Gaeta, YMF, 30 aprile 2014
“Far crescere le competenze dell’Economia del Mare: dai fabbisogni alla formazione per coltivare i talenti e programmare i nuovi mestieri”.
“Il mio intervento oggi vuole parlare delle nuove professioni e dei nuovi talenti di cui il cluster del mare sempre più necessita; di come il nostro sistema formativo deve rispondere in maniera sempre più adeguata alle necessità e alle richieste che ci vengono dal mondo del lavoro e, quindi, ho il piacere ,oggi, di potere condividere questa attenzione con i presidenti delle camere di commercio presenti per stimolare i un maggiore coinvolgimento diretto nello sviluppo e nella collocazione lavorativa di questi nuovi talenti professionali.
Il settore dei trasporti marittimi sta vivendo un profondo cambiamento. Questo è dovuto sicuramente all’innovazione dei sistemi tecnologici sempre più sofisticati e a basso impatto energetico, ma ancora di più dall’attenzione maggiore che le organizzazioni internazionali che regolamentano il settore del trasporto marittimo pongono in materia di sicurezza, cura dell’ambiente e che spingono le aziende ad operare in regimi normativi e di sicurezza sempre più severi.
Ma è anche quel concetto di Responsabilità Sociale che ogni impresa oggi deve avere e che si deve concretizzare in un contributo diretto alla sviluppo di un sistema economico sostenibile che ci spinge ad operare in un sistema sempre più ecologicamente avanzato e attento all’ambiente e alla sicurezza sul lavoro. Tema questo di cui spesso, noi imprenditori, ci riempiamo la bocca ma non sempre ne sappiamo cogliere la sua vera essenza.
Oggi diventa perciò ancora più urgente che in passato l’esigenza da parte delle aziende di avere personale professionalmente preparato. E da qui che le competenze professionali richieste non fanno più esclusivamente riferimento al settore navale in senso stretto, ovvero alla conduzione del mezzo navale, ma si ampliano riferendosi anche al sistema manageriale di impresa, di tipo giuridico, tecnico e gestionale.
Inoltre il sistema del trasporto marittimo opera in una dimensione globale e quindi anche il sistema formativo italiano deve sapersi integrare con gli alti standard internazionali ormai raggiunti nel campo della formazione. Da qui nasce ormai la inderogabile necessità di una ottima conoscenza della lingua inglese che diventa uno dei prerequisiti essenziali per lavorare e comunicare adeguatamente nel mondo del lavoro marittimo.
In questo quadro le aziende devono sicuramente farsi carico di intervenire quanto più possibile per indicare, supportare e garantire un collegamento diretto tra l’istruzione superiore e le esigenze professionali aziendali del settore di riferimento, tra l’istruzione e l’occupazione.
Ed in questo processo l’azienda non può operare da sola ma deve trovare una sintesi prima di tutto con le forti realtà locali del territorio in netta congiunzione con le altre quali devono necessariamente essere le Camere di Commercio.
E’ quello che abbiamo cercato di fare in questi tre anni di attività con l’ITS Fondazione Caboto.
In qualità di Presidente della Fondazione Caboto posso dire che la grande spinta che abbiamo ricevuto nel tempo da parte del MIUR, e non solo a livello finanziario, ma anche dalla Camera di Commercio di Latina rappresentata dal Presidente Enzo Zottola, ci ha permesso di iniziare dei percorsi formativi e di sviluppare e collocare nuove leve professionali.
Abbiamo iniziato nel 2010 attivando i due corsi riferiti al percorso di carriera dell’ufficiale di navigazione e di macchina. In questo percorso anche altri armatori ci hanno affiancato nell’accoglienza e nella formazione degli allievi della Fondazione Caboto a bordo delle loro navi con una risposta decisamente positiva per il livello di preparazione che i nostri allievi hanno dimostrato a bordo.
Alla fine di marzo di quest’anno si sono tutti diplomati gli allievi del primo corso in Conduzione del Mezzo Navale iniziato nel 2010 (22 ragazzi), e molti di loro hanno già conseguito il titolo professionale di ufficiale di navigazione mentre gli altri si stanno apprestando a conseguirlo. Per loro si ha già una previsione di impiego pari al 100% .
