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Convegno Intesa Sanpaolo, Pierluigi Monceri: “sono almeno 5 i motivi per cui investire sul porto di Civitavecchia”

Del 11 Ottobre 2016

“Parlare di Civitavecchia vuol dire parlare del 1° porto croceristico in Italia con 2,3 milioni di passeggeri, del 6° per rinfuse solide movimentate e del 7° per passeggeri. Ma vuol dire parlare anche di un porto che oggi ha creato i presupposti per essere più incisivo nell’ambito del Ro-Ro: essendo il 10° in Italia con 4,4 milioni di tonnellate ma con una performance del +13,3% rispetto al 2014, a cui si aggiungono anche gli investimenti in corso o ipotizzati nel settore dei container.

E ancora parlare di Economia del Mare nel Lazio significa parlare di un valore aggiunto di circa 7 miliardi e di oltre 700 imprese.  Solo Roma genera 6 miliardi di valore aggiunto e ha la performance maggiore in Italia. Circa 1 quarto dell’import/export del Lazio transita per via marittima: parliamo nel primo semestre 2016 di 11 miliardi di euro, pari praticamente a un terzo del PIL della Sardegna con una performance in crescita di +10%, decisamente migliore rispetto al -7% a livello nazionale.

Il Lazio importa ed esporta per il 27% circa con i Paesi dell’UE e per il 15% circa con il Medioriente. Rimane comunque tra i Paesi rilevanti l’Asia orientale. Esporta per lo più mezzi di trasporto (27%) e petroli (24%).

Le esportazioni nel 2015  state di circa 3 miliardi e 700 milioni, quasi più del 20% rispetto all’anno precedente. Con il 47% all’UE con petroliferi.

Il peso dei container oggi è poco palpabile, valendo poco meno del 4% con 66.000 teus. Però c’è il tema del Nuovo Terminal Container che può diventare una straordinaria opportunità, con una previsione di 700.000 teus gestiti.

Qui lancio una provocazione: la differenza economica tra un container in transito e uno lavorato è rilevante: poiché vale 300 euro nel primo caso e ben 2.900 euro nel secondo. In Italia transitano 3,3 milioni di teus destinati al nord europa. Se si riuscissero a creare i presupposti organizzativi, e vale anche per Civitavecchia, per recuperarne il 30%, il fatturato salirebbe da 1 a 2,8 miliardi di euro.

Nelle potenzialità di questo porto non possiamo non citare il traffico Ro-Ro, dove Civitavecchia ha potenzialità di crescita, avendo già fatto registrare un incremento del 13,3% nel 2015 rispetto all’anno precedente.

Veniamo poi al turismo. In questo porto transitano poco meno di 4 milioni di passeggeri all’anno, di cui 2,3 croceristi. Il terminal crociere, secondo soltanto a Barcellona, è diventato un hub straordinario in cui operano le 3 compagnie europee più importanti: Costa Crociere, MSC e Royal Caribbean Cruises, che rappresentano l’80% del mercato. Inutile sottolineare il grande vantaggio competitivo di Civitavecchia quale porto di Roma.

Il traffico passeggeri è incrementato anche dalle linee da e per la Sardegna, la Sicilia, la Spagna e la Tunisia.

Le crociere generano in Italia un fatturato di oltre 422 miliardi di euro e danno occupazione a oltre 100.000 persone.

Civitavecchia 15 anni fa gestiva 400.000 croceristi, oggi 2,3 milioni. Qualcuno ha lavorato in maniera intraprendente, comprendendo le potenzialità.

Le crociere, inoltre, rappresentano uno straordinario mezzo per destagionalizzare. E il fatto che nei mesi estivi a Civitavecchia sia concentrato solo il 51% del traffico significa che si è iniziato a lavorare in tal senso.

