Home > 4. Gli Artisti e il Mare, Interviste > Stefano Saletti: “Do voce al sabir, la lingua franca del Mediterraneo, la lingua dei porti, dei marinai, dei pescatori e dei pirati”

Stefano Saletti: “Do voce al sabir, la lingua franca del Mediterraneo, la lingua dei porti, dei marinai, dei pescatori e dei pirati”

Il compositore contemporaneo recupera nelle sue canzoni l'antica lingua del mar Mediterraneo di cui si sono perse le tracce da quasi un secolo

Del 5 Febbraio 2024

Di Angela Iantosca

C’è stato un tempo in cui nel Mediterraneo si parlava una lingua franca. Una lingua utile per i pescatori e gli uomini di mare. Una lingua in grado di superare confini, appartenenze, credenze, divisioni. Una lingua di tutti.

Era il sabir. Antica lingua franca del Mediterraneo, la lingua dei porti, dei marinai, dei pescatori, dei pirati che Stefano Saletti ha deciso anni fa di riportare in vita dall’oblio della storia per farla rivivere nelle sue composizioni originali, affascinato dall’idea che esistesse una lingua del Mediterraneo, che oltre a melodie, tradizioni, strumenti perfino scale musicali, ci fosse anche una parola comune, una sorta di esperanto marinaro nato dall’incontro delle persone unite da quel mare, dalla sua economia, dal suo odore, dai suoi frutti.

“Il sabir si è parlato per secoli, dal 1300 fino al 1900. All’inizio era chiamata lingua franca barbaresca, perché parlata nella Barberia l’odierno Maghreb, e franca dai franchi che, per estensione, indicano tutti gli europei. Solo dopo la presa di Algeri da parte della Francia nel 1830 prese il nome di sabir, probabilmente dallo spagnolo saber cioè conoscere”.

Una lingua che prende il proprio nome dalla conoscenza, che univa italiano, francese, spagnolo e arabo, ma anche catalano, greco, occitano, siciliano e turco.

“Il sabir è quello che in termini linguistici si definisce un pidgin, una lingua che nasceva per un uso commerciale, che non viene tramandata di generazione in generazione come la lingua creola, ma esaurisce la sua funzione nel momento dello scambio commerciale, nella condivisione di uno spazio su una nave, su un porto o al mercato, che però permette il dialogo, l’incontro, la comprensione!”.

Una lingua che Saletti incontra per caso.

“L’ho incontrata casualmente. Con il mio gruppo precedente, i Novalia, avevo creato un disco con questo titolo “Sabir”, pur non cantando in questa lingua. Era più che altro un concetto che volevo esprimere. Ma quando è finita l’esperienza con i Novalia, nel 2005, ho pensato che sarebbe stato bello cantare la lingua del mare. Così ho dato vita ad un nuovo progetto, la Banda Ikona”.

Esiste un vocabolario?

“Ho trovato un dizionario franco-sabir che risale al periodo in cui ci fu la presa di Algeri da parte dei francesi, parliamo del 1830. Io parto da quello per le mie composizioni, all’interno delle quali, a seconda delle esigenze metriche, inserisco parole in italiano, spagnolo, francese. La mia modalità di composizione è la seguente: scrivo in italiano, traduco in francese e poi in sabir”.

Che particolarità ha questa lingua?

“I verbi sono all’infinito e, per quanto riguarda le parole, c’è un mix di lingue: molto italiano, soprattutto il veneziano, lo spagnolo, il francese e l’arabo. Queste le grandi linee. Quindi per dire io parlo sabir si scrive mi ablar sabir. Ma se cerchiamo le origini di questa lingua dobbiamo cercare in Molièr! C’è una frase nel “Borghese gentiluomo”, opera buffa, che sembra sia la prima: Se ti sabir, ti respondir. Se non sabir, tazir, tazir”.

Quando sparisce?

“Sparisce con l’affermarsi del francese nel Mediterraneo come lingua di comunicazione. Perché il Sabir si usava soprattutto nel rapporto tra chi era della zona del Maghreb e la Francia. L’ultimo libro in Sabir è del 1917, è stato pubblicato ad Algeri e si chiama “Fables et contes en Sabir”. Dopo la seconda a guerra mondiale è l’inglese la lingua franca”.

E nelle tue composizioni cosa accade?

“Nelle composizioni originali linguisticamente uso il sabir, cercando di usare le parole che ci sono. Ma se racconto una storia e mi serve un termine, posso anche usare una parola araba o francese o spagnola. La mia è una dimensione artistica non linguistica, quindi ho una licenza poetica.

