Ponte sullo Stretto. Se l’Italia fosse un paese civile, difronte alle priorità e alle emergenze che deve affrontare e a uno squilibrio nei conti e in una spesa pubblica che è totalmente fuori controllo, anche solo rilanciare l’idea di questa opera equivarrebbe a una bestemmia.
Al di là delle motivazioni politiche-referendarie, viene da porsi un interrogativo. Per chi verrebbe costruito questo ponte? Non certo per un autotrasporto che sta scomparendo, che è annientato dai debiti e che sopravvive solo operando ai margini della legalità. Non certo per un autotrasporto letteralmente abbandonato a se stesso in un paese che continua a trasportare più dell’80% delle merci su strada e che consente un sistematico degrado di questa filiera, preda della criminalità e dell’illegalità e diventata (come purtroppo i media documentano quotidianamente) una bomba sulla sicurezza grazie al fatto che il “minor costo possibile” dei servizi di trasporto, ormai senza tutele e controlli nei confronti di chi commissiona tali servizi, schiaccia inesorabilmente sulla strada la costante destrutturazione settoriale e quindi sociale.
Su quel ponte viaggerebbero Tir guidati da extra comunitari con dieci patenti, Tir con treni di gomme al limite dell’esplosione, insomma Tir guidati per ore usurati insieme ai loro conducenti. Tutto questo perché non ci sono le capacità di strutturare un sistema più economico e lungimirante dell’infrastruttura del mare. Infatti, almeno per quanto riguarda la movimentazione delle merci da e per la Sicilia-Calabria, sarebbe molto meno costoso, anche se richiede un management politico adeguato, finanziare startup di aggregazioni di imprese per rafforzare attività alternative al tutto-strada.
Parlare in questo paese (lo stesso che ha rinunciato alle Olimpiadi rendendo pubblica la sua impotenza a combattere illeciti, appalti truccati e corruzione) di Ponte sullo Stretto non ipotizzando neppure una verifica sul campo su quali sono i reali flussi di traffico attesi da economie in declino come quella del Mezzogiorno, significa tutto meno che sviluppo.