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Porto di Civitavecchia: la strategia di Unindustria

Del 3 Marzo 2016

“L’economia del mare” è uno dei macro progetti della Presidenza Stirpe in Unindustria, un macro-settore il cui valore è spesso sottostimato, ma che può costituire una leva fondamentale per il rilancio dell’imprenditorialità laziale e, conseguentemente, del mercato del lavoro. Un asse che si estende tra i porti di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta, coprendo strategicamente tutta la costa laziale da nord a sud. Il progetto “Economia del Mare” mira ad individuare un percorso di azioni congiunte e sinergiche tra Unindustria e gli enti pubblici di riferimento, quali l’Autorità Portuale di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta ed il Comune di Civitavecchia, per massimizzare le possibilità di sviluppo dell’area vasta.

In questo contesto si inserisce il piano strategico di sviluppo commissionato da Unindustria alla società KPMG dal titolo “Civitavecchia Città-Porto: linee guida per un piano strategico di sviluppo. Il retroporto e lo sviluppo industriale”, al fine di predisporre un’analisi strategica delle potenzialità della vasta area retro-portuale di Civitavecchia e della costituzione di una Zona Franca non interclusa o di una ZES nelle aree risultanti di interesse.

I dati da cui partire concernono il fatto che il porto di Civitavecchia, è il primo porto turistico del Mediterraneo. Negli ultimi anni i crocieristi transitati sono sempre stati oltre i 2 milioni, di cui circa un terzo partiti e tornati direttamente dallo scalo laziale.

Il 2016 segnerà il record storico del traffico crocieristico negli scali del nostro paese. A Civitavecchia è previsto un traffico pari a ben 2,3 milioni di passeggeri (+6% rispetto al 2014). Senza dimenticare che lo scalo è diventato anche l’hub del Gruppo FCA per la spedizione nel Nord-America delle automobili prodotte nel centro sud Italia ed è previsto un significativo incremento delle spedizioni di auto oltreoceano, supportato dalla apertura di nuove rotte e dagli investimenti in nuove navi.

L’incremento dei traffici rende necessaria la ricerca di ulteriori spazi rispetto a quelli attualmente utilizzati, e gli investimenti previsti dal POT dell’Autorità Portuale di Civitavecchia-Fiumicino-Gaeta uniti agli attuali trend positivi per la movimentazione delle merci mettono in risalto le significative possibilità di sviluppo delle attività retroportuali.

Peraltro, una caratteristica peculiare di Civitavecchia è quella di avere a disposizione un’ampia area di potenziale espansione composta da un’area industriale (nella quale sono attive 96 imprese); un’area su cui già esiste un patto territoriale (Patto territoriale degli Etruschi con un volume edificabile di 858.000 mq circa, e una superfice lorda di pavimentazioni di 164.861 mq); un’altra area situata nella località “Case Turci” (con 116 ettari di zona industriale); ed un interporto (Interporto di Civitavecchia) che può e deve essere valorizzato.

Tutto ciò è approfondito nel paper realizzato da KPMG, il quale affronta analiticamente le attività volte sia a favorire e incentivare gli scambi internazionali, sia allo sviluppo di iniziative riconducibili ad attività di “logistica industriale”.

Il documento si presta ad essere la base di un processo di pianificazione territoriale integrata finalizzato a rendere Civitavecchia una città-porto, in grado di sviluppare e trarre beneficio dalle sinergie esistenti tra le attività portuali ed il territorio retrostante, sia esso urbanizzato sia finalizzato allo sviluppo industriale e logistico.

La pianificazione prende le mosse dalla ricerca dei driver di sviluppo attraverso i quali attivare le realtà economiche esistenti, individuando quindi gli interventi necessari per la realizzazione del piano.

I principali driver sono stati identificati nelle seguenti attività c.d. “port- related”: logistica merci; 2. logistica e servizi passeggeri; 3. Automotive, ciascuno dei quali caratterizzato da una propria rilevanza e finanziabilità, e quindi valutato rispetto all’impatto che potrebbero avere in termini di fatturato e addetti.

Oltre queste attività si segnalano quali altri possibili driver di sviluppo nel medio-lungo periodo: la cantieristica navale; la catena del freddo e l’assemblaggio di prodotti. In ultima istanza il piano si occupa dell’impatto della costituzione una zona franca o di una ZES (zona economica speciale) sulla economia del territorio e sulle filiere industriali.