In Italia l’industria italiana del vetro accelera il suo percorso verso la transizione energetica. Obiettivo: rendere l’intera filiera più sostenibile e meno energivora puntando su innovazione e tecnologia.
Un binomio vincente che sta portando già i primi frutti, come sta accadendo in Friuli-Venezia Giulia, in provincia di Pordenone.
Qui ha preso il via un progetto di utilizzo dell’ossigeno nei forni fusori, la cosiddetta tecnologia oxy-fuel, diventato realtà nello stabilimento O-I di Villotta di Chions, consentendo una riduzione del consumo di energia superiore al 38% e delle emissioni di circa l’80%. Un traguardo importante per l’industriavetraria che consuma ogni anno 1,1 miliardi di metri cubi di gas, circa il 2% dei consumi nazionali.
Proprio lo stabilimento friulano, modello di eccellenza di transizione energetica, è al centro della decima tappa della campagna itinerante di Legambiente “I Cantieri della Transizione Ecologica. Verso il XII Congresso Nazionale”, un viaggio che l’associazione ambientalista ha iniziato a fine maggio lungo la Penisola per raccontare quei progetti, cantieri e storie che stanno andando nella giusta direzione puntando su innovazione e sostenibilità ambientale.
Tutte le storie sono raccolte nella mappa interattiva e sul sito cantieridellatransizione.legambiente.it.
La Conferenza Stampa, tenutasi nella giornata di oggi, è stata l’occasione per presentare i risultati ottenuti a seguito del rifacimento dei forni fusori dello stabilimento di Villotta di Chions con la tecnologia Oxy-fuel, progetto realizzato da O-I, azienda parte di Assovetro (Associazione Nazionale degli Industriali del Vetro).
L’incontro, moderato dal direttore di Nuova Ecologia Francesco Loiacono, ha visto la partecipazione di Marco Ravasi, presidente di Assovetro, Alessandro Gardenal, direttore dello stabilimento O-I di Villotta di Chions, DiegoArmellin, vicesindaco di Chions, e Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente.
“La strada che abbiamo intrapreso per centrare gli obiettivi europei al 2030 e 2050 di riduzione dei consumi e delle emissioni dispone – ha dichiarato Marco Ravasi, Presidente di Assovetro – di un portafoglio diversificato di soluzioni tecnologiche: uso diretto di energia elettrica prodotta da rinnovabili, green fuels come idrogeno o biometano, cattura della CO2 ecc.. Oggi grazie ad O-I abbiamo un esempio concreto di quello che il mondo del vetro è già in grado di realizzare, ma tengo a sottolineare come tutti i più importanti Gruppi internazionali sia del Vetro Piano che del Vetro Cavo, tra i quali Pilkington, Saint-Gobain, Verallia, Ardagh, Zignago e Bormioli ….sono estremamente attivi nello sviluppo di queste nuove tecnologie. Parliamo di investimenti consistenti valutati, per la sola decarbonizzazione, in 8 miliardi da qui al 2050.”
“L’Italia – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – è leader nel riciclo del vetro registrando nel 2022 una percentuale di oltre l’80% superando il target fissato dall’UE per il 2030 (75%). Numeri importanti che indicano come il nostro Paese sia in questo settore un vero campione dell’economia circolare. Ora la grande sfida è quella di accelerare il passo nel processo di decarbonizzazione dell’industria del vetro. Per questo l’abbiamo inserito all’interno della nostra campagna “I cantieri della transizione ecologica”, convinti che possa essere d’esempio per tanti altri stabilimenti per fare velocemente e bene la transizione che serve all’Italia”.
A Villotta un cantiere per la produzione di contenitori ad alta efficienza
Lo stabilimento ha avviato la sua trasformazione per la produzione di packaging ad alta efficienza nel 2012, aggiornando i suoi due forni per l’utilizzo di tecnologie di ossicombustione che consentono di aumentare l’efficienza energetica dei forni per la fusione del vetro utilizzando l’ossigeno. Il processo di aggiornamento, durato più di otto anni, ha visto la sperimentazione di tecnologie innovative mai implementate prima. “L’uso di tecnologie avanzate non si è limitato all’ossicombustione” – dichiara Alessandro Gardenal, direttore dello stabilimento O-I di Villotta di Chions. “Altre innovazioni hanno interessato lo stabilimento vetrario, come il riutilizzo “circolare” del calore proveniente dai fumi in grado di preriscaldare il rottame di vetro delle raccolte differenziate prima di immetterlo nei forni di fusione. La maggiore temperatura del rottame in ingresso richiede, infatti, un minor consumo di energia. Anche l‘acqua capace di assorbire il calore di scarto dalle apparecchiature viene utilizzata per riscaldare le aree dell’officina, in un circolo virtuoso a zero sprechi”.
Negli ultimi 50 anni l’industria del vetro, una realtà produttiva con un fatturato di 6,7 miliardi, 30 mila dipendenti diretti e altrettanti dell’indotto, 32 aziende di grandi dimensioni con oltre 60 stabilimenti di fabbricazione e più di 300 aziende di trasformazione di dimensioni ridotte, ha compiuto grandi passi verso la decarbonizzazione del proprio sistema produttivo. L’alleggerimento dei prodotti vetrosi (-30%), la riduzione dei consumi energetici (-70%) e il dimezzamento delle emissioni di CO2 hanno cambiato, inoltre, il volto del settore.
Ulteriori investimenti sono tuttora in atto, ma molto dipenderà anche dalla certezza sui piani e dalle politiche relative alle infrastrutture energetiche nel medio periodo.