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L’Audizione del Ministro Nello Musumeci alla Commissione Trasporti della Camera dei Deputati

“L'economia del mare è un punto di grande forza della nostra nazione, che dobbiamo riuscire a dispiegare e a capitalizzare”

Del 28 Febbraio 2023

Riportiamo integralmente un estratto dell’Audizione del Ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci alla Commissione Trasporti della Camera dei Deputati del 22 febbraio 2023, che chiarisce gli obiettivi e i prossimi passi del Ministero e del CIPOM.

Mi si consenta intanto di presentare questo dicastero che ha delle sue tipicità, è un elemento di significativa novità e rilevanza. L’Italia da trent’anni circa non ha più un ministero con specifiche competenze sul mare dopo la soppressione del ministero per la Marina mercantile e dedicherò la prima parte del mio intervento quindi a indicare le ragioni per le quali questo ministero è stato fortemente voluto dal presidente del consiglio. In una condizione di obiettiva ristrettezza temporale, perché dalle elezioni anticipate al varo del governo abbiamo dovuto optare per una soluzione che consentisse al ministero per le politiche del mare di svolgere una funzione essenzialmente di coordinamento e di programmazione, fermo restando l’intento nel corso dei 5 anni di definire in maniera strutturale un ministero che avesse anche competenze direttamente gestionali e non soltanto di coordinamento. 

Il compito quindi impegnativo ma di grande potenzialità del nostro ministero è quello di mettere attorno ad un tavolo tutti i soggetti che direttamente o indirettamente si occupano di mare, ne abbiamo contati 8 di dicasteri interessati alle politiche del mare. Non solo tra di loro non dialogano ma in alcuni casi è emerso come all’interno di uno stesso dicastero più direzioni non riescano a confrontarsi.

Io non ho bisogno di soffermarmi sull’importanza della risorsa mare per l’economia nazionale e non soltanto per quella. L’Italia è nata nel, per e con il mare, semmai l’elemento di novità dovrebbe essere rappresentato dall’assenza per così lungo tempo di un dicastero che avesse competenze precise sulla risorsa mare.

Mi piace esordire ricordando agli onorevoli parlamentari che proprio l’11 di Aprile si celebra in Italia la giornata del mare, come previsto dal codice della nautica, una ricorrenza che nel passato per ovvie e comprensibili ragioni è passata quasi inosservata, al di là di alcune eroiche e generose iniziative.

Quest’anno anche per la presenza di questo ministero si sta tentando di coinvolgere più colleghi ministri e altre istituzioni, non ultime anzi fra le principali, le scuole, proprio perché quella giornata possa anche rappresentare un momento di analisi, di riflessione e di promozione della cultura del mare. Sarà una buona occasione e già in questo senso raccolgo entusiasmo e interesse da più fronti.

Lasciatemi anche fare un’altra osservazione sulle competenze che in un certo senso appaiono affini, anche se non era nel progetto originario naturalmente del premier, fra la protezione civile e le politiche del mare. L’ho detto qualche giorno fa intervenendo al Congresso dei geologi marini, perché l’ambiente marino con la sua intersettorialità, le sue molteplici interconnessioni, costituisce un esempio concreto anche dei problemi legati alla gestione del territorio, di quello sommerso,  l’erosione delle coste, il ripascimento delle spiagge, l’abusivismo sui litorali, la manutenzione dei corsi d’acqua, sono tutte problematiche che ci restituiscono il senso di un impegno complessivo di cui sento la responsabilità e che desidero condividere sempre più col Parlamento e con questa commissione.

L’economia del mare è un punto di grande forza della nostra nazione, che dobbiamo riuscire a dispiegare e a capitalizzare. Cito soltanto alcuni numeri: in Europa la nostra economia del mare esprime 176 miliardi di euro di valore aggiunto, con quattro milioni e mezzo di occupati e un’utile lordo di 68 miliardi di euro in questo contesto l’Italia è al secondo posto nel settore del trasporto marittimo e al terzo nella cantieristica navale, nel turismo costiero e soprattutto nella nautica da diporto l’Italia, lasciatemelo dire, non ha rivali. Siamo leader mondiali per saldo commerciale con poco meno di due miliardi di dollari davanti ai Paesi Bassi, al Regno unito, alla Germania e al Messico.

L’Italia è una nazione naturalmente dipendente dal mare, le sue lunghe coste difficilmente difendibili e controllabili e la sua relativa scarsità di risorse proprie, rendono di per sé necessaria, non solo la garanzia di sicurezza per le sue coste e i suoi traffici, ma anche la capacità di proiettare la propria presenza, le proprie visioni, i propri valori attraverso il mare rendendosi protagonista proattiva dei principali accadimenti del Mediterraneo.

Tutto questo è possibile solo attraverso una politica unitaria, per arrivare alla quale bisogna ridefinire la governance integrata a livello nazionale, guardando anche alle recenti felici esperienze europee e internazionali.

Il CIPOM, il comitato interministeriale per le politiche del mare, istituito con legge, è destinato a diventare quindi il centro di coordinamento amministrativo dedicato a questo scopo, grazie a una migliore governance, anche utilizzando economie di scala nell’ottica di una nuova economia blu.

Negli ultimi trent’anni la soppressione del ministero della Marina mercantile e tutte le competenze relative al mare sono state frammentate fra diversi enti e dicasteri, che a seconda delle fonti e delle diverse valutazioni variano. Io ne ho contati 8 ma in alcuni casi se coinvolgiamo anche il ministero del lavoro diventano 9 e già questa incertezza definitoria la dice lunga sulla confusione della situazione del settore.

Una situazione che ha portato a sovrapposizione o a carenze con conseguenti costi per i cittadini dovuti a inefficienze o duplicazioni, a incertezza delle norme, superfetazioni burocratiche o, per converso, a vuoti di competenze sia sotto il profilo dell’attribuzione amministrativa che sotto quello della preparazione del personale. Sono stati privilegiati di volta in volta e a seconda degli attori, singoli aspetti specifici della materia, seguendo un approccio per singoli settori, proprio a causa dell’assenza di una visione complessiva della marittimità che si introducesse in una strategia integrata nazionale, che è invece l’obiettivo al quale guardiamo con particolare attenzione.

In Italia una politica marittima, dobbiamo dirlo, è stata trascurata per molto tempo. Certo ci sono ragioni storiche, tuttavia queste motivazioni non bastano e l’assenza di una strategia marittima appare sorprendente in un Paese che con i circa 8000 km di coste, ha una chiara vocazione marittima, come semplice conseguenza della sua geografia.

In virtù di queste considerazioni, il Governo del quale ho l’onore di far parte, attraverso la delega attribuitemi in materia di politiche del mare, si è posto come obiettivo per il prossimo futuro quello di elaborare un indirizzo strategico, o lasciatemi dire una politica integrata, ossia una vera e propria visione di insieme da definire e da promuovere con il piano del mare, che viene affidato alla conferenza interministeriale e deve essere redatto entro il mese di luglio. L’anno successivo entro il mese di maggio una relazione dovrà esplicitare il fatturato, la concreta applicazione di quanto previsto dal piano per il mare.

Questo strumento serve, dunque, ad evidenziare le criticità che emergono dal coordinamento fra le varie filiere e al tempo stesso a proporre le possibili soluzioni, perché se non c’è un dialogo attorno al tema mare è chiaro che molti dei problemi che richiedono una collegialità decisionale resteranno insolute. Per questo abbiamo immaginato una cabina di regia unica attuata attraverso il CIPOM e che avrà il compito di sintetizzare le questioni che emergeranno e definire il quadro strategico e coordinato.