Nel corso del Blue Forum a Gaeta, nel pomeriggio, Nunzia De Girolamo ha intervistato il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso.
Che opportunità è il mare per le imprese?
“Per gli italiani il mare è il nostro passato e il nostro futuro. Siamo nati sul mare e per questo è il nostro passato. È il nostro futuro e quindi dobbiamo pensare alla colonizzazione dei mari (come dello spazio). Per farlo dobbiamo sviluppare l’economia blu. Siamo al terzo posto in Europa per la gran parte dei settori dell’economia blu, utilizzando al meglio tutte le risorse che ci offre. Da quelle turistiche a quelle dell’energia che sta sotto i mari, le materie prime ancora possibile utilizzare. Nel 1995 nella mia prima esperienza parlamentare ero in Commissione trasporti e presentai allora la legge per istituire il Ministero del Mare. Dopodiché ho ripresentato quel provvedimento nella scorsa legislatura, cosa che ha avuto il consenso il sostegno della Meloni che ha presentato lo stesso provvedimento alla Camera e che poi è entrato nel programma di governo e poi è stato attuato. Il ministero rappresenta il primo passo”.
Ti ho visto molto impegnato a livello internazionale per l’affermazione di tutti quei principi che sono cardine del governo e della tua attività: riusciamo a rendere competitive le imprese italiane?
“Credo di sì. Tra le filiere tra noi attenzionate oggi c’è quella nella nautica. D’intesa con Matteo Salvini saranno proposte norme per ridurre tempi di certificazione per la nautica da 60 a 20 giorni per essere competitivi con gli altri Paesi. Questo ci aiuterà ad aumentare la bandiera italiana nella nautica da diporto. Poi ci occupiamo del Fondo Sovrano sul made in Italy, un fondo che servirà anche a canalizzare altre risorse moltiplicando la forza del fondo stesso. Ci sarà un’area di semplificazione anche per l’arredo, la ceramica e il tessile. E poi un’area che contrasta la contraffazione e poi una che riguarda le competenze con l’Istituzione del liceo del Made in Italy”.
Giovani e formazione anche rispetto a mestieri alternativi. Questo settore ha molte offerte di lavoro ma poi non c’è la disponibilità Come superare questo gap formativo?
“Il provvedimento sul made in Italy punta a creare una rivoluzione culturale in questo Paese. Dobbiamo tentare di fare ciò che è stato fatto su alcune punte di eccellenze. Questa cosa è già accaduta per le sarte che sono diventate stiliste. Poi è avvenuto nel settore della cucina: dalla figura del cuoco si è passati a quella degli chef. Quindi ciò che è accaduto nella moda e nella cucina dobbiamo farlo per tutti i lavori tipici, nella convinzione che siamo il Paese della peculiarità. È ciò che dobbiamo fare… In Italia vi sono 3 milioni di giovani che non studiano, non lavorano e non cercano lavoro. Questo avrà delle conseguenze sociali. Noi dobbiamo portarli o allo studio o al lavoro o alla ricerca del lavoro. E’ la nostra sfida. Il liceo del made in Italy ci aiuterà a tornare al Paese del fare”.
Abbiamo parlato di sovranità italiana. il nostro è il Paese delle eccellenze. Come facciamo a vincere le resistenze di una Europa che a volte ci pone degli ostacoli?
“Credo che già siamo riusciti a far comprendere che siamo un’altra cosa. Nei primi tre mesi di quest’anno siamo cresciuti e lo ha detto l’Ocse. Cresceremo dell’1,3 quest’anno. Siamo creciuti più degli Usa, della Francia, del Giappone e della Germania che ha certificato una recessione. Quindi stiamo stupendo gli osservatori per la capacità di resilienza e reazione. Il modello italiano, fatto di filiere corte, di piccole e medie imprese, di economia reale, un modello anomalo, così era considerato, sta sempre sul podio. E nella fase della deglobalizzazione in cui tutti tentano di accorciare la filiera, noi l’abbiamo già fatto. Siamo in una condizione ideale e in Europa lo stanno comprendendo”.