La migliore risposta al buon lavoro svolto fino a d oggi ci viene dal fatto che dalla prima selezione effettuata nel 2010 in cui si sono presentati 80 giovani per 50 posti a questa ultima effettuata lo scorso ottobre per il nuovo triennio 2013-2015 a cui siamo arrivati a 260 sempre per 50 posti .Tale aumento ci ha altresì permesso di alzare l’asticella per la selezione dei candidati al fine di creare un percorso di eccellenza nella formazione per personale marittimo.
Purtroppo il numero dei candidati alla prossima selezione aumenterà ulteriormente ma non così i posti nei corsi i quali secondo il ns modello sono strettamente legati oltre che ai numeri del MIUR anche in base alle risposte di impego che posso avere i ragazzi alla fine del corso. Questo da un lato ci può lusingare sicuramente, ma dall’altra richiama enormemente la nostra responsabilità di imprenditori e enti pubblici a dare delle risposte concrete a livello di occupazione.
Come? Abbiamo la necessità di potere allargare la possibilità di inserire questi ragazzi non solo sulle navi di bandiera italiana ma su tutte le bandiere comunitarie che vengono spesso usate dagli stessi armatori italiani. Questo darebbe un forte impulso alla possibilità di aumentare ancora ulteriormente il numero dei ragazzi che si potranno assorbire una volta diplomati.
Il mare offre delle opportunità occupazionali enormi e rimane un settore dell’economia, dove una professionalità costruita e specialistica diventa appetibile e rivendibile nel tempo nell’ampio scenario dell’industria marittima, con ritorni economici e di successo professionale considerevoli.
La carriera del mare non è più vista oggi come poteva essere nel passato, ovvero navigare per tutta la vita. Oggi le professionalità conseguite dopo un periodo di navigazione trovano ottime possibilità per essere rivendute anche nel lavoro a terra innanzitutto all’interno delle stesse compagnie di navigazione ma anche intorno a tutte quelle figure professionali che girano intorno all’industria del mare.
PORTUALITA’ TURISTICA
Il settore del turismo nautico, relativamente alle risorse umane impiegate, ha affinità e sostanziali differenze con quello dello shipping. Le competenze richieste oggi nei porti turistici sono molto più specifiche e performanti di quanto non lo fossero fino a un decennio fa. La portualità turistica, anche italiana, si sta evolvendo verso una gestione più manageriale e meno familiare.
Il personale operante negli uffici e in banchina, infatti, deve saper gestire contemporaneamente attività d’ufficio e i rapporti con i diportisti.
E’ richiesta una conoscenza delle normative vigenti, una competenza nautica per poter assolvere a tutte le richieste del cliente, ma anche una predisposizione all’accoglienza e alla promozione.
Nonostante l’Italia sia una delle mete predilette per il turismo diportistico e bagnata da migliaia di km di coste , non esiste un sistema formativo legato alla portualità turistica strutturato e riconosciuto.
E’ per questo che la Fondazione Caboto ha istituito un corso per Gestori dei Porti e Servizi Turistici, che ha già diplomato i primi 17 ragazzi. Per colmare una evidente lacuna e per dare al settore la dignità di cui necessita per rilanciare l’Italia nel Mediterraneo. In questo caso, la necessità della conoscenza della lingua straniera si amplia rispetto a quella inglese, con il francese o lo spagnolo.
Purtroppo nel settore della portualità turistica ci siamo dovuti confrontare con la crisi e sicuramente abbiamo trovato difficoltà maggiori rispetto alla collocazione dei ragazzi. In questo però il ruolo di Assonat e del suo presidente Avv. Luciano Serra è stato determinante. Già in fase di progettazione del percorso ha contribuito a definire il profilo professionale corrispondente oggi agli allievi diplomati. Lo ha fatto dall’interno partecipando al nostro CTS come anche attivamente nelle docenze in aula attraverso i direttori dei porti associati che si sono prestati a voler contribuire alla formazione degli allievi anche con delle lezioni e seminari in aula.
Altrettanto determinante è il sostegno nella fase di accompagnamento al lavoro. Di fatto tutti gli associati Assonat si stanno mostrando sensibili rispetto alla necessità di dare una opportunità ai diplomati di fare ancor più esperienza nel settore con inserimenti attraverso contratti temporanei e tirocini professionalizzanti.
