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Maria Grazia Cucinotta: “Il mare per me è una strada, non un confine”. Intervista all’attrice internazionale che torna al cinema l’11 aprile

Economia del Mare incontra l’attrice siciliana sul grande schermo con “Gli Agnelli possono pascolare in pace” di Beppe Cino. Una storia di confini e di popoli

Del 5 Aprile 2024

di Angela Iantosca

Uscirà al cinema l’11 aprile “Gli Agnelli possono pascolare in pace” scritto e diretto da Beppe Cino (qui il trailer https://youtu.be/YmZxTbbIkQ4?). In concorso al Bif&st Bari International Film & Tv Festival 2024 nella sezione competitiva Italia FilmFest 2024/Nuovo cinema italiano, quella raccontata dal film è una storia che ci porta in Puglia e che “affronta – come spiega il regista – una tematica urgente del nostro presente, quella del confine, su cui si scontrano tutti i popoli di ogni razza e da sempre”.

Il titolo, che si ispira alla sonata di Bach 208 “Le pecore possono pascolare in pace”, vuole sottolineare come le vittime sacrificali per antonomasia possano crescere e trovare l’opportunità di un nuovo equilibrio.

Prodotto dalla Draka Production di Corrado Azzollini, con il contributo della Apulia Film Commission e distribuito dalla Draka Distribution, il film è stato girato interamente in Puglia, a Molfetta e vede, accanto ai protagonisti Maria Grazia Cucinotta, nel ruolo di Alfonsina e Massimo Venturiello nel ruolo del fratello Saverio, Tiziana SchiavarelliUmberto SardellaRossella LeoneDante MarmoneValentina Gadaleta.

In occasione della presentazione del film a Roma, presso il Cinema Caravaggio, noi di Economia del Mare abbiamo incontrato la protagonista femminile, Maria Grazia Cucinotta che si è detta felice “di tornare a lavorare con Beppe Cino, regista e poeta visionario che riesce a trasformare tutto in magia, senza rinunciare a messaggi precisi e forti”.

Con lei, abbiamo riflettuto sul mare, sulla sua funzione, spesso inteso come confine, ma nella realtà strada da attraversare, conoscere ed esplorare.

Quale è il tuo rapporto con il mare?

“Il mare è la mia vita. Al mare mi cambia il colore degli occhi. Mi cambia la pelle. È nel mio Dna. Sono cresciuta lì, sul mare, e lui mi dà qualcosa in più che non ti so spiegare, perché è qualcosa di innato. Appena sento l’odore del mare, cambio. Non solo quello siciliano, ma quello italiano. Solo in Italia mi capita”.

Il mare a volte è confine, a volte strada.

“Il mare per me è una strada. È stata una strada per tanti. È stata una strada che ha portato a scoperte, commercio, ad arricchirsi attraverso la conoscenza e il confronto con gli altri. Ma il mare è anche morte. Perché ne abbiamo viste tante di persone che non ce l’hanno fatta e che erano solo in cerca della libertà. Perché al di là di tutto, chi parte pensa di andare a vivere in un mondo migliore, pagando per poi ritrovarsi a viaggiare su delle barche di carta e a rischiare la vita senza poter tornare indietro. Spesso partono con la morte nel cuore e a volte con la morte che li aspetta. Finché ci sarà business su queste persone, non si smetterà mai. Basterebbe creare delle condizioni, degli spazi dove nessuno sia costretto ad andare via. La soluzione potrebbe essere lavorare in quei territori. È logico che dove c’è guerra il primo pensiero è andare via. Ma ognuno dovrebbe essere accolto in un territorio che ha il potenziale di migliorarti la vita. L’Italia non ha più questo potenziale, neanche per gli italiani stessi. È un paese saturo, è diventato un museo senza iniziative. Vedo tanti ragazzi che tornano e ricominciano dalla terra, dal grano, dalle vite, dall’agricoltura”.

Anche tu sei una migrante.

“Sono partita dalla Sicilia a 18 anni e ho vissuto in giro per il mondo, anche 10 anni a Los Angeles e da 18 anni lavoro con la Cina. Sono una migrante tuttora, perché una persona che parte è migrante per tutta la vita”.

Quale è lo sguardo meno escludente tra quelli che hai incontrato?

“Quello della Cina. Ho scoperto che sono molto simili ai siciliani. Mi sono sentita a casa con loro. Mi hanno accolta, mi hanno dato la possibilità di realizzare parole. È uno dei Paesi che amo di più”.

Nostalgia è una parola bellissima, che dentro di sé ha il dolore e il ritorno, non a caso quello di Ulisse è il racconto di un nostos. È qualcosa che senti anche tu?

“Non sono nostalgica perché ho ancora la possibilità di poter rimediare a quella nostalgia. Perché se provo quel sentimento, posso andare verso quel qualcosa che me lo fa provare. La nostalgia, per me, è più un desiderio di arrivare, è un punto di arrivo, è un desiderio di futuro. Sono molto curiosa per natura. Il passato è quello che sono, lo conosco già: io sono curiosa di scoprire cosa mi riserva il domani”.

Che cosa è per te casa?

“Casa è il posto dove c’è il bene più prezioso, la mia famiglia, mia figlia. Ma casa mia, l’unica casa, è Messina, dove c’è mamma, a Camaro San Paolo. In tutte le altre case sono ospite!”.

Foto Ufficio Stampa 361comunicAzione