Home > Sicurezza > Guardia costiera: la ricerca e il salvataggio della vita umana in mare è un compito prioritario

Guardia costiera: la ricerca e il salvataggio della vita umana in mare è un compito prioritario

Del 23 Maggio 2016

È certamente l’espressione più nobile per rispondere al bisogno di chi è in procinto di perdersi in mare, bisogno del quale il Corpo ha fatto la propria ragion d’essere e che non si abitua alla sconfitta di dover operare, per pietas, nel recupero di corpi esanimi.

Già gli articoli 69 e 70 del Codice della Navigazione, pongono l’esercizio dell’attività di soccorso della vita umana in mare, anche in tal caso, tra i compiti storicamente attribuiti al Corpo delle Capitanerie di porto.

La Convenzione di Amburgo 1979 ed il regolamento di attuazione della legge 3 aprile 1989, n.147 di ratifica, d.P.R. 28 settembre 1994, n.662 stabiliscono che:

– Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti è Autorità nazionale responsabile dell’esecuzione della Convenzione;

– Il Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di porto è l’istituzione nazionale che assicura il coordinamento generale dei servizi di soccorso marittimo (I.M.R.C.C. – Italian Maritime Rescue Coordiation Centre), organismo che esercita la direzione tecnica del dispositivo SAR nazionale.

Il Comandante generale del Corpo delle Capitanerie di porto è delegato dal Sig. Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti all’esecuzione del Piano nazionale per SAR marittimo, che reca, all’allegato B, la ricognizione delle risorse e dei mezzi pubblici e privati impiegabili in concorso.

L’organizzazione territoriale del Corpo delle Capitanerie di porto, completa l’organigramma del SAR nazionale composto dagli equipaggi e dai dispositivi aeronavali del Corpo, dislocati lungo le coste nazionali, a costituire la cd. “maglia SAR”, ovvero il criterio organizzativo di uomini e mezzi, dislocati opportunamente lungo lo sviluppo costiero del Paese, a copertura dello spazio di mare rientrante nell’intera area di responsabilità italiana.

Il criterio che costituisce la “Maglia SAR” tiene conto dell’architettura organizzativa nazionale, distinta in

  • 1 MRCC (Italian maritime rescue coordination centre)
  • 15 MRSC (maritime rescue sub centre)
  • 100 UCG (unità costiere di guardia)

La responsabilità di ciascun elemento di detta organizzazione è affidata al personale del Corpo, consacrando quel concetto di capillarità, vero presidio di risposta sul territorio che è forza, energia, risorsa efficace ed efficiente sui circa 500.000 km/quadrati che costituiscono l’intera area di responsabilità SAR nazionale affidata al Corpo.

La convenzione di Amburgo definisce un assetto degli spazi marittimi per il quale l’area SAR di un Paese direttamente confina con l’area SAR di un altro Stato, senza alcuna soluzione di continuità.

Pertanto, il principio della responsabilità supera, in diritto, ogni possibile incertezza sull’individuazione – ai fini della ricerca e e del soccorso della vita umana in mare – di spazi marittimi che, per altri fini, si possono ripartire in acque interne, mare territoriale ed alto mare.

Quanto sopra è ben fissato nella Convenzione di Amburgo che, non contemplando alcuno spazio marittimo nel quale non sia chiaramente definita la responsabilità di un’Autorità SAR di riferimento, fissa un assetto dell’area SAR di un Paese, quale confine unico ed immediato con l’area SAR di un altro Stato.

Ciò determina la certezza, per ciascun navigante, di individuare l’Autorità responsabile per il soccorro della vita umana in mare.

Quale organo tecnico-operativo dell’Autorità nazionale responsabile, ovvero del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, il Corpo è chiamato ad assicurare l’assunzione diretta della connessa responsabilità, nonché il coordinamento delle risorse – pubbliche e private – disponibili.

Prioritaria la tutela dell’integrità del bene giuridico sottoposto alla propria salvaguardia: la vita umana in mare.