Ad oggi contiamo 13 allievi su 17, a cui è stata garantito un inserimento, anche se inizialmente temporaneo ma non per questo meno valido.
Alcuni dei giovani diplomati si stanno impegnando in queste giornate dello Yacht Med Festival con l’obiettivo di farsi conoscere e creare relazioni utili per il loro futuro.
Anche qui riteniamo che le varie Camere di Commercio più vicine all’industria del mare e del diporto nautico possono avere un forte ruolo influenzatore nei confronti di quelle belle realtà imprenditrici di Marine molto efficienti affinché’ siano più vicine a questo tipo di formazione che ha dimostrato di essere in grado di formare delle figure più specifiche ed adatte alle loro necessità. Alla Camera di Commercio pertanto chiediamo una maggiore sensibilizzazione, partendo dal fattivo supporto che ci ha dato la Camera di Commercio di Latina, in particolare con fondi e risorse da destinare e per sostenere borse lavoro; per agevolare le assunzioni da parte dei porti turistici; ma anche con una incisiva attività di convincimento presso le varie marine che sono si molto interessate ma troppo spesso restie dal fare degli investimenti che vengono visti più come un sicuro aumento dei costi senza guardare i possibili ritorni del futuro.
NAUTICA DA DIPORTO
Riprendendo il discorso delle figure professionali oggi richieste dall’economia del mare, non possiamo non citare la nautica da diporto, intesa come filiera che va dalla cantieristica e dal refit fino alla portualità e alla promozione dei territori. Questa è di fatto il cuore dell’italianità marittima.
Il nostro Paese vanta un’antica tradizione di navigatori, e Gaeta ne rappresenta forse una delle sue massime espressioni.
Eppure in tema formativo c’è ancora molto da fare. Manca un sistema strutturato finalizzato a profilare risorse umane legate a tutta la filiera della nautica da diporto. Potrebbe essere un’opportunità, ad esempio, ipotizzare l’istituzione di un diploma tecnico superiore di comandante di imbarcazioni da diporto superiori ai 24 metri, colmando un vuoto che ha portato gli armatori italiani a dover assumere esclusivamente personale straniero, l’unico con specifici titoli professionali.
Gli Istituti Tecnici Superiori sono “scuole speciali di tecnologia”, istituite dal Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca di fatto nel 2008 con il DCPM del 25 gennaio per rispondere alla crescente domanda delle imprese di nuove ed elevate competenze tecniche e tecnologiche.
Rappresentano la prima esperienza italiana di offerta formativa a livello terziario post secondario non accademico e si costituiscono secondo la forma della Fondazione di partecipazione che comprende scuole, enti di formazione, imprese, università e centri di ricerca, enti locali.
La novità degli ITS sta anche nel fatto che non sono un proseguimento dell’Istituto superiore né una laurea breve, ma un vero e proprio percorso di specializzazione dedicato al lavoro. Non a caso dimostrano di essere sempre più la forma privilegiata di formazione scelta dai ragazzi.
A conferma di ciò sono molto significativi gli ultimi dati Censis, che segnalano un calo di iscrizioni all’università del 6,3% nel 2010-2011 e del 3% nel 2011-2012, a fronte di un incremento degli ITS (Istituti Tecnici Superiori), tale che è stato possibile soddisfare solo il 39,5% delle domande di iscrizione, con picchi del 51,6% nelle regioni centrali e minimi del 22,8% in quelle meridionali. Questo di fatto conferma l’importanza del fenomeno, che si spiega tenendo presente come ormai da anni la domanda di qualifiche tecniche ad alta specializzazione proveniente dalle aziende superi nettamente l’offerta: nel 22,4% dei casi le aziende considerano tali figure professionali “di difficile reperimento”.
ISTITUTI TECNICI SUPERIORI
Gli ITS formano tecnici superiori nelle sei aree tecnologiche strategiche per lo sviluppo economico e la competitività del Paese individuate in Industria 2015:
Le aree sono riferite a
1. Efficienza energetica
2. Mobilità Sostenibile
3. Nuove tecnologie della vita
4. Nuove tecnologie per il Made in Italy
5. Tecnologie innovative per i beni e le attività culturali-turismo
6. Tecnologie della informazione e della comunicazione
Devono garantire un monte ore di almeno 2.000 di lezione articolate su 4 semestri, di cui un 30% dedicati a tirocini formativi. Almeno il 50% dei docenti deve provenire dal mondo del lavoro e delle professioni.
