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Economia del Mare – Assoporti :Relazione del Presidente Rodolfo Giampieri Assemblea Pubblica ASSOPORTI

Del 23 Giugno 2022


Sig. Ministro, signor viceministro, rappresentanti del Parlamento,
Autorità, Istituzioni, Forze dell’Ordine, colleghi presidenti delle
Autorità di Sistema Portuale, gentili relatrici e relatori, signore e
signori, desidero darvi il mio caloroso benvenuto ai lavori
dell’Assemblea Pubblica dell’Associazione dei Porti Italiani.
La vostra presenza da prestigio ai lavori della nostra Assemblea.
Prima di iniziare, ho il piacere di ringraziare coloro che
interverranno nel corso di questa mattinata intensa di lavoro che
mi auspico possa essere di stimolo per tutti i partecipanti e i
presenti.
Colgo l’occasione anche per ringraziare da subito la struttura di
Assoporti per il lavoro svolto per rendere quest’assemblea
possibile.
Ringrazio con affetto i colleghi presidenti delle AdSP e tutto il
personale delle AdSP stesse – grazie per il vostro impegno
quotidiano nell’interesse generale del settore.
Ho l’onore di prendere la parola in qualità di Presidente di
Assoporti dopo qualche anno di forzata assenza dovuta
all’emergenza sanitaria con la quale ancora stiamo facendo i conti.
Allo stesso tempo ci troviamo qui in un momento storico senza
precedenti per l’Europa dal dopo guerra.
Come già accaduto durante le varie fasi della pandemia, il conflitto
in atto ci mette di fronte all’imprevedibilità degli eventi, e come
questi possano modificare lo scenario in cui operiamo in maniera
del tutto improvvisa.
Questa guerra, come tutte le guerre nel mondo, va condannata
con forza, perché nessuna soluzione può essere cercata attraverso
conflitti armati che creano vittime innocenti e drammatica
sofferenza.

Vorrei esprimere cordoglio e amarezza per quanto sta accadendo,
auspicando che presto possa finire questo terribile conflitto: e, qui
voglio citare una frase di Gino Strada che diceva: la guerra piace
a chi non la conosce.

Entrando nel merito dei nostri lavori, la situazione in atto mette in
evidenza come i porti e la logistica siano in grado di adattarsi
velocemente al mondo che cambia e agli eventi che stravolgono gli
scenari finora conosciuti e che credevamo, illudendoci, fossero
immutabili. Una forza di reazione importante che ricorda un
concetto di Charles Darwin: non è la specie più forte o la più
intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al
cambiamento.
I porti non si fermano, è così che abbiamo voluto aprire la nostra
assemblea perché la filiera porti-logistica si è dimostrata resiliente
e organizzata. Sempre pronta ad affrontare gli imprevisti4
Sempre al lavoro, grazie alle donne e agli uomini che ci operano.
Basata su un’organizzazione che si è rivelata pienamente efficace
ed efficiente, con ruoli ben definiti e regole certe. Sicuro, ci sarà
bisogno di modernizzare, ma il format funziona.
Un grazie particolare alla professionalità degli operatori portuali e
all’intuizione degli imprenditori. Quando si parla di rimettere in
moto il treno della crescita, occorre stabilire la locomotiva che può
essere soltanto impresa e lavoro.
….
Il commercio internazionale ha mostrato un notevole grado di
resilienza tanto che nel 2021 erano stati superati gli scambi di
merci del 2019.
Ora, però, nella competizione entrano prepotentemente altri
attori: costosi noli marittimi, aumento dei prezzi dell’energia e
delle materie prime che hanno portato a un’inflazione più elevata
e più ampia del previsto e, non ultime, le tensioni politiche, che
determinano instabilità diffusa che travalica i confini nazionali.
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Sono questi elementi che contribuiscono a spiegare il livello di
frizione verificato dalle catene del valore globale, che la pandemia
ha mostrato con forza e che molto probabilmente persisteranno
ancora nel prossimo futuro.
La portualità italiana ha registrato un incremento dei traffici nel
2021, e nel 2022 il primo trimestre ha mostrato un dato in stabile
crescita, anche se gli effetti complessivi della guerra RussiaUcraina iniziamo ora a contabilizzarli con la variabile della grande
incertezza determinata dalla durata effettiva che questo conflitto
avrà.
Poiché per decidere occorre conoscere, abbiamo pensato di
realizzare un documento di approfondimento insieme a SRM, che
in qualche modo guarda agli scenari futuri (disponibile già da
stamattina sulla homepage del nostro sito, e nella pennetta USB
che vi è stata consegnata, come la mia relazione

