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Assemblea Confitarma, Grimaldi: “Ambiente”

Del 25 Ottobre 2016

“Anche le misure per la salvaguardia dell’ambiente incidono sull’industria del trasporto marittimo, che deve rispondere a norme internazionali, comunitarie e nazionali sempre più numerose, severe e pressanti, causa di notevoli incertezze derivanti dalla stratificazione normativa.

Per esempio, dall’8 settembre 2017 la Ballast Water Management Convention imporrà l’installazione di impianti per il trattamento delle acque di zavorra su tutte le unità impegnate in viaggi internazionali, con oneri economici e tecnico/gestionali significativi. Ricordo che l’Italia non ha ancora ratificato questa Convenzione e che attendiamo che la nostra Amministrazione faccia chiarezza per le navi di bandiera italiana.

Lo shipping mondiale ha sollecitato l’Unione europea ad allineare la sua regolamentazione unilaterale sul controllo delle emissioni di CO2 prodotte dalle navi con il regime obbligatorio per tutto il mondo definito dall’IMO, cioè l’Organizzazione marittima internazionale, la sede migliore per stabilire regole efficaci e stabilire una parità di condizioni per tutti gli operatori del mare.

Di fatto, quello delle emissioni di CO2 è il tema attualmente di maggiore rilevanza per il settore, anche se dal 2007, a fronte dell’aumento del commercio via mare, lo shipping ha ridotto di oltre il 10% le sue emissioni totali di CO2, riduzione registrata in tutti i paesi insieme all’aumento del 20% dal 2005 dell’efficienza dell’intera flotta mondiale.

In sintesi: oggi circa il 90% del commercio mondiale utilizza il trasporto marittimo, che è la modalità più efficiente, responsabile solo per il 2,2% delle emissioni globali di CO2.

Ricordo che le navi efficienti bruciano un grammo di fuel per ogni tonnellata/chilometro trasportata.

Navi più grandi, motori più efficienti e un’intelligente gestione della velocità, permetterebbero un’ulteriore riduzione di emissioni di CO2 del 50% entro il 2050, quando l’intera flotta mondiale potrebbe essere composta da super fuel-efficient ship con molte navi dotate di scrubber o con l’utilizzo di combustibili alternativi come ad esempio LNG.

Nel frattempo, ci stiamo impegnando a fare tutto il possibile per ridurre il consumo di carburante che, nonostante il recente calo dei prezzi del bunker, è ancora la principale voce di costo che gli armatori devono sostenere.

In diverse occasioni si è parlato di tasse e fondi di compensazione per le emissioni di CO2. Il riferimento ad una tassa sul fuel è stato cancellato dal testo finale del Paris Agreement, ma nel gennaio 2016 il Fondo Monetario Internazionale ha lanciato un nuovo appello per una “carbon tax”.

Confitarma, preferendo ovviamente un sistema definito e gestito dall’IMO e temendo l’introduzione di meccanismi regionali con conseguenti distorsioni del mercato, è a favore dell’introduzione di un meccanismo che tenga comunque conto del principio “chi inquina paga e paga nella misura di quanto inquina”.

Chi ha investito sull’incremento di efficienza energetica – e nel nostro Paese lo hanno fatto in molti – dovrebbe poter godere di adeguate incentivazioni. In ambito nazionale esistono i cosiddetti “certificati bianchi”, ma l’accesso al meccanismo ha evidenziato una serie di difficoltà per il trasporto marittimo. Occorre dare quindi a tali comportamenti virtuosi un valore di scambio che possa tradursi in minori costi.

Potrebbe pertanto essere preso in considerazione lo sviluppo di sistemi premianti specifici per il settore, elaborati attraverso la sinergia dei diversi dicasteri interessati (Trasporti, Sviluppo economico e Ambiente) e la collaborazione con l’industria”.

 

Emanuele Grimaldi

Presidente Confitarma

Assemblea pubblica 2016 – Roma