Poi un flash sulla nautica da diporto: con 7.600 posti barca il Lazio ha una densità superiore alla media nazionale. Questo settore può diventare uno straordinario moltiplicatore di opportunità. Cito due dati: 1 occupato nel settore ne genera altri 6 e ogni euro speso ne attiva 4 nel resto dell’economia. In più in questa regione c’è una domanda straripante: per 100 posti barca ci sono 160 richieste.

Concludo infine il mio intervento con una riflessione in merito alle prospettive di crescita di Civitavecchia.

Questo porto ha saputo brillantemente fare quello che altri non sono riusciti a fare. Va su questo onore al merito a chi ha lavorato e lavora. Ci sono però diverse ragioni per le quali Civitavecchia possa crescere ancora e generare valore al territorio a cui si riferisce. Noi ne abbiamo identificate 5: settore dell’automotive, movimentazione dei container, crociere, diporto, free zone.

Automotive. Da sottolineare la scelta di far diventare Civitavecchia hub del Gruppo FCA. L’automotive dà conferma di essere in crescita. L’export del settore è cresciuto dai 22 miliardi di euro del 2010 ai 32,9 miliardi di euro del 2015. Dal 2000 al 2032 si assise a un graduale raddoppio della vendita di nuovi veicoli al mondo. Anche questo porto non potrà che beneficiarne.

Container. Abbiamo già parlato del nuovo Terminal. Guardiamo le prospettive di crescita dei container che passeranno da oggi al 2050 da 635 milioni a 2,1 miliardi, con una crescita annua di circa il 7%. E non dimentichiamoci che Roma è il secondo consumatore italiano dopo Milano e il 5° in Europa.

Traffico crocieristico. E’ cresciuto. Probabilmente nel 2017 ci sarà una pausa di riflessione, ma che il turismo sia diventato globale e che nuovi carrier siano entrati nel settore e nella valorizzazione del nostro territorio è un dato di fatto. Così come è un dato di fatto il crescente interesse da parte dei turisti inglesi e l’arrivo di quelli cinesi.

Diporto. A livello mondiale ci sono oggi circa 5.300 imbarcazioni oltre i 30 metri che al 70% stanziano nel Mediterraneo nei mesi estivi generando valore vero e per il 56% nei mesi invernali, con tutti i servizi che ne conseguano. Basta questo per capire le potenzialità del porto di Roma…

Free zone. Si è molto detto anche in altri ambiti territoriali. In alcuni porti se ne parla da 25 anni. La free zone non è la panacea di tutti i mali ma nei porti che sanno utilizzarne i benefici può rappresentare una grande opportunità Ad esempio, favorire l’esenzione iva per le merci che arrivano dall’estero e vanno all’estero vuol dire creare nuove opportunità, meccanismi che sono portati a sburocratizzare e incremento di traffici internazionali. Basta vedere l’esempio di Trieste.

C’è però un tema forte legato alle infrastrutture. Abbiamo come Paese temi e tempi non adeguati. Abbiamo fatto un esempio: il raddoppio del canale di Suez è stato fatto in un anno, SRM ha ipotizzato che per farlo in Italia ce ne sarebbero voluti 12. Il terminal di Amsterdam ha avuto la necessità di essere gestito in poco meno di 7 anni. In Italia ce ne sarebbero voluti 3 di più. Non possiamo più permetterci di avere dei tempi così distonici rispetto agli altri.

Però siamo convinti che l’Economia del Mare possa diventare un pivot straordinario per la valorizzazione del tessuto economico di riferimento. C’è la possibilità di sfruttare, come si sta facendo qua, le sinergie forti con il turismo, c’è la possibilità di lavorare in maniera sempre più convinta e massiccia sui processi di internazionalizzazione, c’è la possibilità di diventare veri attrattori di investimenti internazionali e la free zone può essere un contributo, c’è la necessità di lavorare sugli elementi burocratici.

Noi come gruppo ci siamo, forti e convinti della necessità di supportare tutto quanto potrà sostenere questo tipo di attività”.

 

Pierluigi Monceri

Direttore regionale Intesa Sanpaolo per Lazio, Sardegna, Toscana e Umbria