dei consumatori finali. Peraltro, quello ittico è un prodotto sempre più differenziato, a seconda non soltanto della tipologia di prodotto, ma anche delle aree di produzione e delle tecniche di allevamento o cattura, e crea oggi spazi crescenti di attività ai vari livelli della filiera – dalla produzione al trasporto, dalla distribuzione alla ristorazione – e per le varie gamme di prodotto. L’Italia in questo ambito offre delle interessanti opportunità agli operatori, come dimostra la sua presenza tra i principali importatori di pesce al mondo, per un valore complessivo di oltre 5,5 miliardi di dollari.