“Buona notizia quella dell’approvazione finale da parte del Consiglio Ue della legge sul ripristino della natura (Nature Restoration Law)”, dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente.
“Uno dei provvedimenti-simbolo dell’agenda verde europea che, dopo uno stallo di più di due mesi, riesce a raggiungere un traguardo finale e che fisserà obiettivi giuridicamente vincolanti per ripristinare il 20% degli ecosistemi terrestri e marini degradati dell’UE entro il 2030 e tutti gli ecosistemi entro il 2050 – prosegue Ciafani -.
Ma se questa notizia rappresenta una vittoria per la tutela della biodiversità e per il Green Deal europeo, ci lascia con l’amaro in bocca il voto contrario dell’Italia (insieme a Ungheria, Polonia, Paesi Bassi, Finlandia e Svezia).
E sono molto lacunose le motivazioni dell’opposizione associabili agli impatti negativi del Regolamento sul settore agricolo dell’Unione europea, in termini di accrescimento di oneri economici e amministrativi. Il Governo italiano, superando la sua visione miope, per affrontare la crisi ambientale e realizzare la transizione ecologica dei territori, adotti la legge al più presto introducendo direttive da tradurre velocemente nei Piani di attuazione nazionale, fissando obiettivi misurabili che riguarderanno il recupero e ripristino di diversi ecosistemi, dalle foreste agli ecosistemi marini, nonché gli ambiti agricoli e urbani”.
“L’approvazione della Nature Restoration Law, nonostante sia stata rivista al ribasso rispetto agli obiettivi originari e sia poca ambiziosa, è importante perché batte le forze negazioniste del Green deal UE”, aggiunge Stefano Raimondi, responsabile biodiversità di Legambiente.
“Ma soprattutto perché – continua Raimondi – rappresenterà uno degli elementi chiave della strategia dell’UE sulla biodiversità richiedendo anche obiettivi vincolanti per ripristinare gli ecosistemi degradati, in particolare quelli con il maggior potenziale per catturare e immagazzinare il carbonio e per prevenire e ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici.
Nello specifico per raggiungere gli obiettivi fissati i paesi dell’UE devono ripristinare entro il 2030 almeno il 30% degli habitat coperti dalla legge, portandoli da cattive a buone condizioni, come foreste, praterie, zone umide, fiumi e laghi, e il 90% entro il 2050. Aassicurandosi che tali zone non si deteriorino una volta ripristinate”.