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Michelangelo Tommaso: “Il mare? Una passione di famiglia! Mio padre è l’autore della sigla della serie “Love Boat” cantata da Little Tony!”

L'attore che interpreta Filippo Sartori in "Un Posto al Sole" si racconta: dal primo provino a sorpresa alla gioia di 'lavorare' ai cantieri Palladini, dal ritorno all'Università all'amore per Napoli, ma anche per New York!

Del 11 Dicembre 2023
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di Angela Iantosca

Ha cominciato con il teatro greco, sarebbe dovuto diventare un avvocato o un magistrato, ma (per fortuna) prima che questo accadesse si sono aperte per lui le porte della recitazione ed ora (da venti anni) è uno dei personaggi protagonisti della serie “Un Posto al Sole” in onda dal lunedì al venerdì su RaiTre. Il suo nome è Michelangelo Tommaso, ma per tutti gli upassini, ormai, è Filippo Sartori, figlio di Roberto Ferri (Riccardo Polizzy Carbonelli nella vita).

Con lui abbiamo fatto una bella chiacchierata, mentre era in treno, per scoprire il suo legame con il mare, la passione per la recitazione, la vita sul set, il rapporto con Napoli, la famiglia d’origine e quelle corde ancora da sperimentare come attore…

“La verità è che io ho sempre immaginato di fare questo nella vita ed ero solo in attesa che il destino mi desse la carta vincente. Non so, forse la mia era una consapevolezza arrogante, ma era una cosa che sentivo molto chiara dentro di me, sapevo che era questa la mia strada. In attesa, conducevo la mia vita. Forse perché sono cresciuto con un padre che faceva parte del mondo dello spettacolo e che oggi ha 86 anni (Vito Tommaso – ndr). Comunque a 16 anni mi sono iscritto ad un corso di recitazione e lì si è visto che ero predisposto e soprattutto io ho pensato che sarebbe stato bellissimo farne un mestiere di quella passione che sentivo dentro. Ma poi è arrivato il confronto con la realtà e la realtà – cioè le pressioni familiari non da poco – mi suggeriva di iscrivermi a Giurisprudenza: c’è una parte della mia famiglia che si occupa di questo. E io, anche se non ero felice al pensiero di una carriera di quel tipo, ho seguito le indicazioni familiari mi sono iscritto a quella facoltà, per dovere non per amore, continuando a coltivare l’altro sogno. Poi a 19 anni è capitato che dovevo accompagnare l’ex moglie di mio fratello a fare un provino. Lei era una modella, ma quel giorno cercavano anche ragazzi della mia età e, quando mi hanno visto, erano convinti che dovessi fare io il provino. Si trattava di una pubblicità americana. Ricordo che chiesero a mia cognata se mi conoscesse e lei mi presentò. Come è andata? Che mi hanno preso! Da lì è cominciato tutto: sono entrato in una agenzia e poi ho continuato a studiare”.

Ora sono 20 anni che sei sul set di “Un Posto Al Sole”: come non ci si ‘confonde’ con il proprio personaggio?

“Metà della mia vita l’ho passata su quel set. Secondo me è normale che, quando ci sono periodi intensi e si lavora su corde complesse del personaggio, prevalgano certe emozioni su di te, anche quando esci dalla recitazione. Se lavori su un trauma, su sentimenti come la rabbia, i problemi di tossicodipendenza, se lavori bene, è facile che ti porti dietro quello stato d’animo, cioè che ti porti il lavoro a casa! Ma confondere il personaggio con la realtà non è così frequente: bisogna sapersi proteggere. Io consiglio vivamente di lasciare il lavoro al lavoro e vivere la propria vita”.

Legarsi ad una lunga serialità porta dei vantaggi, ma non rischia di limitare altre opportunità?

“In qualche modo la serialità ti dà e ti toglie. Ogni scelta che uno fa ha sempre degli aspetti da una parte positivi ed altri negativi. È difficile lavorare su altri progetti se hai lunghi mesi di lavorazione. Le altre produzioni sono restie ad arruolarti se sanno che sei impegnato su un altro set. Perché si creerebbe una difficoltà nella gestione dei progetti. Certo, magari con le intelligenze artificiali si riuscirà a risolvere questo problema!”.

Che rapporto hai con Filippo?

“Il mio personaggio è il mio più fedele alleato. Con lui ho un rapporto quotidiano. Sicuramente è diverso da me, pur avendo degli aspetti in comune con me: lui è molto più razionale di me, molto più solido, io mi sento più giovane e scatenato, sono un tipo da festa, amo divertirmi, mi piace scherzare. Filippo è un po’ più rigido. È uno che ha poco diritto agli impulsi sfrenati. Ha un grande autocontrollo, che è sicuramente una qualità, soprattutto perché si muove in un mondo in cui accadono cose assurde intorno a lui”.

