di Angela Iantosca
In occasione del 64° Salone Nautico Internazionale di Genova, durante la conferenza stampa organizzata da Suzuki, il Comandante Sergio Davì ha annunciato la sua nuova avventura nautica: “Japan Sea Expedition”.
Dopo aver navigato in lungo e in largo tra i Mari del Nord e gli oceani Atlantico e Pacifico, dunque, questa volta, tra il 2025 e il 2026, navigherà dall’Italia verso Suez, l’Oceano Indiano, parte del Mar Cinese Meridionale per raggiungere il Giappone.
11 mila miglia nautiche per circa, 6 mesi di viaggio, con una media di 25 tappe in 13 Paesi tra Europa, Africa nord-orientale e Asia.
Per saperne di più abbiamo raggiunto telefonicamente il comandante palermitano nella sua città.
“Si tratta di una sfida particolare. Forse per la prima volta non affronto una impresa così per dimostrare qualcosa, ma per pura passione! Questo progetto è dedicato alla mia passione per la navigazione”.
Come sempre in gommone.
“Il viaggio si svolgerà a bordo del gommone Nuova Jolly Prince 38 cc motorizzato con due fuoribordo Suzuki DF300B ed equipaggiato con elettronica di bordo Simrad e Quick, compagni di viaggio fedeli anche nell’ultima avventura transoceanica di 10.000 miglia nautiche da Palermo a Los Angeles compiuta tra il 2021/ 2022. E devo dire che è la scelta in questo momento migliore, perché ha una carena perfetta per navigare bene, con potenze che non sono estreme”.
Viaggio in solitaria?
“La parola solitaria è corretta, anche se alla fine si unisce sempre qualcuno: qualche sponsor, forse un operatore a bordo. Quindi qualche tappa sarà in compagnia”.
L’attenzione all’ambiente e alla ricerca c’è sempre nei tuoi viaggi. Anche questa volta?
“Japan Sea Expedition sarà una vera e propria spedizione scientifica in gommone che mira a promuovere attività di ricerca e di monitoraggio dello stato di salute ambientale (marino e atmosferico) in collaborazione tra CCM e Università degli studi di Palermo (Aten Center). Se nelle precedenti navigazioni l’obiettivo scientifico era incentrato sulla rilevazione di microplastiche e metalli nei mari, adesso la lente si sposta sulla condizione di salute del mondo marino e atmosferico.
Ad affiancare tale progetto, oltre a importanti brand internazionali e partner istituzionali, che ne sposano gli obiettivi di valorizzazione culturale e di tutela ambientale, vi sono anche istituzioni patrocinanti come il Comune di Palermo e l’Università degli Studi di Palermo. Non posso ancora anticipare nulla, ma si uniranno altri Enti e Università in questa avventura che avrà un respiro più ampio”.
Partenza prevista nel 2025: quando?
“Nella realtà non è stato ancora indicato un giorno, anche se la partenza potrebbe cadere nell’inverno 2025 con arrivo nel 2026. Ma quando si è in una fase organizzativa e in una fase condizionata da situazioni geopolitiche piuttosto importanti è difficile dare una indicazione più precisa. In questo viaggio ci sono tante problematiche di carattere politico e di sicurezza che non si possono risolvere, ma si devono affrontare. Speriamo che questa guerra in medio Oriente non si espanda portando alla chiusura del Canale di Suez che io devo attraversare. Diciamo che non è un percorso facile questo scelto verso il Sud-Est asiatico. Ci sono zone piene di pirati, zone poco raccomandabili”.
Perché la scelta del Giappone?
“È arrivata dal desiderio di navigare verso un altro posto. Ed è venuto fuori dallo sponsor Suzuki: la casa madre è lì! Mi incuriosisce molto: io non sono mai stato in Giappone, ma non è escluso che faccia un salto prima del viaggio, in occasione dell’Expo di Osaka in programma nel 2025”.
Sono molte le avventure che hai vissuto in mare: come sei cambiato?
“Di solito prima di partire immagino il viaggio, penso all’organizzazione e alla preparazione. Poi penso a cosa mi aspetta, penso all’arrivo e al resoconto. Devo dire che difficilmente ho trovato differenze tra l’immaginazione e ciò che poi è accaduto. Sicuramente nel viaggio sono migliorato molto. Sono sempre partito con la testa del viaggiatore e con il rispetto del viaggiatore, ma questa cosa si è acuita. Al primo posto c’è questo pensiero: che quando si viaggia si sta andando ospiti a casa di altri e quindi bisogna rispettare le regole che si incontrano. E un altro aspetto interessante è che, viaggiano, si ama di più l’Italia, oltre ad aprire la mente. Perché quando parto e sono in Italia mi sento siciliano, quando sono in Europa mi sento italiano e quando sono all’estero mi sento italiano-europeo”.
Come è il tuo rapporto con il mare?
“Sono sempre stato attento al mare. Ho sempre avuto un grande rispetto, anche da ragazzo. Se sto navigando e vedo una bottiglia di plastica la raccolgo. E ai miei detrattori che sottolineano il fatto che viaggio a motore rispondo che facendo un calcolo finale tra produzione e consumi e inquinamento di una barca a vela e di un gommone, alla fine, sono uguali!”.