Al momento ne sono istituiti 65 su 17 Regioni.
Tra questi sono 8 quelli che possiamo intitolare al mare.
L’aspetto importante è che gli ITS pongono al centro non l’occupabilità (cioè la possibilità di accesso alle professioni di un settore), ma il legame stretto tra posti messi a bando per la formazione e i posti di lavoro disponibili.
Infatti, a differenza dei “corsi di formazione” comunemente erogati, i corsi ITS sono svolti interamente in regime di alternanza con il mondo del lavoro e le fasi d’aula erogate quasi esclusivamente da personale proveniente dalle aziende che partecipano ai piani formativi. Oggi sulle navi e nelle strutture portuali è imprescindibile una preparazione professionale altamente specializzata, ed è perciò necessario puntare sulla formazione tecnica superiore.
Per garantire la continuità tra il mondo della formazione e quello del lavoro, il ruolo delle imprese è fondamentale ed è sicuramente giusto che siano proprio le imprese a offrire direttamente opportunità concrete ai giovani. E’ un dovere delle aziende più sane del nostro Paese investire nel loro futuro.
La formula dell’ITS in tal senso è la più indicata perché consente a noi imprenditori di poter sostenere il processo formativo dei ragazzi fin dalla fase di costruzione del piano di studio. E’ questa la vera innovazione degli ITS, la sperimentazione di un nuovo rapporto pubblico-privato paritario e finalizzato ad un obiettivo comune.
Poter disporre di personale preparato e competente, è un grande vantaggio competitivo per le imprese.
Ma è anche il raggiungimento di quello che dovrebbe essere il primo obiettivo di una istituzione pubblica: garantire opportunità concrete di lavoro ai giovani.
Ma credo che il ruolo delle Camere di Commercio, in quanto rappresentanti diretti delle esigenze delle imprese, potrebbe rivelarsi altrettanto cruciale nell’aiutare i giovani a trovare la dovuta collocazione lavorativa soprattutto quando si tratta di partecipare fattivamente alla crescita delle competenze dell’economia del mare ovvero a colmare quei “vuoti” di figure professionali, ma necessarie allo sviluppo della stessa economia.
Di fatto le camere di commercio in alcune zone d’Italia, hanno già deciso di partecipare al processo costitutivo degli ITS, come qui a Gaeta con il presidente Zottola che tra i primi ha creduto nella Fondazione Caboto.
Ma sono certo che esistano altre forme di sostegno al processo formativo e occupazionale dell’Economia del Mare, che finalmente pongano questa filiera al centro del sistema economico nazionale. Forme di sostengo che possono essere prevalentemente fondi e risorse da destinare per sostenere borse lavoro per agevolare le assunzioni da parte di quelle strutture portuali che stanno ancora soffrendo le conseguenze della crisi.
A conferma di ciò è stato altresì sottoscritto un protocollo di Intesa Unioncamere – MIUR, volto a favorire erogazione di percorsi formativi ed esperienze di tirocinio anche all’estero. In forza di tale protocollo, le CCIAA potrebbero prevedere bandi e forme di finanziamento specifici per la formazione di figure professionali altamente specializzate che potrebbero posizionarsi nelle aziende dei rispettivi territori.
In particolare, il MIUR finanzierà dal 2015 in considerazione delle reali attività svolte dai singoli ITS. Tuttavia le somme disponibili saranno sempre ridotte rispetto alle possibili e reali esigenze formative. Prevedere il finanziamento da parte della CCIAA di progetti specifici da costruirsi insieme, potrebbe consentire di allargare in modo mirato l’Offerta Formativa del nostro ITS e di altri ITS. E contribuire in questo modo alla reale e fattiva collocazione dei giovani al mondo del lavoro in un settore come quello del mare che di fatto necessita di figure specializzate”.
Cesare d’Amico
Presidente Fondazione “G. Caboto” e AD d’Amico Società di Navigazione Spa