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La nuova sfida è far emergere il peso reale dell’Economia del Mare

Del 22 Dicembre 2012

“Il limite del mondo della nautica è quello di possedere una visione localistica e non strategica. Noi cerchiamo di superarlo”

Gianfranco Pontel

 

Caro presidente, ci mancherai

 

 

 

Dati, statistiche e analisi, ciascuno a suo modo, fanno intravedere l’importanza strategica dell’Economia del Mare. Eppure si ha la sensazione che non emerga pienamente quella forza che invece noi siamo convinti possieda.

La rilevazione più autorevole è certamente quella condotta dal Censis per la Federazione del Mare.

Del IV rapporto abbiamo diffuso i valori lo scorso numero: 39,5 miliardi di euro di contributo al PIL nazionale, 477mila occupati fra addetti diretti ed indotto, 185,4 milioni di tonnellate di merci importate (1° posto in Europa), 47 milioni di tonnellate di merci esportate (3° posto in Europa), 6,7 milioni di passeggeri nel traffico crocieristico (1° posto in Europa), 1° posto in Europa nella costruzione di navi passeggeri e motor-yacht di lusso. Cinque i settori analizzati: trasporti marittimi (oltre 11 miliardi di euro di contributo al PIL nazionale), logistica portuale (6,7 miliardi di euro), pesca (4,4 miliardi), cantieristica navale (4,3 miliardi) e nautica da diporto (3,3 miliardi). Certamente i cinque settori più direttamente connessi all’Economia del Mare e di cui rappresentano la spina dorsale. Ma intorno alla risorsa mare ne ruotano altri che intervengono in modo ancora troppo silenzioso.

Pensiamo sicuramente al turismo balneare, al sistema ricettivo, alla ristorazione, ma anche al commercio, alle produzioni tipiche, all’artigianato, alla valorizzazione del patrimonio ambientale, artistico e culturale. Tutti elementi che contribuiscono a strutturare l’asse di sviluppo dell’Economia del Mare. Come farne emergere il peso reale è la nuova sfida che lanciamo alle istituzioni, alle associazioni di settore e alle imprese. Perché, finché questo non avverrà, sarà più difficile fare in modo che intorno al mare e alla sua economia si costruiscano politiche solide e condivise, che affermino il ruolo dell’Italia nei contesti internazionali e in particolare nell’Area del Mediterraneo.

La concorrenza del versante orientale del Mare Nostrum, in particolare della Turchia, e di quello Sud, con Egitto, Libia e Tunisia, è in crescita.

Il peso della crisi economica si fa sentire anche nei settori che ci interessano e in particolare nella nautica da diporto e nella portualità turistica. Ma alcune punte di eccellenza non temono la concorrenza, come il trasporto marittimo, i traffici commerciali via mare (1° posto in Europa per importazioni, con 185,4 milioni di tonnellate di merce e 3° posto in Europa per esportazioni, con 47 milioni di tonnellate) e soprattutto il settore crocieristico, con un aumento nel 2011 del 17% di passeggeri rispetto al 2010. Tutto questo nonostante alcuni limiti burocratici e legislativi che ad esempio mantengono i costi e i tempi di import ed export dei principali porti italiani ben al di sopra della media europea. Per quanto riguarda le nostre produzioni di eccellenza, è solo il mercato internazionale a tenerle in vita e a dare ancora grandi soddisfazioni al Made in Italy nel mondo.

C’è davvero bisogno che imprese e istituzioni si confrontino per aumentare la competitività del nostro Paese, in tempi in cui la concorrenza aumenta e le condizioni generali sono più difficili. Nelle pagine che seguono troverete molte iniziative che vanno in questa direzione e che danno il quadro di quanto si stia lentamente cominciando a muovere intorno all’Economia del Mare.

Renderne evidente il peso reale è il primo passo, a nostro avviso, essenziale, affinché nelle agende di governo questa nostra risorsa di immenso valore possa essere posta finalmente al centro.

Noi ci crediamo.

 

Roberta Busatto

Direttore Responsabile