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Il Ministro Musumeci al convegno dei Giovani Imprenditori di Confindustria: “Il Mare non ha paesi, appartiene a chi sa ascoltarlo”

Intervento integrale del Ministro Nello Musumeci a Capri al Convegno dei Giovani Imprenditori di Confindustria oggi 14 ottobre

Del 14 Ottobre 2023

“il mare è entrato nell’agenda di Confindustria prepotentemente. Dopo essere diventato uno degli obiettivi prioritari del governo nazionale. È strano che il mare nel passato abbia costituito un riferimento marginale, quasi accessorio nelle politiche economiche. Della nostra Nazione è diventato protagonista perché può diventare il motore di crescita del nostro paese e  soprattutto  delle regioni deboli.  Si pensi che l’economia del mare, ma sono dati che ha citato il Presidente di Stefano nel suo intervento, che io ho letto e condivido, ieri non c’ero, ero AI Campi Flegrei, a Napoli, dove i problemi non mancano. Lo condivido per intero, parliamo di una di una economia che muove, che muove oltre 160 miliardi di euro con 900.000 lavoratori impegnati quasi 300.000 imprese e  non possiamo non guardare a questa straordinaria risorsa della natura. Tenendo conto che il mercato diventa sempre più competitivo e  noi abbiamo tutto l’interesse a  rendere concreto il rapporto fra pubblico e privato, perché la partita si vince soltanto se c’è una perfetta intesa fra imprenditori animati di buona volontà da una parte e un governo che abbia forte consapevolezza di quanto il mare possa essere una straordinaria risorsa di credito.

Certo, il governo Meloni è nato in 15 giorni e lei immagina quanto difficile possa essere per un leader politico mettere assieme competenze di 10 dicasteri che direttamente o indirettamente, si sono sempre occupati di mare. Quindi l’obiettivo al quale abbiamo guardato era proprio quello di creare intanto, una struttura ministeriale che fosse di coordinamento e di programmazione. A questo serve un ministro per le politiche del mare. Mettere per la prima volta assieme attorno ad un tavolo tanti dicasteri che si occupano di mare, ma che nel passato non hanno mai tra loro dialogato. Ed è quello che ci chiedono gli imprenditori nei passaggi affidati alla burocrazia, non fateci fare la via crucis. I sepolcri, si dice, dalle mie parti  fra le varie fra le varie chiese, un riferimento attorno al quale  il CIPOM, il Comitato interministeriale per le politiche del mare, dove si riuniscono i rappresentanti dei ministeri, si pone un ordine del giorno, si pone un tema, ci si alza da quel tavolo solo  quando su quel tema si è trovata la convergenza.   Gli obiettivi delle politiche del mare sono consacrati e mi ha fatto piacere che il Presidente di Stefano l’abbia citato, sono consacrati nel Piano Nazionale per il Mare. Che il primo strumento di programmazione sul mare, lì,  in circa 200 pagine, abbiamo rassegnato quali sono le potenzialità, quindi gli anelli forti e gli anelli deboli che incontrano gli operatori nel rapporto con il mare. La decarbonizzazione è il passaggio dalla fase del fossile alla fase green, sono sfide assai impegnative. È chiaro che c’è una motivazione forte anche da parte  degli imprenditori, penso per esempio alle moderne navi, penso alle gigantesche navi da crociera, però un’alternativa al combustibile fossile oggi non c’è. E lo dico con evidente amarezza, perché tutti crediamo in una società più green, più sostenibile, ma dalla utopia dobbiamo passare al pragmatismo e alla concretezza. È chiaro, inutile negarlo, il Mediterraneo è un mare che offre è un mare che chiede aiuto, il mio conterraneo Giovanni Verga  che nell’ ultimo 800 e i primi del 900, quel catanese  che è stato uno degli scrittori più importanti, perché ha interpretato il Verismo e ha dato voce agli ultimi  con una  cultura e un sentimento al quale sono molto legato. Cosa scriveva Giovanni Verga: Il mare non ha paesi, appartiene a chi sa ascoltarlo. È mirabile questa frase. Ecco, se noi potessimo ascoltare il mare ci direbbe, sto soffrendo,sono in difficoltà, milioni e milioni di plastiche, in fondo a mare le reti abbandonate, lo sversamento di petrolio e l’atteggiamento piratesco delle navi extraeuropee, che qui naturalmente non sono chiamate ad osservare norme. Tutto questo impone a ciascuno di noi una profonda riflessione su come recuperare questa questo mancato equilibrio. Nè possono servire le aree marine protette che sono una straordinaria risorsa, quando non diventano limiti insuperabili per il razionale sfruttamento del mare. Ecco, tutto questo sta imponendo al governo, quindi al collega Pichetto Fratin, che sta lavorando con grande impegno e dall’altra parte agli imprenditori e ai produttori che sono molto consapevoli della necessità di salvaguardare l’equilibrio biologico del mare, impone per i prossimi 10, 15 anni il raggiungimento di obiettivi che non sempre coincidono con l’imposizione del’unione  europea,