RiccardoPolizzy Carbonelli Miriam Candurro Michelangelo Tommaso
Da sinistra Riccardo Polizzy Carbonelli (Roberto Ferri), Miriam Candurro (Serena Cirillo – moglie di Filippo Sartori), Michelangelo Tommaso (Filippo Sartori): tre protagonisti di “Un Posto al Sole”

Veniamo al tuo ‘lavoro’ in un posto al sole. Tu ti occupi del chartering dei cantieri Palladini: ti diverte?

“Quando ho saputo che sarei entrato nei cantieri Palladini sono stato contentissimo. Prima che cominciassi a lavorare per la serie, ero uno spettatore di “Un posto al Sole” e sapevo che entrare ai cantieri Palladini sarebbe stata una figata, era una cosa importante. Io ho cominciato subito a lavorare lì, prima come operaio dei cantieri, poi, con un veloce upgrade, sono diventato manager e poi a volte sono stato l’amministratore delegato, per poi ridare lo scettro a Marina (Nina Soldano – ndr), a Roberto. Per me è molto divertente interpretare questo ruolo, anche perché spesso si va al mare a girare e è capitato di avere sotto gli occhi tante barche, usando come set cantieri navali reali! Abbiamo avuto la fortuna di vedere barche in lavorazione bellissime, assistendo al lavoro degli operai… E poi lavorare al mare in diverse stagioni è meraviglioso. Ricordo di questi anni certe albe d’inverno, faticose, ma bellissime: sembravano dei momenti dipinti, sembravano – per mantenere un parallelismo cinematografico – l’inizio di “Morte a Venezia” di Visconti. La natura era quasi dipinta”.

Che rapporto hai con gli altri attori della serie?

“Il rapporto è un po’ come quello che c’è in una famiglia, nel senso pieno del termine, nel bene e nel male. Ci sono i parenti che rompono le scatole e altri meno. In generale è un buon gruppo di lavoro e anche per questo dura da tanto tempo, al di là delle divergenze personali. C’è rispetto del lavoro degli altri, del fatto che ognuno di noi serve a creare il successo di questo prodotto”.

Napoli è un’altra protagonista della serie. Cosa rappresenta per te?

“È una città che non mi ha dato i natali, ma mi ha dato tanto. È la città che mi ha dato di più in assoluto: mi ha fatto crescere, mi ha dato un posto sicuro. Sono molto grato a Napoli. Una città che merita di più rispetto a quanto vive. Credo che in questi anni sia cresciuta molto”.

Parlare di Napoli significa parlare di mare: cosa è per te il mare?

“Io sono molto marino. Ho passato tutte le estati della mia vita su un’isola dell’arcipelago toscano, dove vado ancora oggi, stando tutto il giorno al mare, in barca. Ho collezionato esperienze su ogni tipo di barca, dal Boston whaler fino alle vecchie navi in legno con le vele. Ho fatto vacanze alle Eolie in barca a vela più di una volta e mi sono sempre messo in gioco. Il mare fa parte della mia esperienza di vita. E nonostante mi piaccia anche la montana, senza il mare non posso proprio stare. Ed è lo stesso per la mia famiglia: è per tutti noi un elemento centrale. Ho un fratello appassionato di navigazione che ha una barca e ha vissuto anche a Barcellona… E poi, tra l’altro, c’è da dire che mio padre ha scritto “Profumo di mare”, la sigla di “Love Boat” (Serie andata in onda tra fine anni Settanta e fine anni Ottanta e ambientata su una nave da crociera – ndr)! Lui è un musicista jazz e tra le sue composizioni ha scritto anche questa canzone interpretata da Little Tony”.

Un luogo in cui ami rifugiarti?

“New York! Ho fatto molti anni di studio lì. È la città del mio cuore e quando vado là rinasco. È una città dove tutto possibile!”.

Visto come la tua famiglia ha provato ad incidere sulle tue scelte, tu cosa speri per le tue figlie?

“Mi auguro che le mie figlie possano seguire le loro inclinazioni. Mi auguro che loro siano in grado di fare un percorso di studi e lavorativo che sia in linea con la loro chiamata e con il loro reale interesse. È importante che noi genitori riusciamo a comprendere e accettare i nostri figli per come sono. È una cosa per me irrinunciabile. Quando ci arriverò, vediamo… Certamente interverrei se volesse fare scelte illegali!”.

Cosa hai in cantiere ora?

“Io amo studiare, quindi ho ripreso l’Università, ma non Giurisprudenza: mi sono iscritto al DAMS e voglio portarlo al termine. Continuo a studiare recitazione e sto lavorando per fare uno spettacolo a teatro per la prossima stagione…”.

Quale emozione ti piacerebbe sperimentare da attore?

“La furia cieca. Vorrei interpretare uno spregiudicato, qualcosa di estremo”.

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Foto Ufficio Stampa “Un Posto al Sole”