Greenpeace ha consegnato ufficialmente oggi al sindaco Giusi Nicolini e all’isola di Lampedusa l’impianto fotovoltaico da 40 kW acquistato grazie ad un progetto di crowdfunding a cui hanno partecipato quasi mille persone. Si conclude così “Accendiamo il sole”, il tour in Italia della Rainbow Warrior, nave simbolo di Greenpeace.
«Abbiamo compiuto un gesto, piccolo ma concreto, per un’isola come Lampedusa che è crocevia delle rotte dei migranti nel Mediterraneo. E non di rado queste persone fuggono da conflitti collegati alla corsa ai combustibili fossili», dichiara Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia. «Dobbiamo puntare su un Pianeta 100 per cento rinnovabile, un mondo in cui la pace è più facile, il mondo che vogliamo e per cui ci adoperiamo».
Greenpeace, grazie all’aiuto di Enerpoint (che ha venduto l’impianto a prezzo di costo) e della fondazione “Casa di Love” (che ha coperto i costi relativi all’installazione), ha sbloccato uno degli ennesimi paradossi delle rinnovabili all’italiana: il Comune di Lampedusa aveva partecipato a un bando per la realizzazione dell’impianto, ma le lungaggini burocratiche hanno fatto sì che l’impianto è stato autorizzato quando il bando era scaduto. Nei prossimi giorni si aprirà il cantiere per l’installazione dei pannelli sul tetto di un edificio del Comune, lavori che dovrebbero essere ultimati in un paio di settimane. A quel punto l’ultimo tassello sarà l’allaccio in rete da parte dell’azienda di distribuzione locale, previa domanda del Comune.
L’impianto che Greenpeace ha consegnato oggi porterà benefici concreti per l’isola e per l’ambiente: il Comune risparmierà infatti complessivamente quasi 200 mila euro in 25 anni, e si eviterà l’immissione in atmosfera di circa 300 tonnellate di CO2, l’equivalente di oltre un milione di chilometri percorsi in auto. Ma i vantaggi sono anche per tutti noi: la produzione di energia elettrica nelle piccole isole italiane ci costa in bolletta oltre 60 milioni di euro ogni anno. Per questo Greenpeace chiede da tempo al ministro dello Sviluppo Economico Calenda di modificare il sistema di approvvigionamento energetico di queste isole e incentivare una loro transizione verso le energie rinnovabili. A dispetto di tutti i proclami a favore del clima, nessuna risposta è pervenuta.
È questa una delle tante contraddizioni in tema di energia e clima messe in luce dal tour della Rainbow Warrior, che ha acceso i riflettori su alcuni esempi della direzione fossile presa da questo governo: dalla possibile apertura di una centrale a carbone a Saline Joniche, ai piani di allargamento del campo oli Vega, fino ai dati che dicono che la quota di rinnovabili in Italia è addirittura in calo negli ultimi due anni. Il nostro Paese, inoltre, è al momento uno dei pochi a non aver ancora ratificato l’accordo di Parigi.
«Con “Accendiamo il sole” abbiamo voluto informare i cittadini sui i benefici delle energie rinnovabili, evidenziando al tempo stesso le menzogne del governo Renzi», continua Giannì. «Se vogliamo che il nostro diventi davvero un Paese leader in fatto di ambiente, e non solo di annunci, dobbiamo cambiare immediatamente direzione, abbandonare i combustibili fossili e puntare sull’energia del sole e del vento. Basta trappole contro le rinnovabili», conclude.
Nei prossimi giorni i volontari di Greenpeace terranno incontri nelle scuole di Lampedusa e racconteranno ai cittadini dell’isola il progetto “Accendiamo il sole” e la storia dell’organizzazione ambientalista. La Rainbow Warrior quindi partirà per un survey dei cetacei nei mari siciliani, per dirigersi poi verso Marrakech, dove il 7 novembre inizierà la COP22, l’annuale conferenza mondiale sul clima.