Certo è che ci siamo trovati di fronte ad una realtà che
probabilmente era stata sottovalutata – la delocalizzazione delle
attività ha creato, nei momenti più intensi e difficili, problemi
nell’approvvigionamento di alcune materie prime e ciò ha portato
le imprese alla rivalutazione delle scelte commerciali precedenti,
creando il fenomeno che chiamiamo near-shoring e re-shoring
(preferisco dire; l’accorciamento della catena logistica).
Il Mediterraneo è tornato al centro delle rotte e, in quest’ottica,
l’Italia diventa strategica, sia per destino geografico che per
capacità di reazione. Per questo motivo, oggi serve più che mai
visione e coraggio nelle scelte da effettuare per sfruttare le
opportunità che si stanno creando.
È giunto il momento di agire tutti insieme e di farlo in maniera
razionale e intelligente.
Mai come adesso, con la trasformazione del mondo, guidata da due
grandi obiettivi economici e sociali: la transizione ecologica e la
transizione digitale è necessario essere ancora più compatti e fare
sintesi anche delle diverse posizioni presenti tra i player del comparto.

Per tale motivo, come Assoporti in rappresentanza di tutte le
Autorità di Sistema Portuale, ci poniamo come coordinatori delle
azioni da mettere in campo e interlocutori leali delle istituzioni,
non sottolineando soltanto quello che manca, troppo facile, ma
proponendo anche quello che serve.
Come noto, le AdSP coordinate da Assoporti, hanno presentato
ricorso avverso la decisione della Commissione Europea in materia
di tassazione delle attività nei porti, considerate attività di natura
economica.
Su questo argomento non voglio entrare nel tecnicismo giuridico,
ma vorrei dire che Assoporti è convintamente in prima linea con
tutte le AdSP, auspicando che si trovi una soluzione che tenga
conto della peculiarità del settore, e che eviti di indebolire un
comparto strategico della logistica moderna italiana.

Inoltre, insieme al Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità
Sostenibili, abbiamo lavorato come squadra sulla pianificazione
strategica dei porti ottenendo alcune modifiche della legislazione
in materia di Piani Regolatori Portuali, con una significativa
semplificazione delle procedure.
Abbiamo contribuito alla definizione di una bozza di decreto che
regolamenta il rilascio delle concessioni in ambito portuale,
mantenendo il rispetto di un principio: dare regole omogenee in
tutto il Paese evitando potenziali incertezze per gli operatori
portuali.
In tema di sostenibilità ambientale, abbiamo colto con favore la
disposizione normativa che prevede l’istituzione di comunità
energetiche nei porti da parte delle AdSP. Si tratta del
riconoscimento del principio di un ruolo rafforzato delle Autorità
che può facilitare la transizione ecologica.

E, sul tema della sostenibilità ambientale, abbiamo lavorato su
diversi protocolli d’intesa per favorire l’economia circolare in
materia di riciclo dei rifiuti. Riteniamo che lavorando insieme e
favorendo protocolli concreti e verificabili nella loro efficacia
possiamo facilitare l’attività delle Autorità di Sistema, soprattutto
in materia ambientale, uno dei grandi temi del futuro da trattare
nella sua complessità e interezza, evitando facili slogan e soluzioni
fantasiose a problemi complessi.
Vorrei soffermarmi ora sul protocollo sottoscritto con il Comando
Generale delle Capitanerie di Porto (colgo l’occasione per salutare
e ringraziare il Comandante Generale delle Capitanerie di Porto,
Amm. Nicola Carlone) e il Ministero delle Infrastrutture e della
Mobilità Sostenibili (di cui vedo diversi rappresentanti in sala, che
saluto e ringrazio per il loro forte impegno quotidiano a favore del
settore).
Il protocollo è teso a rafforzare il rapporto già esistente,
promuovendo la ricerca di soluzioni per facilitare l’obiettivo
comune dello sviluppo della portualità italiana, nel rispetto delle
competenze reciproche.

