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Economia del mare – L’intervento di Antonello Testa al Forum “La Blue Economy nella regione Adriatico-ionica”

L'evento è organizzato dal Forum delle Camere di Commercio dell'Adriatico e dello Ionio

Del 28 Settembre 2022

Riportiamo l’intervento del Delegato all’Economia del Mare di Informare Antonello Testa al convegno “La Blue Economy nella regione Adriatico-ionica”, organizzato dal Forum delle Camere di Commercio dell’Adriatico e dello Ionio, che si è svolto questa mattina a Brindisi.

Recentemente, l’Italia è stata nominata Paese guida sulle politiche dell’UE nella Blue Economy e premiata alla guida del programma di ricerca europeo sulla Blue Economy con un budget di quasi 100 milioni. Potrebbe dirci di più sulla situazione del settore in Italia, oltre a condividere alcune pratiche e consigli su come potremmo fare lo stesso nel resto della regione?

L’Italia rappresenta con i suoi 8.000 km di costa e la sua posizione geografica, il naturale e principale hub dell’Economia del mare nel Mediterraneo.

Siamo voluti partire 10 anni fa insieme a Unioncamere e il Centro studi Tagliarne a misurare il valore economico prodotto dal mare e oggi siamo arrivati al X Rapporto Nazionale sull’Economia del mare, presentato al Summit Nazionale sull’Economia del mare – Blue forum Italia Network di Gaeta.

Il rapporto rappresenta la bussola sui numeri prodotti in Italia in questo macro settore ed è il report completo realizzato dal nostro osservatorio nazionale che rileva la dimensione del tessuto economico e imprenditoriale dell’Economia del Mare.

È un autorevole punto di riferimento per tutti i principali attori, istituzionali, associativi e imprenditoriali, nazionali ed europei, perché è l’unico che riesca a darci un’idea chiara e completa del valore economico e occupazionale del settore nella sua interezza.

Nel Rapporto vengono, infatti, considerate 7 filiere, individuate sulla base dei codici ATECO: cantieristica, attività sportive e ricreative, movimentazione di merci e passeggeri via mare, servizi di alloggio e ristorazione, industria delle estrazioni marine, ricerca regolamentazione e tutela ambientale.

Il nostro paese nell’Economia del Mare nel suo complesso produce un valore aggiunto complessivo che raggiunge i 136 miliardi di euro, pari al 9,1% del valore aggiunto prodotto dall’intera economia nazionale.

Dà lavoro a oltre 920 mila addetti e dimostra una crescita imprenditoriale nell’ultimo biennio (2019-2021) del +2,8%, con un saldo di +6.106 imprese, in controtendenza rispetto alla contrazione del totale dell’economia (-0,4%).

Le imprese dell’Economia del Mare italiane sono 224.667 con un’incidenza sul totale economia del 3,7%. Le imprese Giovanili sono 21.064, le imprese femminili sono 49.301.

In questa edizione del rapporto abbiamo introdotto due novità.

La prima riguarda la sostenibilità. Abbiamo iniziato a misurare gli impatti degli investimenti Green effettuati dalle imprese sulle performance ambientali. Vi faccio alcuni esempi significativi: le imprese che hanno investito in riduzione delle materie prime energetiche sono state il 43%, nel risparmio idrico il 28%, nella riduzione delle sostanze chimiche l’11%.

E questa è sicuramente una buona pratica: l’investimento in innovazione, efficientamento energetico, ricerca.

L’altra novità del X Rapporto si riferisce invece all’identificazione del perimetro territoriale, con l’adozione del concetto, definito tra l’altro a livello comunitario, delle aree o zone costiere (coastal areas).

Questo passaggio è importante soprattutto nella migliore definizione del tema di cui dibattiamo oggi e cioè del turismo costiero, perché in questo modo vengono inclusi nell’analisi anche comuni non prettamente collocati sulla fascia costiera, ma comunque coinvolti nella sua economia, perché confinanti con il mare o anche prossimi allo stesso.

Ed è proprio l’osservazione e la condivisione dei dati il cuore di una efficace azione di governo pubblico-privata dell’Economia del Mare.

Anche il X Rapporto Nazionale sull’Economia del Mare parte dal documento della Commissione UE “Un nuovo approccio per un’economia blu sostenibile nell’UE. Trasformare l’economia blu dell’UE per un futuro sostenibile”, che riassume lo spirito delle attuali politiche marittime europee.

Come ci ha indicato l’Europa nella sua comunicazione del 17/05/2021 240 final bisogna fare di più per passare da una crescita blu ad una economia del mare sostenibile.

Per questo abbiamo avviato nel giugno scorso un percorso per realizzare un Blue Forum Italia Network, per coordinare il dialogo tra tutti gli utenti del mare, parti interessate e ricercatori impegnati nella pesca, nell’acquacoltura, nel trasporto marittimo, nel turismo, nell’energia rinnovabile e in altre attività, sviluppando sinergie e piani d’azione condivisi e non concorrenziali.

Il settore privato svolge un ruolo cruciale nell’economia blu e nella sua crescita. Come possiamo coinvolgere maggiormente le aziende nelle attività che implementiamo e quali sono alcuni dei primi passi che dovremmo compiere?

Secondo noi, come già detto in precedenza e come ci indica l’Europa, dobbiamo condividere il più possibile ogni azione.

Solo attraverso il coinvolgimento possiamo pensare ad una crescita e a una vera transizione blu.

Le azioni che abbiamo messo in campo per coinvolgere maggiormente tutti gli utenti del mare, come primi passi per piena dignità alla nostra Economia del Mare, sono diverse.

Innanzitutto la promozione della creazione del Blue Forum Italia Network, di cui ho accennato prima, che vuole essere un sistema non concorrenziale dove gli attori di ogni settore specifico dell’Economia del Mare Privato o Pubblico, federato o associato, possano essere parte di una rete moltiplicatrice, dove ci siano tutte le realtà e le iniziative che già si occupano di Economia del Mare.

Insieme stiamo costruendo a un Manifesto dell’Economia del Mare sostenibile, inclusiva e innovativa in cui ritrovarci.

Il documento, scritto a più mani, per il benessere di tutti gli Utenti del mare, conta oggi 38 punti, ma si arricchirà certamente di nuovi contributi.

Si tratta di uno strumento che possa aiutarci a chiarire i punti che ci uniscono intorno al mare e alla sua economia e ad affermare, ancora una volta, con forza e chiarezza, tutti insieme, che è questo il momento per stare dalla parte del mare e dell’ambiente.

Poi il Summit Nazionale sull’Economia del Mare di Gaeta, che rappresenta e rappresenterà per noi un altro strumento per mantenere in modalità costante e continuativa un momento di confronto, tra istituzioni, associazioni e imprese, finalizzato a delineare i passi da fare per definire annualmente nuove indicazioni in modalità condivisa.

Aggiungiamo a questo anche il progetto di sviluppare la Trend Academy dell’Economia del Mare, emerso proprio durante il Summit, per dare alle nostre aziende costantemente una visione strategica aggiornata su cui puntare e su cui fare i giusti investimenti.   

Infine, consentitemi una parola più generale su un tema molto attuale: da mesi abbiamo messo al centro del dibattito pubblico la necessità di istituire un Ministero del mare o una governance competente, integrata e con capacità di spesa che possa riportare l’Italia al centro del Mediterraneo.

L’auspicio che rivolgo al nuovo governo e al nuovo Parlamento è quello di mettere il mare al centro delle agende politiche del nostro Paese.