Home > Cultura > Museo del Mare di Napoli: per Pietro Spirito non c’è più tempo per indugiare

Museo del Mare di Napoli: per Pietro Spirito non c’è più tempo per indugiare

Entro 4 mesi il progetto esecutivo da presentare al Ministro Delrio

Del 27 Gennaio 2017

“Senza i trasporti non avremmo avuto la globalizzazione”: – si apre così il discorso conclusivo del Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale Pietro Spirito in occasione della presentazione del progetto del Museo del Mare di Napoli. “Oggi i trasporti tornano nel cuore del mondo. E Napoli è centro di storia e cultura di mare. Uno dei driver fondamentali della storia e del possibile futuro di questa città è il mare. E ne dobbiamo parlare. 

Perché Napoli senza il mare semplicemente non è. 

Quando il mare era al centro delle attività della città, Napoli era al centro della storia. Con la crisi del porto, Napoli si è chiusa in se stessa. 

I porti sono le finestre sul mondo. Se non apriamo le finestre Napoli muore di asfissia”. 

“L’idea del Museo del Mare” – ha proseguito Spirito – nasce nel 1996 e viene ripresa nel 2004, ma dopo di allora la città ha saputo mettere in sonno il progetto.

Se sono tornato a Napoli dopo 30 anni è perché voglio fare qualcosa, anche perché le cose si fanno con il sostegno delle istituzioni.

Il Governo, nella persona del Ministro Delrio, si è impegnato a finanziare il progetto definitivo di riqualificazione del waterfront del Porto di Napoli. Purché ci sia un progetto serio e completo.

In 2 mesi termineremo lo studio preliminare e in 4 mesi avremo il progetto esecutivo. Entro l’anno poi lanceremo la gara per il Canino. 

Non mi piace la definizione di museo, che dà l’idea di qualcosa di polveroso.

Questo luogo deve essere una congiunzione sapiente tra storia, cultura e impresa, avendo al centro il mare. 

Preferisco il concetto dinamico di un luogo che deve mutare nel tempo.

Abbiamo, dunque, una parte il cantiere fisico ma dall’altra un cantiere culturale da portare avanti.

Per questo ritengo essenziale che sia costituito un comitato di esperti di livello internazionale.

Per garantire la sostenibilità del progetto, dobbiamo inevitabilmente creare attività commerciali legate al mare; tutto ciò che naviga intorno all’Economia del Mare e che darà reddito agli aspetti culturali.

È necessario che il privato garantisca efficienza della gestione e sostenibilità.

L’Università Parthenope ha un’esigenza di concentrare le attività legate all’Economia del Mare all’interno di questo edificio e sono certo che troveremo una soluzione. Napoli ha tra i più grandi armatori del mondo e vogliamo non farli dialogare con la ricerca?

Si tratta di un’opera importante, impegnativa, anche perché lavoreremo con il porto in funzione.

Ma non ci possiamo permettere il tempo dell’indugio. Alcuni interessi economici hanno bloccato lo sviluppo del waterfront.  

La vergogna di avere questa situazione non ce la possiamo più permettere. Anche il molo Beverello deve far parte di questo progetto. Noi accogliamo 6 milioni di persone sotto le tettoie. 

E’ il momento di mettere finalmente qualcosa a terra”.