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Assemblea Confitarma, l’intervento di Graziano Delrio

"Nel mondo del mare l'Italia troverà una risorsa vera"

Del 27 Ottobre 2016

“Ringrazio il presidente Grimaldi soprattutto perché siamo stati insieme in questi due anni per cercare di dare al sistema della portualità quell’importanza che io credo abbia e meriti.

Ho spesso citato la frase “la geografia è destino”, e la geografia è destino per l’Italia, nel senso che il mare che abbraccia la nostra penisola dice a tutto il Paese che i problemi del mare sono quelli di tutto il Paese, che il mare è cultura, è destino, è futuro oltre a essere passato, che le nostre città che si affacciano sugli 8.000 km di costa rappresentano davvero una risorsa insostituibile con i loro porti, a patto che sappiano vedere al meglio quali sfide chiama il futuro.

La geografia è destino ma il destino lo si costruisce se si sanno cogliere le opportunità. E da qui siamo partiti, grazie anche al lavoro dei parlamentari, a cui devo dare atto che in queste settimane di scelta dei presidenti delle autorità portuali non mi hanno mai disturbato, dimostrando rispetto per questa scelta tecnica. C’è una politica buona e ogni tanto va ricordato. Ho trovato in ogni parte politica un profondo senso di rispetto per questa riforma.

Siamo in un momento non facilissimo e lo ha ricordato il presidente Grimaldi.

Per Il fallimento delle cinque compagnie tra le prime al mondo ma anche per altri aspetti, lo dico a Vincenzo Boccia, perché noi abbiamo problemi con le banche ma li hanno anche i tedeschi con 5 landers bank che sono esposte per oltre 60 miliardi nell’ambiente transhipment e container. C’è un rischio grosso del sistema finanziario tedesco perché ha dato crediti molto superiori alle loro capacità. Quindi è una crisi che non riguarda l’Italia, ma tutto il mondo e tutto il sistema.

Ma un sistema come il nostro, che voi avete sempre denunciato come più debole per dei ritardi storici, ha bisogno di fare un salto di qualità ed è questo il motivo per cui abbiamo messo mano alla riforma.

Le riforme non si fanno per il gusto di farle. Le riforme si fanno quando il Paese ha bisogno di fare un salto di qualità.

La semplificazione burocratica-amministrativa che noi proponiamo nei porti e che ha dentro nello sportello unico doganale e dei controlli uno dei suoi elementi fondamentali, si collega al tema della semplificazione che riguarda tutto il Paese. Per questo entro il 2017 ci saranno 10 milioni di identità digitali a casa degli italiani.

La riforma della pubblica amministrazione deve essere un elemento di competitività. Gli Stati Uniti hanno guadagnato più di un punto percentuale di PIL digitalizzando la pubblica amministrazione e la Germania con la fatturazione elettronica si è calcolato abbia risparmiato oltre 4 miliardi di euro. Quindi stiamo parlando di una direzione del Paese che non è il gusto del nuovo per il nuovo ma la necessità di incrociare le esigenze di coloro che operano, perché la filosofia del governo in questa riforma come nelle altre riforme si basa su due principi fondamentali: chiarezza delle responsabilità e autonomia.

Non voglio sfuggire alle interessanti e benevole provocazioni del presidente Grimaldi. Per noi chiarezza di responsabilità vuol dire non che la politica entra dentro i porti e vuole comandare da sola ma che facciamo un consiglio di amministrazione snello in cui la nomina è certamente di parte ministeriale, regionale e cittadina ma in cui scegliamo caratteristiche tecniche professionali di alto livello. Quindi non è un modo per riciclare politici. E’ un partenariato forte con le imprese, all’europea, dove le imprese decidono insieme a noi le strategie ma non sono impegnati nella gestione operativa quotidiana, quella che ha portato oltre 700 membri nei comitati portuali e quindi ha bloccato la rapidità e l’atteggiamento imprenditoriale. Quindi chiarezza di responsabilità ma anche grande autonomia. Noi vogliamo essere al fianco degli armatori, delle imprese. Le riduzioni delle tasse e le semplificazioni amministrative vogliono dire una cosa semplicissima: se avete gambe per correre correte e cerchiamo noi di non essere di ostacolo.

