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L’intervento del Ministro Adolfo Urso agli Stati Generali delle Camere di Commercio sull’Economia del Mare

"Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy è al centro di questo processo insieme agli altri dicasteri, perchè per noi il mare è forse l'economia prevalente su cui il nostro Paese può scommettere"

Del 28 Febbraio 2023

Io ho sempre ritenuto che fosse assolutamente importante l’economia del mare per l’economia italiana, per lo sviluppo il futuro del nostro Paese, infatti non a caso sono stato l’autore della legge presentata in Parlamento per l’istituzione del ministero del mare, per la verità presentata addirittura nel 1995, poi riproposta nella scorsa legislatura e finalmente col Governo di Giorgia Meloni è stato anche creato il ministero del mare, come politica di indirizzo nei confronti di quello che non è il passato ma il futuro del nostro Paese.

Quello che era un indirizzo politico è diventato una necessità per l’Italia e per l’Europa e proprio oggi che ricade l’anniversario tragico, drammatico, dell’invasione della Russia in Ucraina, ce ne rendiamo conto con ancora più evidenza.

Oggi è l’anniversario dell’invasione della Russia in Ucraina, che di fatto ha emblematicamente riproposto la chiusura a est dell’Europa, dando vita a una nuova cortina di ferro, fortunatamente qualche centinaio di chilometri oltre. Lo sviluppo che l’Europa, quindi, negli ultimi trent’anni pensava di dirigere soprattutto prevalentemente nei confronti dell’area orientale e continentale, sarà necessariamente nei prossimi decenni dirottato verso l’Europa meridionale, mediterranea e marittima.

È questo un fattore geopolitico di cui bisogna prendere atto e riguarda sia l’afflusso di merci, pensiamo al ruolo storico strategico di Trieste, Venezia e Genova e in generale del sistema portuale italiano, che la ricostruzione dell’economia dell’Ucraina.

Questo ci fa capire come si sta orientando e si deve orientare l’Europa, anche in considerazione del fatto che il cambiamento climatico, se da una parte renderà più accessibile la navigazione, dall’altra parte renderà meno accessibili i porti del Nord Europa ed è per questo che alcune imprese più avvedute stanno investendo nei porti italiani, perché sono quelli che diventeranno centrali sia dal punto di vista geopolitico che climatico, rispetto all’evoluzione dei prossimi anni.

L’Italia è al centro di questo nuovo assetto globale che sposterà i traffici verso la sponda sud del Mediterraneo ed è quindi ancora più giusto che oggi il nostro Paese abbia un Ministero del Mare.

Noi siamo consapevoli della forza produttiva delle imprese che lavorano con il mare e sul mare, non soltanto quelle ovviamente della cantieristica e della nautica, così come quelle che agiscono nel sistema portuale italiano, ma anche quelle che riguardano la questione ittica, piuttosto che l’energia alternativa che dal mare e con il mare si può realizzare.

Con la cantieristica italiana e il settore crocieristico, l’Italia ha sicuramente una posizione di primordine nel mercato internazionale, dimostrandoci quanto l’industria del mare italiana sia importante per il nostro Paese e come possa svolgere un ruolo significativo all’interno dell’economia europea, continentale e globale.

Noi siamo il secondo paese europeo per quanto riguarda i trasporti marittimi, il terzo nella cantieristica navale, nel turismo costiero, nelle risorse marine non biologiche, al quarto posto per risorse biologiche marine, al quinto posto nelle attività portuali, laddove possiamo recuperare di più e di meglio.

Io credo che questa sia la scommessa di questi anni e di questo governo di legislatura e quindi anche e non solo del Ministro del Mare, ma di tutti i dicasteri che intorno al mare ovviamente agiscono e concorrono alla politica del mare del nostro Paese. E sono convinto che questo debba fare il ministero delle imprese del made in Italy, che non a caso ha cambiato nome indicando un cambio di missione da un contesto sociale, lo sviluppo, all’oggetto dell’azione che sono le imprese.

Ecco perché il Ministero delle Imprese e del Made in Italy è al centro di questo processo insieme agli altri dicasteri, perché per noi il mare è un’economia, anzi forse l’economia prevalente, su cui il nostro Paese può scommettere.