Spaziamo come lingue anche per non restare vincolati. Ma mi piace il concetto. Quando andiamo a suonare all’estero ci dicono spesso che non capiscono ciò che diciamo ma che arriva il senso, il significato, il senso di unione, di linguaggio comune, di abbattimento di barriere culturali e religiose. Cosa che viene fuori dalla nostra musica e da questa lingua.

Mi piace pensare il Mediterraneo come un mare che unisce e non divide. Se ci potessimo alzare con un drone dall’alto vedremmo una unione di Paesi con un lago al centro. Lo è stato per secoli e lo è anche oggi. E la musica facilita una comunicazione”.

E poi c’è il patrimonio letterario.

“E poi attingo anche al grande patrimonio della letteratura mediterranea da Calvino a Pasolini a Alda Merini da Matvejevic a Machado e Kavafis da Cecco Angiolieri a Rilke al poeta curdo Abdulla Goran. Perché nel Mediterraneo tutto si tiene: le piazze assolate a mezzogiorno e il buio che accompagna le rotte dei migranti, la gioia e la disperazione, il bene e il male.

Il risultato è un affascinante folk world-mediterraneo, meticciato, una miscela ricca di ritmi e melodie, suggestioni e colori che attinge, oltre ai brani originali, alla tradizione sefardita, araba, balcanica e del Sud Italia”.

Una peculiarità del lavoro di Stefano Saletti e Banda Ikona è proprio quella di cercare di far emergere le connessioni e i punti di contatto delle tante tradizioni dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, dalla tradizione popolare pugliese e del sud alle melodie balcaniche, da quella greca a quelle arabe e sefardite, fino ad arrivare al recupero dell’antica lingua del mare.

“Il nostro è un Mediterraneo ostinato, combattente, resistente che non si arrende. Ostinato come siamo noi popoli mediterranei, forti, antichi, testardi. Ostinato come la ripetizione in musica che diventa stordimento, trance e rituale a cui abbandonarsi. Ho lavorato con israeliani e arabi insieme, perché quando si suona, con tutte le differenze, c’è una grande unione. C’è una grande voglia di trovare punti di incontro. Infiniti. Tra noi e i Balcani, l’Iberia, il Maghreb. Se prevalgono le divisioni, si arriva alle guerre e agli integralismi. -Ismi da cui è difficile liberarsi”.

I DISCHI

L’ultimo disco “Mediterraneo ostinato” (uscito nel 2021 per l’etichetta Finisterre) è arrivato al n.2 della World Music Charts Europe la classifica internazionale della world music, è entrato nella classifica della Transglobal Music Chart, è stato finalista alle Targhe Tenco nella sezione dialetto e lingue minoritarie e votato al n.11 della classifica mondiale dei migliori dischi di world music usciti nel 2021. A ottobre 2022 sono stati selezionati al Womex 22 di Lisbona e hanno suonato nell’Italian off Womex Night al parque Mayer di Lisbona.

Anche il precedente CD “Soundcity: suoni dalle città di frontiera” ha avuto grandi riconoscimenti in Italia e all’estero: è stato tre mesi ai primi posti della WMCE la World Music Charts Europe, nella Top ten della Transglobal Music Charts, disco del mese per la prestigiosa rivista inglese FRoots e per Blogfolk; nella cinquina finale del Premio Tenco nella sezione dialetto e lingue minoritarie.

I COMPAGNI DI VIAGGIO

Compagni di viaggio di Stefano Saletti, polistrumentista già fondatore dei Novalia che suona oud, bouzouki, saz baglama, chitarra, ci sono i musicisti che da anni fanno parte della Banda Ikona: la cantante Barbara Eramo (tra le voci più interessanti della musica world e popolare), Gabriele Coen ai fiati (grande ricercatore della tradizione ebraica klezmer e sefardita), Mario Rivera (bassista potente e creativo), Giovanni Lo Cascio (batterista e percussionista collaboratore di tanti prestigiosi artisti).

Saletti e gli altri componenti della Banda Ikona effettuano da anni in Italia e all’estero anche workshop e seminari sulla lingua Sabir, sulle tecniche esecutive degli strumenti a corda e percussione, sulle tecniche vocali, sulle contaminazioni, influenze e specificità dei tanti stili musicali del Mediterraneo.

Se volete seguirlo http://www.stefanosaletti.it/

FOTO di ROBERTO MORETTI