Ogni giorno le AdSP sono in prima linea, in un’amministrazione
attiva, operativa in un mondo in profondo e veloce cambiamento.
Dobbiamo dare risposte, facilitare relazioni e investimenti e
applicare le norme, tutto con l’obiettivo di creare le migliori
condizioni per la crescita economica del Paese.
Ed è per questo che sarebbe opportuno riscoprire un valore
fondamentale, principio fondante delle Autorità Portuali prima,
delle AdSP adesso: maggiore autonomia amministrativa e
maggiore autonomia finanziaria per dare risposte veloci alle
necessità delle imprese. Sono orgoglioso di operare in
un’Associazione unita che sta lavorando a testa bassa per
l’interesse generale del Paese.
E, voglio sottolineare, che si è istaurata una proficua
collaborazione con il Ministro Enrico Giovannini e con tutta la
struttura del Ministero. In particolare, ci fa piacere porre l’accento
sul fatto che la Conferenza Nazionale di Coordinamento delle AdSP
viene convocata con regolarità, affrontando anche temi da troppo
tempo rimandati.

Ma un Paese che vuole crescere deve decidere e non rinviare.
Tutto questo significa molto lavoro.

E la parola “lavoro” mi porta ad aprire uno dei temi a me più cari,
l’importanza che ha l’attività lavorativa, e il valore
dell’occupazione stabile. L’ho detto in premessa, i porti sono stati
e sono sempre operativi grazie alle lavoratrici e ai lavoratori.
Ma il lavoro si deve svolgere in piena sicurezza, un elemento su
cui non si transige e su cui non si può giocare a ribasso. È fonte di
benessere e soddisfazione, di realizzazione di sogni e non può
accostarsi a dolore e sofferenza.
Per questo ci stiamo impegnando concretamente sul tema della
sicurezza con le parti sociali e con il cluster per trovare soluzioni,
fare approfondimenti, aumentare la consapevolezza, stimolare la
formazione, fare tutto quello che possiamo in un mondo del lavoro
in profonda trasformazione. Una grande assunzione di
responsabilità personale e collettiva.

E, se vogliamo essere protagonisti del nuovo mondo, che coinvolge
anche tutte le lavoratrici e i lavoratori, dobbiamo partecipare ai
processi di rinnovamento. Un rinnovamento che passa dalla
transizione ecologica e digitale, ma non solo.
Un rinnovamento che vedrà nascere tantissime nuove professioni.
Ora che anche il modo in cui i porti si presentano e vengono
percepiti è cambiato e sta cambiando.
Come mi piace ricordare, “arrivo da Ancona e mi ricordo benissimo
quando si capiva cosa si stesse scaricando in porto solo guardando
il lavoratore portuale, per me simbolo di tutto il comparto. Se era
sporco di nero, stava scaricando carbone, se era sporco di bianco,
si trattava di farina”.
Oggi, a 40 metri da terra un operatore manovra una gru per
prendere un container con precisione chirurgica spostandolo da
nave ad un mezzo sul piazzale, e viceversa.
Infatti, le nuove modalità di espletamento delle operazioni
portuali hanno cambiato il sistema che si conosceva in passato.

E, sempre più, con l’innovazione digitale e tecnologica ci troviamo
di fronte a professioni, quelle del lavoro portuale e della logistica
avanzata, di altissimo livello che si aprono con decisione
all’impiego di giovani e alla parità di genere.
In questo contesto, un tema è anche dover formare e riqualificare
le lavoratrici e i lavoratori già occupati ma anche, per certe fasce
d’età, a doverli accompagnare rispettosamente alla pensioneringraziandoli per quello che hanno fatto, perché se siamo qui, è
anche grazie a loro.
Su quest’ultimo argomento, abbiamo lavorato insieme anche alle
parti sociali (che ringrazio per l’impegno e il confronto costante)
sostenuti fortemente dal nostro Ministero per giungere alla norma
di accompagnamento alla pensione per le persone fragili – c.d.
Fondo Esodo.
Si tratta di un importante risultato utile a proteggere le persone
fragili e creare i presupposti per un robusto ricambio
generazionale.

