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Nina Soldano: “Nella fiction sono proprietaria di cantieri navali. Nella realtà non ho una nave e neanche un gommone, ma il mare è il mio rifugio”

Nina Soldano, la Marina di "Un Posto al Sole" si racconta ad Economia del Mare: il sogno di fare l'attrice, l'amicizia con Riccardo Polizzy Carbonelli, la passione per il mare, la vita sul set e quella imprevedibilità del suo personaggio amato anche dai bambini

Del 16 Novembre 2023

di Angela Iantosca

Ho scelto il Caffè Napoli della stazione di Milano Centrale per fare questa intervista. E poi un buon caffè e una sfogliatella (ottima) da gustare in attesa di sentire Nina Soldano, una delle protagoniste più amate e appassionanti di “Un Posto al Sole”, la soap della tv italiana in onda su RaiTre da 27 anni e ambientata nel capoluogo campano: tra i suoi vicoli più difficili, ma anche negli eleganti locali che si affacciano sul mare, tra le bellezze artistiche e l’ormai iconico, nonché internazionale, Palazzo Palladini, nel quale recentemente qualche fortunato ha potuto alloggiare per una notte accolto dal portiere Patrizio Rispo, in arte Raffaele Giordano, di cui lei, l’elegante Marina Giordano, è parente.

Noi abbiamo deciso di chiacchierare con lei anche perché ‘proprietaria’ dei Cantieri Palladini (nella finzione, si intende!), confessando dal primo istante la mia passione per questa soap che ha il coraggio di affrontare molti temi di estrema attualità, senza retorica e inutili buonismi.

Cominciamo da Marina. In questi venti anni, da quando sei entrata tra i protagonisti della serie, il tuo personaggio ha vissuto molti momenti diversi, diventando più dolce, a volte, più materna, più calma, ma sempre forte e determinata, fragile e ribelle. In definitiva imprevedibile.

“In venti anni il mio personaggio è cambiato tantissimo. Diciamo che va a fasi alterne. A volte è nonna, a volte imprenditrice, a volte manipolatrice, stratega, moglie… Molto imprevedibile tanto che, ad oggi, non so dirti fin dove si spingerà: sarà più docile o perfida? Ci sono delle cose che non posso anticipare, ma posso garantire che questa fase che sto raccontando, lavorativamente parlando, che vedrete in tv da qui ad un paio di mesi, non ti nascondo che è tosta! Marina è davvero un animale imprevedibile e indomabile. La devi amare a prescindere. Però devo dire che si fa volere bene, perché tutto ciò che fa è per prendere ciò che è suo! Lei non nasce così, ma si comporta così per difendere il suo mondo. Per questo viene amata dal pubblico: lei può fare qualsiasi cosa e il pubblico la perdona!”.

E tu la ami?

“Nina la può solo amare! L’ho amato dall’inizio, dalla prima lettura di sceneggiatura. Venti anni fa mi sono domandata dove sarebbe andato questo personaggio e, grazie anche alla complicità degli sceneggiatori, siamo arrivati a far vivere a Marina delle corde non mie, ma che potevo toccare tranquillamente a livello recitativo. Ogni anno è una scommessa che vinciamo, grazie anche alla grande empatia con il pubblico. Ed ora Marina è amata anche dai bambini: avere a che fare con i bambini che ti amano alla follia, che non mi vedono così malvagia, che non hanno paura di me, beh ho fatto bingo”.

Il tuo personaggio, nel corso di questi venti anni, è stata anche vittima spesso di violenza, non solo fisica.

“Marina ha subìto tantissime violenze, anche psicologiche e, per debolezza, è anche crollata nell’alcol. Quello della violenza è un discorso oggi ancora molto difficile da affrontare. Io vorrei che tutto fosse diverso, che tutto rientrasse, che le donne non subissero più ciò che continuano a subire anche ora: mentre io e te parliamo ci sono donne che vengono violentate non solo fisicamente. Noi come facciamo a esprimere un pensiero che sia di ribellione, a fare qualcosa in più. È difficile: dovremmo mettere in mezzo le istituzioni. E quello che posso provare io è rabbia, ma anche tenerezza. Rabbia per questi uomini bastardi che si sentono grandi nel rendere piccole le donne. Ma le donne nascono donne e non a caso hanno la possibilità di poter partorire, un qualcosa che è già una potenza in più. Credo che siamo riuscite a trovare una via di riscatto, ma il percorso è ancora molto lungo. Bisogna combattere e resistere, essere presenti nel momento in cui è necessario esserci e fare la voce alta. E lo deve fare un personaggio noto e un politico e nella speranza e con la speranza che qualcosa di buono venga fuori di anno in anno. Dovrebbero esserci altre leggi, migliori e non leggi fatte a singhiozzo. Ecco credo che non dovremmo perdere il fuoco, questa è la cosa: non perdere il fuoco”.

Foto Ufficio Stampa “Un Posto al Sole”

Tu nella fiction sei proprietaria dei cantieri Palladini: come ti trovi in questo ruolo?

