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AMBIENTE – Intervista al Ministro Gian Luca Galletti

Del 4 Agosto 2016

Che il nostro mare sia ponte di civiltà e speranza tra i popoli

Intervista al Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti

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Siamo giunti alla Terza Campagna Nazionale di Tutela Ambientale: qual è secondo lei il bilancio del 2015 e quali sono i principali obiettivi del 2016?

“La campagna si è chiusa con numeri importanti. Per citarne solo alcuni: più di mille persone denunciate, sequestri per oltre due milioni di euro, più di 1700 notizie di reato. Per il 2016 la nostra priorità sarà vigilare ulteriormente sugli scarichi in mare, aspetto decisivo della protezione del delicato equilibrio eco-sistemico del nostro mare. L’azione delle Capitanerie di Porto della Guardia Costiera e, più in generale, l’attività di magistrati e Forze dell’Ordine in campo ambientale ci dicono una cosa molto chiara: nel nostro Paese deve crescere e radicarsi una vera cultura ambientale, anche per isolare culturalmente quanti credono di poter fare affari sulla pelle dell’ambiente. Oggi abbiamo gli ecoreati nel codice penale e quindi ci sono gli strumenti per punire severamente i responsabili delle malefatte contro le nostre acque e le nostre coste”.

In che modo l’ambiente marino può avere un ruolo nella crescita dell’economia italiana?

“Se l’Italia ha un patrimonio di biodiversità che la fa primeggiare a livello europeo e mondiale il merito è anche del nostro mare. Abbiamo il dovere di difendere e valorizzare questo grande tesoro, consapevoli che debba rappresentare più di quanto lo sia oggi anche un fondamentale asset per lo sviluppo. Bisogna ad esempio favorire il turismo responsabile e sostenibile, che diventi crescita per una comunità. Stiamo puntando molto sulla valorizzazione dei porti, con il lavoro del collega Delrio. Stiamo, per fare un altro esempio, lavorando sulle piccole isole per capire come ridurre gli impatti ambientali nei momenti di maggiore afflusso turistico, a partire dai rifiuti e dai trasporti che regolarmente in certe realtà vanno in ‘tilt’. C’è molto da fare e da sperimentare”.

 

In che direzione va la semplificazione della normativa per escavi e dragaggi?

“Oggi per queste attività abbiamo, finalmente, un quadro regolamentare chiaro, che consentirà di superare le difficoltà riscontrate negli anni passati. Con il Collegato Ambientale abbiamo avviato un percorso che va nella direzione della semplificazione normativa e prevede l’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili per le operazioni di dragaggio e la gestione del materiale dragato”.

 

La nuova legge per gli ecoreati in che modo consentirà di ottenere una maggiore efficacia nei controlli?

“Ieri procedevamo per analogia con altri reati. Oggi invece abbiamo nel codice penale gli strumenti per punire prima e in maniera più precisa i responsabili dei crimini ambientali. Naturalmente, ciò è possibile solo grazie all’impegno e al lavoro quotidiano delle nostre forze operative sul campo”.

 

Cosa cambierà con il nuovo collegato ambientale?

“Il Collegato ambientale ha tante novità importanti anche per il mare, oltre che per tutti i settori nevralgici dell’economia verde. Dei dragaggi ho già detto. Molto importante è il Fondo di garanzia per gli interventi di potenziamento delle infrastrutture idriche, comprese le reti di fognatura e depurazione: come sappiamo da questo aspetto dipende direttamente la qualità delle nostre acque. C’è poi l’introduzione dell’obbligo per i proprietari di carichi inquinanti via mare di dotarsi di una polizza assicurativa a copertura integrale di rischi anche potenziali. Sono previsti poi fondi per le aree marine protette per un totale di 2,8 milioni in tre anni. E non dimentico l’aggiornamento della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, che verrà integrata con un apposito capitolo che considera gli aspetti della «crescita blu» del contesto marino”.

 

Uno degli elementi più preoccupanti in Italia sono i sistemi di depurazione delle acque. In che modo il Governo ha deciso di intervenire?

“Siamo consapevoli delle numerose criticità esistenti e stiamo facendo tutto il necessario per recuperare gli inaccettabili ritardi che non solo creano un danno ai nostri mari e alle nostre acque, ma ci espongono continuamente al rischio di pesanti sanzioni da parte dell’Unione europea. Oggi stiamo procedendo, con i poteri che ci affida la legge, alla nomina di commissari che intervengano per rimediare alle mancate azioni in sede regionale. C’è da recuperare, specialmente al sud, un gap infrastrutturale enorme derivante da anni di immobilismo”.

 

È possibile una politica comune dei Paesi del Mediterraneo per la salvaguardia dei nostri mari?

“Non solo è possibile, è necessaria. La strada è quella avviata con il Ramoge, che unisce in un controllo comune l’Italia, la Francia e il Principato di Monaco. Per me chi condivide l’onore e l’onere di affacciarsi su un mare straordinario e fragile come il Mediterraneo deve fare fronte comune a tutela della biodiversità: serve una grande alleanza internazionale per la difesa del Mare Nostrum”.

 

Cosa pensa possa fare di più e di meglio il Governo italiano per sostenere la crescita dell’Economia del Mare?

“L’Italia è impegnata nell’attuazione della direttiva quadro dell’Unione europea sulla strategia marina e stiamo definendo i programmi di misure per raggiungere l’obiettivo del buon stato ambientale della acque da qui al 2020. Abbiamo anche bisogno, sempre più, di azioni politiche che facciano in modo che il nostro mare non sia più luogo di morte e disperazione, ma ponte di civiltà e speranza tra i popoli”.