“Civitavecchia risponde al mercato. Troppo spesso in questo Paese si realizzano investimenti senza chiedersi se sono realmente richiesti dal mercato.
Ricordo che questo porto nasce come infrastruttura di collegamento con la Sardegna e oggi è il primo in Italia per crociere, automotive e autostrade del mare.
Ha alle sue spalle 5.000.000 di metri quadrati retroportuali, cosa che nessun altro scalo ha.
E’ vicino a Roma e a un core network aeroportuale importantissimo.
E’ quindi un nodo strategico per lo sviluppo del turismo e per rispondere al mercato di consumo romano che è alle sue spalle.
Il Porto di Civitavecchia ha il tasso di rendimento più alto della media nazionale ed europea eppure è fuori dal core network delle reti infrastrutturali. Questo dimostra che le scelte fino ad oggi sono state fatte più per ragioni politiche che per reali valori espressi.
Oggi però Civitavecchia porto di Roma è stato inserito dal Governo nelle autorità di sistema. Quando saremo nel network del Mediterraneo saremo anche core network europeo.
Come far ragionare i porti italiani in termini di sistema? In questo momento si va in una direzione, lasciamo da parte il passato.
Oggi la realtà nazionale è frammentata. Per troppi anni sono stati spesi soldi pubblici in infrastrutture inutili.
Ciascun presidente di porto ha cercato di portare avanti investimenti che gli venivano richiesti dai territori o dalla politica, perdendo di vista l’elemento di previsione della spesa e che fossero investimenti per il Paese e non per il singolo porto.
Oggi la riforma ha inserito un elemento di controllo sugli investimenti ed elementi di semplificazione amministrativa che ci aiuteranno a competere sui mercati internazionali.
Ma l’errore sta nel considerare anche le autorità portuali come enti pubblici. E’ sbagliato, le autorità portuali devono occuparsi di regolazione del mercato e promozione ma stando nel mercato.
Nel 2012 Fiat è approdata a Civitavecchia grazie al nostro investimento infrastrutturale con la nuova banchina. L’attenzione è stata dedicata ai modi concreti per rendere il nostro porto quello più competitivo per Fiat, nonostante altri porti siano più vicini a Melfi.
In Italia ci sono due burocrazie: una sana e una non sana che ha negato lo sviluppo.
Oggi Civitavecchia è sconnessa dal nord per 18 km che ci separano da Monte Romano. E’ dal 1958 che se ne parla.
I porti versano 16 miliardi di euro nelle casse dell’erario. Quello che torna indietro loro è molto poco. Dobbiamo utilizzare quei soldi per agevolare fiscalmente chi investe nei porti.
Dobbiamo ragionare in maniera sinergica come Sistema Paese per sfruttare anche le Zone Economiche Speciali e non solo le zone franche.
Civitavecchia oggi rispetto ad altre aree del paese risponde già alle caratteristiche per essere ZES (porto – retroporto – collegamenti infrastrutturali)”.
Lo ha dichiarato il Commissario straordinario dell’Autorità Portuale di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta Pasqualino Monti in occasione del workroom Unindustria sullo sviluppo del Porto di Civitavecchia.