“Devi sapere che mi diverto molto, perché io dei tecnicismi navali non ne capisco nulla, quindi per essere credibile studio moltissimo, in modo che il pubblico veda una persona che sia centrata in quel ruolo, che sembri naturale nel parlare di un mondo che non conosco. Mi inorgoglisce molto sembrare una esperta anche se non so di cosa sto parlando. Mi viene da sorridere perché per me il mondo delle barche consiste nelle gite con i miei amici. Per il resto non ho una nave, non ho un motoscafo e non ho un gommone!”.

Cosa c’è di te in Marina?

“Nella vita sono altrettanto precisa, molto meticolosa, a volte un po’ fastidiosa per il mio essere perfetta. Quindi quando vedete la Marina super precisa, quella sono io!”.

Vivere per molto tempo nei panni di un personaggio non provoca uno sdoppiamento di personalità?

“No! Perché altrimenti dovrei andare da un analista! A volte sento qualcuno che dice di far fatica ad uscire da un personaggio. Io no, sono serena: quando esco dal set, esco anche da Marina! Aborro tutto ciò che si mescola, la fiction e la realtà. Di Marina sicuramente mi piace la grinta, il suo esser diretta, che è un po’ come me. Io sono passionale, grintosa, mi metto in discussione, sono leale, non mi nascondo, sono empatica e accogliente. E se mi sbuccio le ginocchia, poi mi alzo e vado avanti. Poi certo quando Marina impugna una pistola non la capisco… ma è fiction”.

Nella foto con l’amico Riccardo Polizzy Carbonelli che nella fiction interpreta Roberto Ferri, suo marito – Foto Ufficio Stampa “Un Posto al Sole

Che rapporto si crea tra attori che da tanto tempo condividono lo stesso set?

“Il rapporto che abbiamo tra di noi è un rapporto familiare, con tutto ciò che può capitare in una famiglia. A volte ci sono alti a volte bassi. Ma siamo un gruppo che ha un unico obiettivo: raccontare il prodotto nei migliori dei modi. C’è un grandissimo rispetto tra di noi. Detto questo è sicuramente più facile andare a mangiare una pizza con Riccardo Polizzy Carbonelli (l’attore che interpreta Roberto Ferri – ndr), piuttosto che con l’attrice che interpreta Silvia, che ha la sua vita e i suoi figli. È ovvio che sia così…”.

Come è una giornata tipo sul set?

“Arrivo sempre prima della prima convocazione. Se devo essere negli studi alle 8, io arrivo alle 7,30. Faccio colazione, poi trucco e parrucco. Fuori dal mio camerino trovo le scene con gli ultimi aggiornamenti di copione e poi si va sul set. Salto sempre il pasto a pranzo, perché altrimenti mi verrebbe sonno. Quindi vado dritta fino alle 19. Se poi sono sul set insieme a Riccardo, al termine della giornata, ci andiamo a mangiare uno spaghettino o una pizza, altrimenti me ne vado in albergo e poi mi faccio una call con mio marito che vive a Roma”.

Hai rinunciato a qualcosa per “Un Posto al Sole”?

“No, perché ogni volta che mi è arrivata l’occasione, la Fremantle (azienda produttrice di “Un Posto al Sole” – ndr) mi ha sempre dato la possibilità di farlo. È solo questione di organizzazione. Comunque diciamo che professionalmente sono più che soddisfatta e negli anni ho preso parte a diversi film e serie. Ho anche partecipato al programma di Milly Carlucci “Notti sul Ghiaccio” e il prossimo anno andrà in onda un’opera prima di Michela Giraud della quale è sia regista che protagonista! Certo non è arrivato ancor il kolossal, ma se dovesse capitare, ti chiamo! Comunque sono molto contenta, grata. Fare Napoli-Roma non mi stanca, la vita in albergo la faccio da 40 anni e non mi pesa. Faccio un lavoro che amo e che sognavo da ragazzina. Da un gioco è diventato una professione. Sono appagata… Se chiudo gli occhi e mi vedo a 20 anni, rivedo Riccione, il luogo in cui abitavo, poi sono arrivata a Roma con il desiderio di fare questo mestiere, senza sapere l’evoluzione che avrebbe avuto. Ora posso dire che ho realizzato ciò che ho desiderato. Certo da ragazzina volevo fare solo cinema, ma si è aperta la porta della tv e va benissimo!”.

Foto Ufficio Stampa “Un Posto al Sole”

Che rapporto hai con il mare?

“Simbiotico! Io vivo per il mare. Forse perché ho vissuto a lungo in una località di mare, Vieste, sul Gargano e poi a Riccione e ora a Roma. Quindi per me ora il mare è quello di Fregene che sicuramente non è il Salento… ma almeno è mare. Comunque ho un rapporto fortissimo con il mare. Da ragazzina d’inverno andavo in riva al mare da sola per guardare l’infinito. Questo lo faccio anche ora, a 60 anni: vado e mi tuffo. Il mare è energia, ramo il rumore delle onde che mi coccola. Ora per esempio, mentre ti parlo, sono a Riccione e sto guardando il mare!”.

Un luogo in cui ami rifugiarti?

“Posso stare anche a Napoli in albergo e considerarlo quello come un rifugio non fisico. Comunque, se ti devo indicare un luogo, ti direi il mare! Sempre: calmo, agitato, mosso, illuminato dalla luna o dal sole… Il mare”.

Foto Ufficio Stampa