Home > Ambiente, Cluster, Innovazione, Shipping e Logistica > ECONOMIA DEL MARE, Andrea Piantini: “Una crescita armoniosa in tre fattori: il fattore ambientale, il fattore sociale e il fattore economico e competitivo”

ECONOMIA DEL MARE, Andrea Piantini: “Una crescita armoniosa in tre fattori: il fattore ambientale, il fattore sociale e il fattore economico e competitivo”

L'intervento del Direttore Generale Assonave al Summit Blue Forum Italia Network

Del 1 Luglio 2022

Grazie in primo luogo di avere organizzato questo evento, perché questi eventi servono.

Ieri è stata detta una cosa alla quale io, che è un po’ che mi occupo di queste tematiche, non avevo mai riflettuto: che l’Economia nel Mare aggregata vale la settima economia del mondo. L’uomo medio questo non lo sa e credo che non lo sappiano in molti, sicuramente la nostra classe politica lo sa, però magari ogni tanto ricordarlo fa anche bene.

Allora le tre parole chiave secondo me sono le stesse della sostenibilità, sono vent’anni che si parla di sostenibilità, almeno e anche i creatori del concetto hanno sempre identificato le tre parole chiave nella capacità di far creare una crescita armoniosa in tre fattori: il fattore ambientale, il fattore sociale e il fattore economico e competitivo. Questi tre fattori debbono crescere in maniera armoniosa nel lungo periodo. Se uno rimane indietro, l’economia il settore il paese o il mondo intero non è sostenibile.

Allora io partendo da questo concetto, vorrei fare un paio di considerazioni.

La prima è un numero 3,3 trilioni di dollari. Che cosa sono? Che cos’è questo numero? È quello che essenzialmente secondo alcune ricerche di alcune università americane bisogna investire per arrivare al 2050 a una flotta che abbia emissioni zero. Allora io 3,3 trilioni di dollari vi confesso non so neanche quanti siano, sono andato su Google a vedere. Ogni previsione può avere dei suoi errori, ma non c’è dubbio che in questo momento di navi a emissioni zero in mare non ne circolano, forse ne circola uno: il progetto Zeus di Fincantieri ne ha appena varata una, però insomma è chiaro che c’è da rifare una flotta intera per arrivare a questo target. E questi 3,3 milioni trilioni di dollari, ammesso che il numero sia giusto, chi li paga? Gli armatori? Beh gli armatori giustamente per pagarli devono creare un business plan, per cui nell’acquisto di ogni nave, sia alla fine economicamente conveniente fare un investimento per costruire quel tipo di nave.

È chiaro che la transizione ecologica comporta dei Delta costi, necessariamente. Perché i fuel nuovi e ecologici costano più di quelli attuali, perché le nuove tecnologie costano più di quelle attuali e quindi essenzialmente noi stiamo chiedendo al sistema economico competitivo di inserire un Delta costo nel sistema generale, che va benissimo, perché non possiamo farne a meno, il tema è la crescita armoniosa dei tre fattori. Perché nel momento in cui io inserisco un Delta costo, debbo farlo in maniera armoniosa onde non creare degli squilibri competitivi.

Allora io faccio due esempi che sono in discussione il 21 e il 22 di giugno al Parlamento europeo.

L’ETS di cui si è già parlato tante volte, che è a nostro avviso un sistema assolutamente corretto, l’Emission Trading Scheme, che prevede che nel momento in cui io nave ad alta emissione di carbonio, tocco un porto europeo, vengo tassato per il tragitto fatto per l’emissione di carbonio fatta, questo è chiaramente uno stimolo a fare in modo che il sistema, in particolare gli armatori, si vadano ad adeguare nell’investire in navi che siano a bassa emissione di carbonio o target 2050 a zero emissioni di carbonio. Quindi di per sé è un sistema assolutamente corretto. Io aggiungerei, e questo per fortuna siamo riusciti a metterla nella risoluzione del Parlamento europeo, sperando che venga votata il 21, questi soldi che vengono fuori sarebbe opportuno che vengano destinati in un fondo un Option fund, che ci consenta a noi come sistema industriale di reinvestire questi soldi per sviluppare nuove tecnologie e quindi le tecnologie, i nuovi fuel, le tecnologie elettriche, i meccanismi di cattura carbonio a bordo, ecco questi necessitano di un investimento. Quindi fin qui di fatto ci siamo e se riusciamo a portare a casa questa cosa, credo che stiamo andando nella direzione giusta, di una crescita armoniosa dei tre fattori.

Poi faccio un altro esempio che è invece il Cbam, il Carbon border adjustment mechanism, un’altra cosa che di per sé è assolutamente inappuntabile, perché se io produco l’acciaio o l’alluminio, che sono cose fondamentali nella costruzione navale come prodotti finiti, che cosa dice il meccanismo di aggiustamento: che nel momento in cui vado a produrre questi fattori in Italia, in Europa, siccome ho un’emissione di carbonio nel produrli vengono tassati tramite l’ETS. Nel momento in cui vengano prodotti in Cina o in Corea, invece questi non vengono tassati, quindi è corretto inserire un meccanismo di aggiustamento, anche questo c’è nella proposta attuale al Parlamento europeo, un meccanismo di aggiustamento che faccia sì che nel momento in cui il l’acciaio prodotto in Cina o in Corea entra in Europa, venga tassato per la produzione di carbonio che è stata fatta fuori.