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Gozzi: l’acciaio italiano ha bisogno di un porto

Il Presidente di Federacciai contro l’oligopolio nella gestione dei terminal portuali. Dal Presidente di RFI, Dario Lo Bosco, la conferma: “Cambiato il passo, investiremo 180 miliardi in infrastrutture ferroviarie”

Del 23 Novembre 2023

L’industria italiana dell’acciaio, specchio di un sistema industriale nazionale che esporta ogni anno 600 miliardi di prodotti, ha bisogno di un terminal dedicato, preferibilmente nel nord est italiano. E questa ambizione inevitabilmente cozza con la tendenza in atto verso un oligopolio nella gestione dei terminal portuali italiani.

Il sasso nello stagno è stato lanciato oggi a Palermo, nel corso del convegno “Noi, il Mediterraneo”, dal Presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, che ha sostenuto come l’Italia debba scoprire l’asset della leva porti per tutto il sistema industriale italiano, ma anche la sottovalutazione che tutt’oggi ne viene fatta proprio dal mondo industriale e produttivo. Gozzi ha anche sottolineato come l’Italia, nonostante questo quadro di difficoltà oggettive, sia in condizione di diventare campione del mondo nell’acciaio green, ovvero nella produzione siderurgica con l’ausilio di energia elettrica.

Sul tema porti e logistica, il convegno di Palermo ha anche evidenziato un vero e proprio new deal di RFI, il cui Presidente Dario Lo Bosco, ha confermato la convinzione circa la realizzabilità nei prossimi anni dei 180 miliardi di infrastrutture ferroviarie gestite per la prima volta (e questa rappresenta la chiave di novità gestionale in grado di assicurare il salto di qualità) da un unico Polo Infrastrutture all’interno del ministero competente.

Sul tema dell’assetto dei porti, Paolo Costa docente di Ca’ Foscari, ma con un passato di Ministro dei Trasporti, ma anche di Presidente della Commissione Trasporti dell’Unione europea, ha focalizzato l’attenzione sulla qualità dell’offerta portuale italiana, offerta che può scaturire solo da una gestione integrata dei porti: in Tirreno quelli che comprendono Savona, Genova, La Spezia e Livorno. E che devono garantire un’offerta congiunta e omogenea in grado di favorire la sosta in Mediterraneo delle grandi navi porta container.