Da questo punto di vista presidente, il suo grido allarmato sul provvedimento del registro è un grido che cerchiamo di tenere in considerazione anche in questi ultimi passaggi, cercheremo assolutamente di valutare fino in fondo tutte le implicazioni. Noi abbiamo, non promosso ma seguito questo iter pensando che potesse aiutare l’occupazione. Le vostre critiche sono molto puntuali e cerchiamo di approfondire anche in queste ore con il parlamento. Cercheremo di trovare una soluzione speriamo nell’ottica di fare del bene alle nostre imprese e non di creare complicazioni.

Io credo che le scelte che abbiamo fatto nell’ambito della riforma e che adesso cominciano a vedersi, perché c’è stata la questione della governance ma ci sono stati molti altri passi: il fatto che i porti italiani abbiano un sistema informatizzato per il movimento e il riconoscimento delle merci, un ampio investimento sulla digitalizzazione del nostro settore, un ampio investimento sull’ottima performance che già l’agenzia delle dogane fa e deve essere rafforzata semplificando questi 113 provvedimenti amministrativi che prima ci chiudevano e poi una scelta strategica di vedere la portualità dentro il Sistema Paese. La competitività dei porti non dipende solo dalla sburocratizzazione, dalla velocità con cui facciamo il pre-clearing, che pure è diventato un elemento di forza negli ultimi anni o da come è organizzato il consiglio di amministrazione. Il sistema dei porti proprio perché è legato al sistema del paese ha bisogno di avere insieme ad esso una riforma dell’accessibilità, ha bisogno di essere pensato in una politica generale della logistica dei trasporti. Quanti sono i costi indotti sulle imprese dall’inefficienza della logistica italiana? Quando Vincenzo Boccia ha paragonato l’Italia alla Germania, ha omesso di dire che se avessimo l’efficienza della logistica della Germania noi saremmo sopra a loro, perché secondo le stime più conservative noi produciamo di inefficienza logistica 12 miliardi all’anno e quindi è una quantità di denaro enorme, le stime complessive vanno oltre i 40 miliardi.

Non è pensabile che dal 90% dei nostri interporti passi il 10% della nostra merce. E’ per questo che noi abbiamo lavorato in questo anno e mezzo non a produrre la riforma ma quello che la rende visibile, con delle scelte strategiche chiare. Questo Governo fa una scelta politica chiara scritta nei documenti e approvata nel piano: spostare le merci dalla strada al ferro al mare, spostare il 50% delle merci che viaggiano oltre i 300 km nei prossimi 3 anni dalla strada al mare. Per questo è così importante che questo settore sia competitivo e sia capace di offrire, come è stato capace in questo ultimo anno e lo ringrazio molto per questo, perché il traffico ro-ro è stato uno dei punti di forza del sistema marittimo ed economico italiano. Abbiamo visto dei miglioramenti notevolissimi, penso al fatto che a Taranto sono arrivate le prime navi ro-ro, penso al potenziamento vero dei traffici tra un porto e l’altro. Noi riceviamo ogni giorno queste notizie che rallegrano molto il cuore del ministro perché dicono che c’è una condivisione anche da parte degli autotrasportatori, ha fatto bene il presidente Grimaldi a sottolinearlo, che hanno accettato una riduzione degli incentivi sui loro mezzi per promuovere marebonus e ferrobonus. Solo una velocità europea desolante non ci ha consentito ancora di essere in tempo, perché l’Europa che è casa nostra e io dico sempre che noi siamo come marito e moglie e quindi se la casa è tenuta male dipende da entrambi, ma ci sono dei giorni in cui uno vorrebbe che le cose procedessero diversamente. Noi vediamo che abbiamo una velocità di risposta immediata su alcune questioni, un’attenzione maniacale su alcune questioni decimali, mentre non abbiamo un’attenzione altrettanto maniacale per promuovere l’economia reale, l’occupazione reale, gli investimenti reali. Se avessimo la stessa velocità nel promuovere gli investimenti che abbiamo nell’analizzare i documenti credo che sarebbe davvero straordinario. L’Italia fa questa battaglia in Europa per l’economia reale.

