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Accordo ONU per la Tutela dell’Alto Mare, Francesca Santoro (IOC-UNESCO): “Avvenimento storico, ora serve la ratifica e continuare il lavoro di ricerca oceanografica”

"Per passare dall’oceano che abbiamo all’oceano che vogliamo"

Del 6 Marzo 2023

Dopo quasi due decenni di negoziati, nella sera del 4 marzo a New York gli Stati Membri delle Nazioni Unite hanno concordato un Trattato Globale per la tutela dell’Alto Mare che si propone di inserire entro il 2030 il 30% dei mari in aree protette, per salvaguardare e recuperare la natura marina.

L’intesa, che dovrà essere ratificata dai governi degli stati membri, rappresenta un punto di partenza fondamentale per raggiungere l’obiettivo 30×30 (proteggere il 30% della terra e del mare entro il 2030) concordato nella Convenzione sulla Diversità Biologica a Montreal (COP15).

Una notizia che assume ancora più valore nell’ambito Decennio delle Scienze del Mare per lo Sviluppo Sostenibile (2021-2030), iniziativa globale coordinata dalla Commissione Oceanografica Intergovernativa dell’UNESCO (IOC-UNESCO), che indica il ruolo delle scienze del mare nella promozione dello sviluppo sostenibile e nella implementazione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e dei suoi 17 obiettivi di sviluppo sostenibile. 

Francesca SantoroSenior Programme Officer per IOC-UNESCO e responsabile a livello mondiale dell’Ocean Literacy per il Decennio delle Scienze del Mare per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (2021-2030), commenta: “L’approvazione del Trattato per l’Alto Mare è un avvenimento storico. Le aree fuori dalla giurisdizione nazionale, che occupano circa il 50% della superficie del nostro pianeta, saranno ora tutelate e sarà così possibile rispettare quanto deciso a Montreal alla COP15 dalla Convenzione sulla Diversità Biologica, ovvero istituire aree protette per almeno il 30% della superficie del pianeta entro il 2030. Ora c’è bisogno dell’impegno di tutti affinché questo trattato venga ratificato e implementato e per noi, come promotori del Decennio del Mare, diventa ancora più forte la spinta a sostenere la ricerca oceanografica in modo che siano i dati e risultati delle ricerche a essere la base di tutte le decisioni importanti che dovremo prendere nei prossimi anni, per passare dall’oceano che abbiamo all’oceano che vogliamo”.

La zona di mare a oltre 200 miglia dalle coste viene infatti considerata “di nessuno” e soltanto l’1,2% dell’Alto Mare è attualmente protetto.