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Economia del Mare : Vincenzo Poerio “È fondamentale che anche le aziende capiscano l’importanza del bene comune, della crescita dei giovani e della loro formazione”

Intervista esclusiva all’AD Vincenzo Poerio di Tankoa e Presidente di YARE, ISYL e Distretto della nautica e portualità Toscana

Del 19 Dicembre 2022
VINCENZO POERIO JOINS TANKOA YACHTS

Ingegner Poerio, lei da anni è un protagonista della nautica italiana, grazie a tante idee, una passione fuori dal comune e una visione in costante aggiornamento…a che punto è oggi il suo percorso e quali sono i suoi principali fronti aperti?

“Innanzitutto mi sto occupando di Tankoa, un cantiere che ha circa vent’anni e che ho l’obiettivo di far crescere, soprattutto alla luce del mercato attuale. Spero che nei prossimi 2-3 anni possa sviluppare la capacità di costruire “boutique yacht”, inserendosi in una nicchia di barche custom, fatte ad hoc per i clienti.

Oggi il cantiere è un po’ piccolino per poter sviluppare questo aspetto, bisogna avere qualche postazione in più per allestire le barche e l’idea è soprattutto quella di fare all’interno anche la costruzione di acciaio, alluminio e il pre-allestimento. Oggi queste attività costano sempre di più, anche se ci si organizza con i fornitori direttamente in modo da ottenere quei risparmi che servono per poter essere più competitivi. L’attività di acciaio e alluminio è stata sempre erroneamente considerata la meno ricca del settore dello yachting, ma acciaio o alluminio prefabbricato e pre-ingegnerizzato, hanno invece un grosso effetto anche sulla qualità, oltre che sui costi di costruzione.

Poi mi sto dedicando a mettere insieme i distretti della nautica, cercando di estendere la collaborazione tra diverse Regioni italiane e ottenere così una maggiore efficienza.

Oggi è importante dialogare. Questa è un’attività che mi piace supportare anche con Confindustria nautica, perché solo insieme si riescono a fare certe cose.

Oltre a occuparmi del distretto nautico toscano, essendo in Liguria, sto mettendo la testa anche in questa regione. Ho provato a mettere insieme Liguria e Toscana, ma il tentativo è miseramente sospeso a causa di insensibilità politiche, che mi auguro vengano risolte, perché si tratta di un distretto importantissimo.

Tra La Spezia, Genova, Livorno, Pisa e Viareggio si produce più della metà delle barche in Italia. L’altro distretto importante è quello sulla costiera adriatica.

Insomma la nautica, da settore di chi si voleva divertire, sta diventando un’industria vera e propria, che con noi italiani si sposa ad hoc. Quindi mi sembra giusto dedicare tutta l’attenzione per renderla solida e svilupparla negli anni.

L’altro aspetto importantissimo sono le risorse umane, quindi la formazione del personale.

In questo momento siamo stati anche abbastanza fortunati, perché dopo 8 anni finalmente lo Stato italiano si è reso conto che gli ITS sono una scuola importante, che non ha niente a che vedere con l’università. Purtroppo ancora non hanno la visibilità necessaria.

ISYL è l’unico ITS dello yachting in Italia e forma ragazzi specificamente per entrare in questo settore. La Fondazione è stata creata per avere all’interno le stesse imprese e avere programmi di formazione che siano consoni alle loro esigenze, facendo insegnare professori che vengono dal mondo del lavoro, dell’Università e della scuola.

Quindi non è in sovrapposizione alle università, ma mira subito all’operatività e, dopo due anni, all’inserimento nel mondo del lavoro. Questo livello di istruzione mancava in Italia, a differenza dell’Europa.

Dovremmo considerare la formazione come una scala: al primo gradino c’è quella per le maestranze, al secondo per i corpi intermedi delle aziende e all’ultimo per i manager e i top manager. Però alla fine quello che conta è che per le maestranze e i ruoli intermedi, parliamo di centinaia di persone, di top manager o manager invece ne abbiamo solo poche decine.

Ci vorrebbe un ITS per ogni maestranza, perché il mondo è fatto anche di cose da fare e non solo di pensatori.