Con un mezzogiorno dove c’è una disoccupazione giovanile che supera il 35%, non si può pensare che un Paese così rinunci a fare investimenti per le imprese e pubblici. E quindi c’è una strategia piena di scegliere lo spostamento delle merci e di privilegiare la logistica. I tavoli che abbiamo attivato sulla logistica al ministero, sugli interporti e soprattutto il fatto di coordinare tutte le politiche.

Il porto di Ancona ha un limite nel suo sviluppo che è la sua accessibilità, il porto di Livorno aveva un limite nel suo sviluppo che era l’investimento ferroviario che adesso è quasi completato, il gateway ferroviario di Gioia Tauro, quanto abbiamo lavorato per sbloccare questo appalto, adesso è diventato realtà. Abbiamo costretto RFI a mettere risorsa per risorsa sui corridoi merci in programma pluriennale, per poter consentire ai corridoi merci dall’adriatico a quello che da Gioia Tauro diventa trasversale fino ai corridoi della dorsale storica Milano-Roma, abbiamo fatto in modo che RFI finanziasse tutto l’upgrading dei corridoi merci. Centinaia di milioni abbiamo messo in queste due leggi di stabilità perché è l’insieme che ci dà la forza.

Una strategia di promozione del trasporto merci non collegato alle strategie di investimento di rete ferroviaria italiana sarebbe inutile. La riorganizzazione del Gruppo Ferrovie dello Stato nel suo nuovo piano industriale prevede per la prima volta finalmente un investimento massiccio nel settore merci e logistico. Queste cose che non fanno notizia ma piano piano, credo, nell’arco del tempo lasciate maturare daranno i loro frutti. Perché investire nel rinnovo del parco rotabile merci, per esempio, è fondamentale per avere efficienza. Ognuna di queste notizie fa parte dei principi di questa riforma che non era solo la governance che tanto e tutti ha appassionato. E apro una parentesi: io ho praticamente completato le proposte di nomina che adesso al vaglio degli organismi autorità nazionale anticorruzione per le conferibilità. Le scelte quindi le ho già terminate, questa settimana spero che arrivino tutte le risposte così usciamo da quest’ansia di precarietà. Poi il parlamento dovrà dare il via libera.

Quindi dicevo la riforma non è solo governance, ma anche semplificazione (pre-cleaering, digitalizzazione) e accessibilità. Il mare è una risorsa se è accessibile. I corridoi europei devono diventare una nostra forza. Proprio perché la geografia è il nostro destino e noi siamo lì, il molo dell’Europa, non possiamo evitare di sviluppare questa cosa.

Abbiamo investito molto nei corridoi europei: abbiamo finanziato terzo e quarto lotto del Brennero, abbiamo finanziato terzo e quarto lotto del terzo valico del giovi nell’ottica di fare in modo che alta velocità sia anche alta capacità e di essere competitivi nell’offerta con il governo svizzero, con il governo tedesco, con i governi dell’Est per dire loro “ecco noi siamo pronti, siamo noi la vostra porta di ingresso”. Questa è l’ambizione che abbiamo, non solo di diventare la prima grande nazione industriale d’Europa ma anche la prima porta di ingresso delle merci d’Europa. E le cose devono andare avanti insieme: l’efficienza logistica, la semplificazione, l’investimento massiccio sui grandi corridoi europei.

La riforma è in corso, ci sono ancora tanti punti che lei ha sottolineato Presidente e che sono oggetto di lavoro da parte delle nostre capitanerie, temi formativi, ecc. Ma io credo che se noi siamo dentro quest’ottica dobbiamo vedere sì la crisi ma anche le grandi opportunità che il nostro sistema italiano ha, non solo le opportunità geografiche, non solo il fatto che abbiamo messo gli investimenti credo giusti nella direzione giusta, ma anche ad esempio il fatto che c’è un punto di forza straordinario nella crocieristica, e lei lo ha sottolineato. Io sono particolarmente felice di aver riavviato i lavori nel cantiere di Palermo sui bacini di carenaggio finalmente dopo tanti anni e sono felice che questa attività cantieristica e crocieristica sia un grande punto di forza insieme all’attività ro-ro.