Perché vedete c’è un confine che noi tendiamo a non considerare,
il confine tra la terra e il mare, e dovunque questo confine
produce benessere e ricchezza, lì c’è anche un lavoratore portuale.
Ritornando all’innovazione che sta cambiando il mondo del lavoro,
aprendo ai giovani e alla parità di genere, vorrei soffermarmi su un
grande passo che è stato fatto ad ottobre dell’anno scorso, la
sottoscrizione da parte di tutte le Autorità di un Patto per la Parità
di Genere.
Un Patto frutto del lavoro delle AdSP stesse, fortemente sollecitato
dal Ministro Giovannini, che vuole essere un primo passo verso il
coinvolgimento delle donne nelle attività di ciascun porto. La
parità di genere è un elemento irrinunciabile.
Ma questo è soltanto un primo passo che ogni AdSP sta portando
avanti con i territori e con gli operatori portuali. Non basta scrivere
un documento, dobbiamo iniziare a vedere il cambiamento
intorno a noi

Per fare questo, dobbiamo avviare un forte dialogo e una forte
campagna di informazione. Senz’altro, le previsioni del Piano
Nazionale di Ripresa e Resilienza vanno in questa direzione.
Infatti, gli obiettivi del PNRR e del Fondo Complementare sono di
ampio respiro e vanno nella direzione della modernizzazione del
Paese, passando attraverso riforme vere che segneranno il futuro
di tutti. I grandi temi affrontati, le notevoli risorse stanziate vanno
verso tre grandi direttrici: infrastrutture, info-strutture
(digitalizzazione) e sostenibilità non solo ambientale ma anche
economica e sociale (in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile
delle Nazioni Unite). Il PNRR è un’opportunità da cogliere.
Nel dettaglio, a favore dei porti, della logistica e dei trasporti
marittimi tra PNRR e Fondo Complementare sono previsti circa 4
miliardi per interventi per l’ammodernamento e il potenziamento
delle infrastrutture, la realizzazione del Piano nazionale del Cold
ironing, l’efficientamento energetico, e per agevolare
l’intermodalità con la realizzazione dell’ultimo miglio ferroviario.

Tutto questo ci fa ben sperare perché vediamo questi investimenti
e gli obiettivi che ne fanno parte come un lascito (legacy direbbero
gli inglesi ) per le generazioni future. Potremmo dire che il leitmotiv
è proprio un futuro sostenibile e inclusivo.
Esiste, inoltre, un ulteriore strumento di sviluppo rappresentato
dalle Zone Economiche Speciali e dalle Zone Logistiche
Semplificate. Due previsioni normative che debbono facilitare
investimenti e sviluppo economico di interi territori.
Tuttavia, dobbiamo essere realisti, senza una semplificazione
robusta, razionale e intelligente questi obiettivi ambiziosi avranno
difficoltà ad essere realizzati. La semplificazione è necessaria per
garantire l’apertura dei cantieri e realizzare le opere previste dalle
diverse fonti di finanziamento.
Vogliamo lavorare bene e nel pieno rispetto delle norme in vigore,
ma chiediamo che queste norme siano fluide e che ci sia un unico
ente di indirizzo, di regolazione e di vigilanza.
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Allo stesso modo, è fondamentale sapere di avere un unico
interlocutore, che sia punto di riferimento per le tante e varie
necessità del nostro cluster. (A nostro avviso, in linea con la
normativa dovrebbe essere il MIMS, per legge già ministero
vigilante).
Da sottolineare, comunque, che è iniziato un serio percorso di
semplificazione da parte del Governo che però deve essere
rafforzato, migliorato e accelerato. Abbiamo scadenze
improrogabili dietro l’angolo.
Faccio sempre l’esempio del dragaggio perché rimane uno degli
ostacoli più difficili da superare per tutte le AdSP. Senza fondali
non si possono accogliere le navi ma riuscire a fare un dragaggio
richiede un passaggio infinito di autorizzazioni e pareri.
Se vogliamo essere come i paesi del nord Europa, molto spesso
evocati, dobbiamo arrivare anche ai tempi di attuazione dei
dragaggi del Nord Europa. Questa è semplificazione razionale, e
non fuga da controlli e responsabilità.