Con ISYL, oltre alle professionalità che servono per lavorare nei cantieri o nei refitting delle imbarcazioni, formiamo anche personale addetto ai servizi: comandanti, direttori, Marina manager. Attività importantissime, perché l’Italia, che è prima al mondo per la costruzione di yacht, non lo è ancora per i servizi. Potremmo ancora crescere e fare sempre di più.

Oggi i nostri comandanti sono una percentuale minima rispetto a quelli di altri Paesi, perché non abbiamo raggiunto il 6-7% e forse potremmo arrivare anche al 10-15-20%. È tutto legato. Il nostro settore ha la fortuna di poter prendere i vantaggi di tantissimi altri, come ad esempio il turismo, perché è trasversale”.

Cosa pensa si possa fare per incrementare il livello della formazione professionale oggi in Italia?

“Purtroppo il degradare della cultura e delle conoscenze, ha portato oggi a non avere il massimo dei formatori. Quanto più noi riusciamo ad elevare il livello, tanto più ci trasciniamo dietro persone preparate.

Bisogna anche saper amare quello che si fa, saper trascinare i ragazzi.

La qualità può essere raggiunta anche coinvolgendo come formatori persone che hanno lavorato tanti anni nell’industria o che ci portano l’esperienza di altri Paesi.

Ricordo che a Livorno un olandese, durante una presentazione organizzata dall’autorità di sistema portuale, ammise che la fortuna dell’Olanda è l’incapacità italiana e questo significa inserire nella testa dei ragazzi non solo le cognizioni tecniche, ma anche la visione, il saper innovare, creare cose nuove. Oppure pensiamo a Israele dove ci sono tantissimi ragazzi che lavorano a startup innovative. Stimolare questo significa creare nuove idee, e anche l’università può fare tanto.

Si può fare! Lo vedo anche in cantiere da me: le aree che funzionano meglio sono quelle in cui le persone si chiedono sempre “faccio bene”, “posso fare meglio” e queste cose non riguardano solo l’aspetto puramente tecnico della conoscenza, ma anche la capacità di affrontare i problemi in una maniera strutturata, metodica e anche come ci si comporta nella vita. I giovani oggi soffrono moltissimo la mancanza di motivazione, di obiettivi chiari da raggiungere e noi dobbiamo aiutarli”.

A proposito di motivazioni, facciamo un piccolo gioco: quali sono gli obiettivi principali che ha in mente adesso per Tankoa, quali per il distretto e quali per ISYL?  

“Per Tankoa, avere un cantiere organizzato, una chicca che possa sfornare imbarcazioni di altissimo livello, con un personale ben organizzato e con ottime conoscenze.

L’obiettivo sul distretto, è di riuscire a far dialogare i distretti tra loro e le istituzioni col mondo del lavoro, perché solo con questo connubio si riesce a raggiungere i risultati per il manifatturiero.

Oggi c’è ancora molto da fare, non solo a livello economico, perché poi alla fine i fondi ci sono, ma soprattutto nella pianificazione strategica. È fondamentale capire dove si va a finire da qui a 10-15 anni, come evolvono le cose, perché solo così possiamo organizzarci per ottenere i risultati… Sono i famosi piani industriali che in Italia facciamo fatica a fare…

Per quanto riguarda ISYL, mi auguro che possa salire a un livello superiore, portando professionisti sempre più validi che vengono dal mondo delle imprese per trasmettere ai ragazzi conoscenze sempre migliori.

E poi di poter avere finalmente un ISYL delle maestranze, cioè di chi lavora, fondamentale non solo nell’ambito delle nuove costruzioni e dei cantieri, ma anche dei servizi.

ISYL deve essere una fucina di risorse umane ben motivate, che facciano bene a se stessi perché formate, ma anche al settore.

È fondamentale che anche le aziende capiscano l’importanza del bene comune, della crescita dei giovani e della loro formazione. Ci lavorerò ancora, ma spero anche in un cambiamento culturale, che non veda più avversità tra aziende, ma lo stesso obiettivo: formare giovani capaci e motivati per lo sviluppo del settore e dell’intera economia”.

Roberta Busatto
Direttrice EM Magazine