Quando abbiamo voluto una centralizzazione delle decisioni non lo abbiamo fatto con lo spirito di umiliazione dei territori. Io avendo fatto il sindaco un pochino di sensibilità sui territori ce l’ho. Non vogliamo cancellare il fatto che Genova è parte col suo porto, Trieste è parte col suo porto, Napoli è parte col suo porto. E’ evidente che è così, è evidente che la città respira col suo porto. Ma il tema è che mentre c’è una crisi del transhipment e noi siamo inchiodati ai 9 milioni di container, programmiamo capienze in ogni singolo porto per tre volte tanto. Allora la programmazione del singolo porto non collegata a una politica nazionale è evidente che mostra tutti i suoi limiti. Ed è un elemento in cui noi rischiamo di buttare via centinaia di milioni di euro che sarebbero utilissimi immessi invece nel mercato degli imprenditori. Quindi quando vogliamo un coordinamento e i presidenti delle autorità portuali stanno dentro un coordinamento nazionale e vogliamo che facciano sistema è perché io penso che Venezia, Trieste e Ravenna separate sono più deboli rispetto alle offerte che vengono dal Far East, rispetto a una offerta complessiva dell’Alto Adriatico magari differenziata o che viaggia su diversi corridoi. Perché Venezia e Ravenna viaggeranno sul Brennero mentre Trieste con maggior privilegio sull’Est come sta già facendo. Ma se non sono insieme sono più deboli. Questa forma di autonomismo competitivo non porta da nessuna parte, poi ci sono le eccellenze, c’è chi è bravissimo ma comunque non sarà sufficiente perché le dinamiche sono più grandi.

Quindi noi abbiamo chiesto nella riforma anche questo sguardo più largo, più comprensivo al fatto che insieme ci si rafforza e le autorità si chiamano di sistema esattamente per questo. Perché questo Paese è un paese di talenti, imprenditori, creatività straordinari ma se fosse un paese con un po’ di disciplina noi non avremmo rivali. Un po’ di disciplina amministrativa e di coordinamento, di questo abbiamo bisogno, di fare le cose insieme.

Questo strabismo che dice di guardare molto al locale ma molto anche al contesto in cui siamo, che dice che c’è la crisi del transhipment e del commercio mondiale (il WTo ha ridotto della metà le previsioni di crescita) ma c’è la forza delle crociere con più di 11 milioni di passeggeri, c’è la forza della cantieristica, della nostra posizione geografica, la forza del fatto che le autostrade del mare stanno funzionando sempre di più.

Lo stesso strabismo che ha la mia Guardia Costiera, la nostra Capitaneria di Porto che è impegnata ogni giorno nell’amministrazione dei traffici, della sicurezza e con l’altro occhio deve correre a 12 miglia dalla costa egiziana e non si gira dall’altra parte quando ci sono da salvare persone. Noi non ci siamo mai girati dall’altra parte.

Il coraggio di questi uomini che hanno come motto “anche oggi si dorme domani”, è un motto che dovremmo avere anche noi politici per primi perché ogni volta che dormiamo e non prevediamo le cose poi ci troviamo i problemi.

Le cose avvengono anche a distanza. Gli effetti e le difficoltà in cui siamo sono il frutto di anni in cui non siamo stati sulla frontiera a capire da che parte tirava il vento. E non c’è nessun porto che è sicuro, diceva Seneca, per chi non sa dove andare.

Dobbiamo avere gli occhi, le orecchie per capire insieme.

Le scelte che abbiamo fatto e faremo in queste settimane ci aiuteranno a dare un effetto immediato ma anche a preparare soprattutto un futuro migliore. Sono convinto che se insieme terremo gli occhi aperti sull’orizzonte per guardare da che parte tira il vento il nostro Paese dal mondo del mare troverà una risorsa vera”.

 

Graziano Delrio

Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti

Assemblea annuale Confitarma 2016