Servono, inoltre, nuove professionalità, come ho detto prima.
Professionalità che non si trovano sempre facilmente e c
debbono essere correttamente inquadrate per fare attività
complesse. Penso all’ingegneria informatica, all’ingegneria
ambientale, al manager per l’innovazione ma anche all’esperto del
dialogo tra porto città, soltanto per nominare i primi che mi
vengono in mente.

E sul dialogo necessario nei e con i territori, vorrei ricordare che
Porti e città, soprattutto nel contesto italiano, non possono che
procedere insieme nella transizione ecologica e nello sviluppo.
Mai come adesso vi è la necessità di un forte dialogo con i territori,
perché è impensabile che un porto possa svilupparsi in contrasto
con le comunità circostanti e l’ecosistema portuale.
E ritengo che in questo contesto anche il segmento di traffico delle
crociere possa svolgere un ruolo centrale e innovativo.

È anche questo un nuovo ruolo dei porti: generatori di movimento
immediato (crocieristi) e di ritorno delle persone, come turisti,
(poderoso marketing territoriale).
Occorre comunicare con coloro che vivono nei territori intorno ai
porti, adattando talvolta le scelte commerciali ai territori di
riferimento. L’Italia, e il Mediterraneo in generale, sono peculiari e
unici. Il Mediterraneo è un mare piccolo se raffrontato a tutte le
acque del mondo, ma con un’alta intensità di traffico.
La spinta verso la regionalizzazione, dettata da una crisi senza
precedenti, sta in realtà creando nuove opportunità per l’Italia,
che è la seconda potenza manifatturiera d’Europa e l’ottav
esportatore al mondo.
Il nostro Paese è leader nel trasporto via mare a corto raggio nel
bacino del Mediterraneo con una quota di mercato del 38% ed è
leader mondiale per flotta RO-RO, particolarmente adeguata a
questo tipo di navigazione.

Resta da sottolineare come questa tipologia di trasporto, quando
si configura come Autostrade del Mare, attraverso cui i camion
sono sottratti alla strada per viaggiare su nave, rappresenta una
iniziativa di successo del nostro Paese che asseconda anche
l’esigenza di sostenibilità, sempre più al centro dell’agenda politica
globale.
Concludendo, la globalizzazione (spostamento merci da un
continente all’altro) è avvenuta e avviene attraverso il mare (sopra
le navi e sbarca sui territori attraverso i porti) e sarà sempre il mare
a trasportare innovazione e sviluppo, merci e persone. Soltanto
questo basterebbe per definire l’importanza assoluta della
portualità per il nostro Paese, finalmente riconosciuta come
strategica.
Quello che rimane da fare per tutti noi è lavorare per eliminare
possibili ostacoli allo sviluppo e al cambiamento.

Perché la crescita è sinonimo di investimento, ricerca, conoscenza,
studio e formazione del capitale umano. La crescita per essere
equilibrata e giusta deve essere economica, scientifica e anche
etica.
È il momento ideale per uscire dalla sottocultura del vittimismo,
dalle logiche localistiche, per entrare nella grande dimensione del
futuro, investendo anche sul capitale fiduciario (cioè su maggiore
fiducia sociale).
Guardate, a me piace ricordare che nella mia esperienza scolastica
giovanile esisteva il “tema”, formato da due parti, il titolo e subito
dopo la parola magica “svolgimento”. Naturalmente, se ti fermavi
al titolo il tuo voto era pessimo.
Dopo tanti titoli, purtroppo solo titoli, siamo nella fase dello
svolgimento e soltanto tutti insieme, ripeto, facendo sintesi anche
di posizioni diverse, possiamo fare questo svolgimento che dia le
migliori soluzioni per le future generazioni. Lo dobbiamo ai
nostri figli e ai nostri nipoti. Grazie.