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Mar Rosso, minaccia Houthi (Yemen) contro Israele

Italia pronta a tutelare la sicurezza e a garantire la navigazione

Del 21 Dicembre 2023

di Ernesto Pappalardo

Copyright – Marina Militare

La crescita della tensione a livello internazionale in relazione all’area di crisi nella zona palestinese, con particolare riferimento a Gaza, alimenta la massima allerta di tutte le forze occidentali che proseguono il monitoraggio preventivo ora per ora. In questa zona si è registrato un ulteriore focolaio che suscita non poca apprensione anche in Italia. La notizia della decisione del Ministero della Difesa di inviare la Fremm (fregata europea multi-missione) “Virginio Fasan” nel mar  Rosso per tutelare la sicurezza delle rotte mercantili, riesce a dare il quadro della effettiva preoccupazione suscitata dalle minacce che  gli Houthi dello Yemen – sostenuti dall’Iran – hanno messo in campo  che attraverso uno dei loro portavoce hanno ribadito l’intenzione di “effettuare operazioni e attacchi ogni 12 ore alle navi che transitano nel Mar Rosso”. Mohammed Abdul Salam, portavoce del gruppo, ha, poi, specificato che saranno prese “di mira solo le navi destinate esclusivamente a Israele”. Il gruppo yemenita evidentemente concorre a rendere più che concreto l’obiettivo di “aumentare la pressione su Israele affinché fermi la sua aggressione e tolga l’assedio di Gaza”.  Questa dichiarazione di guerra ha concorso a determinare una serie di reazioni da parte delle forze militari occidentali chiamate a garantire alle navi la possibilità di continuare a perseguire le rotte prestabilite e utilizzate da tempo.

Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in video collegamento con il Segretario  alla Difesa Usa, Lloyd Austin, ha riaffermato l’importanza del principio di libera navigazione, “valutato l’impatto sul commercio internazionale e discusse le possibili opzioni per garantire la sicurezza delle rotte marittime al fine di prevenire ripercussioni sull’economia internazionale, con pericolose dinamiche sui prezzi delle materie prime”. E’ proprio questo il rischio che l’Italia – con gli altri Paesi dell’arcipelago internazionale in contrasto con quelli dell’area in contiguità territoriale con Israele, la Striscia di Gaza, la Giordania e tutto il bacino geografico nelle vicinanze dell’area bellica in Medio Oriente – corre e intende in tutti i modi evitare. “L’Italia farà la sua parte – ha sottolineato il ministro Crosetto – insieme alla comunità internazionale per contrastare l’attività terroristica di destabilizzazione degli Houthi, che è stata già condannata pubblicamente, e per tutelare la prosperità del commercio e garantire la libertà di navigazione e il diritto internazionale”.

“È necessario aumentare la presenza nell’area al fine di creare le condizioni per la stabilizzazione, evitare disastri ecologici e prevenire, inoltre, una ripresa della spinta inflazionistica”, ha aggiunto il Ministro Crosetto che ha assicurato al Segretario alla Difesa degli Stati Uniti il massimo impegno che nel caso specifico si caratterizza in un’operazione che tende a confermare il processo di stabilità, a prescindere dalle condizioni che vengono manifestate da parti consistenti degli schieramenti in campo.

Le diverse variabili economiche, che interagiscono in maniera costante con l’area al centro dell’attenzione, sollecitano la necessità di tutelare e sostenere in primo luogo procedure accelerate in grado di mettere in campo, in maniera preventiva e continuativa, azioni a difesa del patrimonio ecologicamente rilevante, ma, nello stesso tempo, di contrastare e contenere un’eventuale ripresa della spinta inflazionistica.

Occorre ricordare che l’Italia aveva già previsto l’invio della fregata europea multi missione “Virgilio Fasan” della Marina Militare per il prossimo mese di febbraio nell’ambito dell’operazione anti-pirateria denominata “Atlanta” (il 24 dicembre era in programma l’attraversamento del canale di Suez). Gli Houthi in Yemen – sostenuti dall’Iran – da dieci anni possono essere annoverati tra le principali riserve militari del Paese arabo. Fin dal 2014 controllano la capitale Sanaa e anche tutti i ministeri.

L’Italia fa parte, in materia costante, dell’operazione “Atalanta” alla quale partecipa dal 2009 con altri Paesi, in supporto esterno alla missione diplomatica europea che prevede il pattugliamento delle zone marittime tra il mar Rosso, il Golfo di Aden e l’Oceano Indiano, proprio per proteggere il transito delle navi mercantili. In termini di calcoli specifici, per quanto riguarda il petrolio, per esempio, in quella zona passa il 10% del prodotto a livello mondiale, come pure  il Mar Rosso costituisce una vera e propria rotta privilegiata in relazione al gas liquido. Per queste motivazioni, quindi, la situazione richiede un costante monitoraggio sia per garantire la massima sicurezza che prevenire ogni azione militare da parte del fronte dedito alle incursioni contro Israele.

“Gli attacchi dei gruppi yemeniti Houthi, sostenuti dall’Iran, nel Mar Rosso sono una minaccia per il commercio internazionale” ha più volte ribadito il Pentagono. 

Il pressing degli Houthi sta provocando una suggestiva ma drammatica istantanea aerea di navi ferme in rada al di fuori del Canale. Domenica scorsa, ad esempio, la Cosco Galaxy ha temporaneamente sospeso il proprio viaggio poco prima di entrare nell’area minacciata dagli Houthi e diverse navi di ONE e HMM sono già state dirottate verso l’Africa.

In questa difficile situazione, assumono particolare rilevanza i prevedibili riflessi negativi sui flussi di navigazione delle navi – il transit time risulta in molti casi già effettuato – per il canale di Suez, con conseguenze molto pesanti (almeno 10 giorni in più) per arrivare in Asia dall’Europa attraverso Capo di Buona Speranza. E’ ipotizzabile, quindi, che le tariffe di trasporti (oltre l’offerta di stiva) ne subiranno le conseguenze. Il costo per traslocare merci è destinato ad aumentare non poco e senza possibilità di alcuna forma di controllo. Se si considera che quotidianamente il canale di Suez è attraversato da una cinquantina di navi portacontainer, si comprende bene la preoccupazione degli operatori: attese tariffe (per contenitori di almeno quaranta piedi) pari a quattro volte quelle abituali, più o meno sulla base del valore degli scorsi anni.

Ernesto Pappalardo , giornalista professionista per Economia del Mare Magazine.