Il virtuosismo dei paesi europei e non c’è, o meglio, non è diffuso senza andare lontano, partiamo dall’Italia, non è che i fiumi che si riversano sul mare siano immuni da contagi o da presenze inquinanti, perché molto spesso i corsi d’acqua diventano il comodo luogo sul quale riversare veleni di alcune attività industriali e produttive. Però se il virtuosismo dei paesi europei. non trova equilibrio con i paesi del nord africa o con i paesi del vicino medio oriente, la nostra è una fatica vana. Ecco perché servirebbe un organismo sovranazionale, vorrei dire sovraeuropeo, l’Onu in questo senso ha già raggiunto un obiettivo importante. Ricorderete tutti, qualche mese fa è stato sottoscritto l’accordo sull’alto mare da parte dell’ONU. Vi partecipano oltre 50 paesi che hanno condiviso la necessità di adottare pratiche virtuose per salvaguardare gli Oceani e il Mediterraneo è un piccolo oceano, se volete è un grande lago, ma fortemente attraversato per il 23% dal movimento delle merci e dei passeggeri nel mondo. Tutto questo naturalmente fa del nostro mare un sorvegliato speciale al quale noi dobbiamo innanzitutto noi italiani, noi che abbiamo l’ 80% dei confini su questo mare, abbiamo il dovere di essere particolarmente attenti e quindi implacabili nei confronti sul piano delle sanzioni, nei confronti di chi non è rispettoso delle regole ed è chiaro che la marineria e tutte le attività legate al mare non possono che omogeneizzarsi a questo obiettivo fondamentale. L’errore dell’Unione europea è quella di ritenere che l’Europa abbia una omogeneità in ogni settore produttivo, economico e sociale ed è sbagliato, perché ogni nazione ha una sua specificità ed è chiaro che le esigenze della Germania o  dei Paesi Bassi non possono essere analoghi ai nostri. Noi dobbiamo spiegare e lo hanno già fatto i nostri parlamentari europei, che l’articolazione del sistema produttivo in Italia non è assolutamente compatibile con gli obiettivi del 2030. Si tratta di essere ragionevoli e di affidare allo Stato membro la possibilità di derogare naturalmente, il che non deve essere una via di fuga, una scorciatoia, ma di derogare per consentire di raggiungere gli obiettivi in questo caso meno Europa. L’Europa ha una funzione di coordinamento assolutamente sacra, che nessuno può mettere in discussione su alcuni obiettivi, ma al di là delle elezioni europee, è chiaro che l’Europa deve tenere conto che fra i 27 Stati membri c’è qualche esigenza specifica della quale non si può non tenere conto. Lo stesso tema, e concludo, è legato all’ efficientamento energetico e qui e qui viene fuori il ministro per la protezione civile, benissimo l’Europa si preoccupa di rendere efficienti le case dei cittadini europei, dobbiamo risparmiare e dobbiamo razionalizzare quello che abbiamo. Ma io vorrei chiedere , in un paese come il nostro, che è fragile per il 91% del suo territorio, diventa prioritario l’efficientamento energetico o l’efficientamento sismico, voglio dire che me ne faccio di una casa efficiente, se con un terremoto di 5.5 quella casa crolla e allora è chiaro che l’Unione europea non può non tenere conto delle esigenze per incoraggiare i cittadini europei e in particolare quelli italiani, a rendere strutturalmente stabili il patrimonio del costruito, perché essendo la nostra una terra ballerina, mi consente chi sta ai piedi dell’Etna o chi sta sui Campi Flegrei prima di pensare al certificato di efficienza energetica, pensa a procurarsi il certificato di efficienza sismica.”